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E ora Tinto Brass sogna un film al faro della Palascia

Il noto regista di film erotici l'avrebbe identificata come una delle location ideali per la sua prossima pellicola: la pubblicità adatta per il "Faro dei Popoli"? Bruni (Fi): "Scelta inopportuna"

Il faro di Palascia torna di attualità. Non erano bastate le controversie tecniche sul complesso progetto di ampliamento della base della marina militare dei mesi scorsi su cui si era ampiamente argomentato e peraltro non ancora del tutto sopite. Un nuovo "caso Palascia" si affaccia all'orizzonte della cronaca otrantina e questa volta i contorni della vicenda hanno certamente aspetti alquanto imprevisti: sì, perché il noto regista, Tinto Brass, definito di recente dai francesi "Maestro di erotismo" sembra abbia scelto (o stia valutando l'idea) di porre fra le location del suo prossimo film il faro di Palascia di Capo d'Otranto.

La motivazione di tale scelta sarebbe nel richiamo anatomico fin troppo esplicito che il trasgressivo regista riscontrerebbe nella forma del simbolico faro, teatro ideale, quindi, di eventi a sfondo erotico. La notizia recente di questa singolare "citazione" ha ovviamente generato sconcerto e disappunto ed unanime sembra l'opinione pubblica tesa a respingere con forza questa eventualità. E non si tratta di fare i classici "bacchettoni", che si scandalizzano all'idea di un film erotico, né tantomeno trattasi di una questione di mero tabù. Non è l'idea in sé. È una questione di opportunità: la storia del faro di Palascia è lunga, in qualche caso, travagliata e a tratti persino incompleta. La particolarità della sua collocazione, il suo affacciarsi da un balcone privilegiato che parla di dialogo, di speranza, di confini che si riducono, i significati della sua vocazione di "Faro dei Popoli" di "Luce sul Mediterraneo" male si sposerebbero con quello che è un progetto cinematografico di genere erotico.

Non esiste un vantaggio d'immagine nella eventualità di una simile produzione e Palascia, questo è certo, non ha bisogno di questo tipo di promozione. Nonostante la magia della sua naturale posizione sul punto più ad Est d'Italia e nonostante il fatto che sia uno dei cinque fari tutelati dalla Commissione Europea, Palascia resta preda di una precarietà struggente e bisognosa ancora di risposte, che non possono essere evase né sottovalutate. Forse l'idea bizzarra (ma in un'ottica commerciale, in fondo, anche accettabile) di queste ore può essere sintomo proprio di questo: delle risposte attese da Palascia, ossia del suo tornare ad essere considerata e valorizzata comunemente e concretamente come "Faro dei Popoli", oppure del rischio di vederla inneggiata per i suoi significati culturali, per poi finire sminuita in operazioni di ogni tipo. Il dettaglio non è di poco conto e servirebbe ad evitare che anche ciò che è tipico e caratterizzante del territorio (con una metafora forte ma mai così calzante), "andasse a finire a puttane".

LE REAZIONI

Non si fanno mancare le reazioni alla singolare notizia dell'identificazione da parte del regista Tinto Brass del faro di Palascia come ideale location per il suo prossimo film. L'autorevole parere viene dal consigliere provinciale di Forza Italia, Francesco Bruni, ex sindaco della città di Otranto: "Ho appreso - afferma Bruni - con sincera delusione che tra le location del nuovo film di Tinto Brass è stata prevista l'utilizzazione del Faro di Palascia di Capo d'Otranto. La notizia era, peraltro, corredata da una serie di particolari, affatto interessanti per i veri cinofili, riguardanti partecipazioni al cast ed alla produzione da parte di improbabili personaggi locali. Non mi sono soffermato ulteriormente sui giudizi del regista circa le analogie anatomiche individuabili nel faro".

Il consigliere provinciale spiega come dopo l'iniziale smarrimento abbia cercato di capire i motivi di tale scelta e gli eventuali vantaggi per quel bene e per i luoghi circostanti. "Ebbene - spiega Bruni - non sono riuscito a trovare alcuna logica spiegazione, né alcun positivo risultato per il territorio. Anzi, ho pensato, con senso di frustrazione, a tutte le battaglie ed alle iniziative svolte negli ultimi nove anni per sottrarre il Faro di Palascia alla vendita ai privati, e per qualificarlo come bene simbolo per la tutela e la valorizzazione dell'ambiente del parco Otranto- Sannta Maria di Leuca, dopo esser stato nelle stagioni precedenti luogo d'avvistamento e di accoglienza, al tempo stesso, di tutti gli immigrati provenienti dall'altra sponda ala Canale".

Bruni racconta la prima causa affrontata contro l'agenzia del Demanio che aveva emesso un bando per la vendita del Faro sino alla sottoscrizione, nel 2007, di una convenzione tra Comune ed Università del Salento per l'allocazione nel faro di un Osservatorio sulle specie ambientali del Mediterraneo, destinato a diventare uno dei centri visita del neonato Parco Naturale. "Purtroppo - conclude Bruni - tutta questa attenzione rischia di essere vanificata per improvvide e discutibili scelte commerciali, proprio nel giorno in cui la consulta ha rigettato i ricorsi sui parchi del Salento, tutelando definitivamente quelle aree, e tra esse il faro di Palascia e l'isola di Sant'Andrea, beni a suo tempo destinati ad essere venduti ai privati per impinguare le casse dello Stato".

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