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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Italia Wave, i "flop"che aiutano a sprovincializzare

Chi si aspettava il tutto esaurito è rimasto deluso, avendo forse in mente altri festival. Ma il rock viene da lontano e spesso è la colonna sonora di realtà metropolitane che stimolano nuove visioni

LECCE - Provate a scrivere su Google "Italia Wave flop" e vedrete cosa appare. Pagine e pagine di flop. Poco pubblico che tradisce attese e investimenti, ma più di tutto questo accadeva anche quando Arezzo Wave "girava" per la Toscana, che è un territorio non proprio sconfinato nel tacco d'Italia come il Salento dellu sule lu mare e lu ientu - anche se ultimamente qualcuno rivendica pure l'umedu (l'umido, ndr) - e di tamburelli, e di pizzica, e di sagre e di friselle col pomodoro. Allora figuriamoci se il nostro flop dovesse pesare più di quelli che si sono registrati negli anni passati e lontano da qui.

Ma il punto è un altro, a parte i gufi (sig!) - sì, ci sono anche quelli - cioè chiedersi cosa è un flop, e cercare di analizzare il contesto in cui l'insuccesso di pubblico di un progetto, se di questo si tratta, c'è stato.

Chi si aspettava il tutto esaurito per Italia Wave a Lecce nei B&b, nei ristoranti, sulle spiagge, è rimasto deluso avendo forse in mente la Notte della Taranta, gratis per tutti. Il punto è proprio questo. Il Festival del rock è uno spettacolo a pagamento, tali sono in tutta Europa, quindi è facile farsi due conti, prevedendo che per una serata al Via del Mare tra il biglietto e un paio di birre il costo sfiora 30 euro. E con la crisi che c'è in giro, da queste parti più incisiva che mai, non sarebbe potuta andare meglio di come è andata.

Ma se i gruppi musicali giungono da lontano, se l'organizzazione dell'evento è professionale, impeccabile la scena e i suoni, il costo c'è. E viene da lontano, appunto.

Da lontano. Un aggettivo che non dovrebbe innescare gelosie e fare insospettire e incazzare le piccole produzioni locali, così come la politica che forse sperava in valori alti di customer satisfaction, ma dovrebbe invece stimolare nuove e serene riflessioni. Una tra tutte: possiamo imparare, per esempio, non solo a organizzare, lato tecnico della faccenda, ma ascoltare, lato artistico, da chi vive e produce in contesti, come dire, un po' più metropolitani e un po' più meticci dei nostri. Può inorgoglire i salentini il fatto di avere a Lecce uno come Lou Reed, decine di band, di dj e di musicisti locali e non?

La prima serata al Via del mare di giovedì, nonostante sul palco vi fossero i paladini nostrani dei Sud sound system e poi uno che si chiama Jmmy Cliff, ha fatto più di mille spettatori, se si contano gli ingressi di favore.

Qualcosa di simile in termini di affluenza la serata successiva, dove gli appassionati della musica inglese sono stati deliziati dai suoni dei Kaiser Chiefes, e poi con il concerto di Paolo Nutini. Ieri sera per Lou Reed (che in Italia mancava da 4 anni e che in Italia sarebbe comunque venuto a fare il suo tour e che Italia Wave ne ha approfittato per portalo a Lecce, giusto per non incorrere in errori "madornali") si sono registrate circa 5mila presenze.

Questa sera si festeggiano i 25 anni del più grande festival rock italiano e l'ingresso sarà gratis: vedremo. Quindi, possiamo anticipare di esserci trovati di fronte a un flop? Forse no. Ma qualcuno potrà obiettare sul fatto che quel fiume di denaro pubblico investito per Italia Wave avrebbe potuto essere dirottato altrove. Bene. Dove? Nell'ennesima rassegna anti-colonizzazione culturale all'insegna del "cantiamocela e suoniamocela da soli?". E comunque, quanti milioni di euro di canone televisivo potrebbe essere investiti altrove piuttosto che per un'Isola dei famosi o per squallidi e ruffiani approfondimenti giornalistici che fanno da tappeto rosso alla politica?

Italia Wave è un progetto musicale che va avanti da 25 anni, tra alti e bassi, come è nella natura delle cose, che parla ai giovani, ma non solo a loro, di rock tra storia e avanguardie. Non è pizzica né musica popolare, ma è semplicemente rock, anche se i due stili posso convivere e contagiarsi nello stesso territorio. E poi, come tutte la rassegne estive che strizzano l'occhio al merchandising, anche Italia Wave cavalca l'onda del suo business. Che c'è di male? Ora, se Italia Wave non fosse mai arrivato a Lecce, chi ne avrebbe giovato?

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