“Fine stigma, mai”, storie di vita della comunità Rom del Salento al centro tò Kalòn di Itaca a Martano
MARTANO - Martedì 14 Novembre 2023 alle ore 18.00 a Martano (Lecce), presso il Centro Culturale tò Kalòn dell’associazione Itaca Min Fars Hus, in via Marconi 28, si parlerà della Comunità Rom nel Salento con il Prof. Luigi Perrone (sociologo dell' Università del Salento e già titolare della cattedra di Sociologia delle Migrazioni) e con la Dr.ssa Elisabetta Quarta (dottore di ricerca in Sociologia della vita quotidiana e metodologie qualitative e ricercatrice ICISMI - International Center of Interdisciplinary Studies on Migration), autori dell'importante volume "Fine stigma, mai. Storie di vita di Romnja Xoraxanè", uscito nel 2022 per le Edizioni Manifestolibri.
I due studiosi offriranno agli amici di tò Kalòn un'occasione unica non solo per comprendere e approfondire un tema di estrema attualità, quale è quello delle 'culture altre' e dell'accoglienza, ma anche per entrare nel vivo di una "ricerca-azione" durata trentacinque anni e fortemente determinata al riconoscimento dei diritti e al superamento degli stereotipi nel confronto con la Comunità Rom del Salento.
Una ricerca che vuole testimoniare una realtà falsificata per secoli da pregiudizi identitari che hanno impedito di vedere la comunità Rom, e non solo, come l'altro con cui confrontarsi e arricchirsi.
Non si tratta, per gli autori, di ribadire scelte etiche e politiche che sono state ben fatte a suo tempo, per così dire, 'a monte', ma di coinvolgere il lettore in un percorso attivo, in un work in progress, attraverso il quale attivare capacità critiche di distinzione e di analisi. Del resto la scelta del metodo di indagine lo conferma, perché la ricerca-azione rappresenta un metodo di indagine flessibile e aperto a una visione poliedrica del problema, capace di coinvolgere ricercatore e oggetto della ricerca in un progetto ampio e condiviso di comprensione della realtà, distinguendo proficuamente i punti di vista 'oggettivi' da quelli 'soggettivi'.
Innanzitutto facendo chiarezza, come fanno subito gli Autori, del quadro storico e delle peculiarità linguistiche, denotative e connotative, che riguardano la permanenza nel Salento della Comunità Rom Xoraxanè Shiftarija (cioè di appartenenza al Corano come molte popolazioni balcaniche e proveniente dal "paese delle aquile" come si definiscono l'Albania e il Kosovo).
Il sostantivo maschile singolare Rom (plurale Roma), comunemente usato, ha in realtà un femminile singolare Romni (plurale Romnja) che va tenuto presente, giacché, tra l'altro, proprio la componente femminile della Comunità contribuisce in modo preponderante alla ricerca, con la narrazione di "storie di vita" che non solo ricostruiscono usi costumi e tradizioni della comunità Rom, ma consentono anche di misurare il polso al grado di accoglienza dei "Gagè" (come i Rom chiamano i locali residenti) Salentini e di effettiva e corretta 'integrazione', in circa quarant'anni di stanziamento dei Rom nei "Campi sosta" appositamente allestiti nel Salento sin dagli anni Ottanta del Novecento e, in particolare, nel "Campo Panareo" collocato a Nord di Lecce.
Di fatto "gli zingari", secondo il classico eteronimo che li indica e li "stigmatizza" in Italia e in Europa da oltre cinque secoli come "diversi", costituiscono una comunità stabile nel Salento tutt'altro che nomade e socialmente 'incerta', come vorrebbe una certa vulgata razzista (e fascista) da cui non è indenne l'opinione pubblica salentina e che impedisce di affrontare razionalmente un problema serio di dialogo e di crescita collettiva in un futuro comune, e non di pretesa e unilaterale "integrazione".
La "romafobia" o "ziganofobia" (la paura degli zingari "brutti sporchi ladri e cattivi") è aumentata notevolmente nel Salento rispetto a quarant'anni fa e non c'è più neanche la classica "pietà cristiana" a scoraggiare il razzismo e la reciproca diffidenza, come testimoniano alcune delle storie raccontate nel volume. Ciò probabilmente a causa dell'irrigidirsi delle reciproche posizioni identitarie, in seguito alle crescenti disuguaglianze e alle crisi economiche in Occidente, che hanno alimentato e alimentano una vera e propria "ideologia dell'invasione" tipica delle società opulente in crisi. Di qui l'intolleranza allargata addirittura alla teoria "nazi-razzista" della "sostituzione etnica" che sorregge non solo la propaganda, ma l'attuale potere politico della destra estrema al governo.
Momenti di grande incertezza e di grande emergenza di fronte ai quali forse non basta il generico "disagio" degli intellettuali, né l'altrettanto vago e indistinto "sgomento" del buon-cittadino, ma occorre invece, come si dice a to Kalòn, "la bellezza della conoscenza autentica", fatta con gli strumenti lucidi della ragione e ... dell'anticonformismo militante.
In questa direzione ci porta e non può non portarci questo volume e il risultato di questa unica e originale ricerca condotta dagli Autori con competenza scientifica e serietà accademica, salvaguardando l'autenticità dei metodi di indagine sociologica con il coinvolgimento 'in prima persona' vigile ed etico del ricercatore, tipico dell'indagine antropologica, così come ci viene scientificamente testimoniata dagli studi antropologici degli ultimi centocinquant'anni.
Di qui la particolarità che rende unica e originale questa ricerca: la costante e determinata frequentazione, per quasi quarant'anni, da parte degli Autori, dei Campi sosta salentini, che ha reso possibile il superamento della diffidenza dei membri della Comunità Rom e l'instaurarsi di un rapporto di autentica collaborazione scientifica, umana e conoscitiva.
Tanto che, alla fine, nelle conclusioni (ed è questo, a nostro avviso, l'originale risvolto anche teoretico e filosofico del volume) gli Autori si chiedono: "Dov'è la questione Rom?" Si perde nella storia generale delle oppressioni e del non-riconoscimento storico di alcuni Popoli, come ci testimonia con il sangue, proprio in questi giorni, la guerra in Palestina? Oppure rientra nelle "normali cronache di ordinario razzismo", fino a poter essere messa da parte e ignorata, fino a un totale non-riconoscimento degli spazi che i Rom hanno cercato di guadagnare come persone vive in un contesto ostile? I Rom, malgrado la permanenza, continuano ad essere "sgraditi", ma reagiscono senza ribellarsi, accettando una sorta di "fine stigma, mai", appunto.
Ci sarà da riflettere e dibattere a to Kalòn martedì 14 novembre, non c'è che dire. Il volume e, perciò, la ricerca si articola in tre parti: la ricostruzione storica della presenza del popolo Rom in Europa; la particolarità della Comunità Rom salentina con le sue dinamiche interne; la narrazione al femminile di tre "storie di vita" che ci rivelano le tecniche di adattamento sul territorio, le abitudini indotte e soprattutto il ruolo fondamentale delle donne in termini di consapevolezza sociale, etica e politica.
La rilevanza del volume risiede anche e soprattutto nella competenza dei due Autori. Il Prof. Luigi Perrone, sociologo di fama internazionale, già titolare di Sociologia delle Migrazioni presso l'università del Salento, fondatore dell'ICISMI, il "Centro Internazionale di Studi Interdisciplinari sulle Migrazioni" ha diretto e condotto il "Dottorato in Sociologia delle migrazioni e delle culture" dimostrando una profonda conoscenza dei meccanismi sociologici, storici e antropologici di un fenomeno che coinvolge l'odierna umanità in tutti suoi risvolti geopolitici ed etici. È autore di numerosi saggi che hanno segnato l'evolversi del fenomeno negli ultimi trent'anni, contribuendone alla comprensione in Italia e all'estero.
Elisabetta Quarta ha messo a frutto sin da giovanissima il proprio dottorato di ricerca, specializzandosi, come ricercatrice ICISMI, in Sociologia della vita quotidiana e metodologie qualitative. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni sul fenomeno immigratorio, sui flussi di transito e sui centri di accoglienza.
Due intellettuali senz'altro scientificamente "esperti", ma anche storicamente "critici", come crediamo che debba essere, specialmente oggi. Un incontro da non perdere, a cui to Kalòn ha tenuto e tiene moltissimo.