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Giovedì, 25 Aprile 2024
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In bilico fra vecchio e nuovo, il trionfo dei Negramaro

Per cominciare "La distrazione", per finire "Parlami d'amore". In mezzo 2 ore e mezzo di spettacolo puro fra canzoni vecchie e brani dall'ultimo album "La finestra". Successo per la band al Politeama

Per cominciare "La distrazione", per finire "Parlami d'amore". In mezzo quasi tre ore di spettacolo puro fra canzoni vecchie e brani dall'ultimo album "La finestra". Secondo appuntamento al Politeama Greco di Lecce per i Negramaro, ancora una volta salentini fra i salentini. Ad applaudirli un pubblico eterogeneo: ragazzine in delirio per Giuliano, bambine al seguito di genitori che conoscono a memoria tutti i testi, adolescenti con i ciuffi all'insù, uomini e donne di ogni specie. E nonne. C'era anche quella di Giuliano, "Nonna Star" come l'ha chiamata lui salutandola dal palco, più carica di tutte le teenager messe insieme nel ballare al ritmo di "Mentre tutto scorre", il pezzo che li ha lanciati al Festival di Sanremo 2005.
Andrea, Lele, Danilo, Pupillo, Ermanno e Giuliano. Sei amici innanzitutto.

Gli sguardi, i sorrisi, l'intesa e quell'alchimia particolare che si crea fra persone che si vogliono bene davvero è il primo spettacolo a cui si assiste. Vien quasi voglia di andare in scena con loro ma…per stare al loro passo ci vuole talento. E tanto. Suonano di tutto: batteria, percussioni, tastiere, bassi, chitarre (acustiche ed elettriche) mandolini, viole. Moltiplicandosi su un palco illuminato da luci colorate che rendono ricca una scenografia piuttosto essenziale. In fondo ciò che conta è la musica. Ed ecco che da un suggestivo "Vedrai, vedrai" ,evergreen dell'indimenticato Luigi Tenco, si passa al vorticoso "Nuvole e lenzuola". I ragazzi non si risparmiano. Danno il massimo. Sono bravi. Davvero.

Poi Giuliano saluta il pubblico: "Comu stati vagnuni?" E lo scroscio di applausi e le urla riempiono il già pieno teatro. (Anche stasera, come ieri, è stato registrato il tutto esaurito). Ma il bello deve ancora venire. Palco in penombra. Partono le prime note di "Estate". Però in scena non si vede nessuno. Eppure si sente la voce di Giuliano che intona l'attacco musicale più cantato nella scorsa estate: "In bilico fra santi e falsi dei…". Ma lui dov'è? Le teste si girano, i più audaci si alzano, i più ‘fortunati' gli stringono le mani. Camicia nera sbottonata fino al petto, ciondoli in bella vista, sorriso accattivante, sorprende (è il caso di dirlo) il pubblico alle spalle. Fa il suo ingresso trionfale in platea concedendosi un bagno di folla fra i suoi conterranei. Un delirio. E che dire del duetto con Antonio Castrignanò? Per chi non lo conoscesse è un altro figlio del Salento che ha conquistato l'universo musicale. Sua, infatti, la colonna sonora del film di Crialese "Nuovomondo". Insieme sul palco danno vita ad una "pizzica irlandese" con tanto di danza delle spade.

Perché Giuliano suona, canta e balla, scatenandosi in passi originalissimi che potremmo chiamare "il ballo di Giuliano": saltelli all'indietro su una gamba, con l'altra piegata in avanti, cadenzati da un movimento ritmico delle braccia su e giù, molto più semplice da vedere, forse, che da descrivere. Ma poi abbandona il ballo per dare vita ad un'appassionata "Cade la pioggia" facendo sua la parte rappata dall'amico Jovanotti.

Lo spettacolo va avanti, il pubblico, costretto sulle poltrone di velluto per oltre un'ora non ce la fa più e quando la band intona "Via la mani dagli occhi", alla spicciolata i più coraggiosi vanno sotto al palco. Il servizio d'ordine tenta di intervenire ma è lo stesso Giuliano a farli rimanere lì. Il contatto serve. C'è un calore speciale nell'aria, un'atmosfera d'allegria e gioia che esplode con l'ultimo brano. "Parlami d'amore" è una festa.

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