La famiglia per una sana forgia sociale
ASSOCIAZIONE PRO LOCO SPONGANO
PUBBLICO DIBATTITO
LA FAMIGLIA ( forgia di una sana vita sociale )
15 dicembre 2009 - palestra scuola 1° grado "E. De Amicis" di Spongano
INTERVENTO di Saverio Rizzello, presidente della Pro Loco.
Gentilissime autorità, soci della Pro loco e cittadini tutti,
con questo dibattito, la Pro Loco di Spongano, intende aprire un nuovo percorso di scambi di opinioni con tutta la nostra comunità, su temi di grande attualità che, sia pure in maniera non eclatante, toccano la nostra realtà sociale.
Iniziamo, quindi, con il dibattito sul tema della "FAMIGLIA" i cui valori, come ormai da tutti riconosciuto, sono in costante caduta libera.
Ebbene, io, pur non essendo un addetto ai lavori, avvalendomi della mia modesta esperienza di marito, genitore e, diciamolo pure, con un passato professionale impegnato nel sociale, mi sono posto delle domande che rivolgo sia agli illustri relatori che, principalmente, a voi tutti presenti:
Allora, la famiglia è in crisi! E' ciò che diciamo tutti. Ma di chi la colpa? Forse della società o della vita che girà in questo modo? La società è marcia, si grida da tutte le parti.
Ma siamo pronti a domandarci: di chi è la colpa? Sicuramente è sempre degli altri. Difficilmente siamo disposti a dire mea culpa, sia pure in misura minore o maggiore.
Secondo il mio modesto parere la crisi dei valori sociali trova le sue radici nell'ambito della famiglia; nell'ambito di quella famiglia che nulla o quasi nulla conserva di quella sacralità della famiglia dei nostri genitori o dei nostri nonni.
Un tempo nella famiglia, diciamo pure nella famiglia patriarcale, semplice nel modo di vivere ma forte nei legami affettivi, mancava il riferimento paterno (impegnato nelle fatiche esterne per assicurare il sostegno economico ); mentre la madre, che pure aiutava il marito nelle fatiche esterne, svolgeva il ruolo, sicuramente più delicato ed importante, che era il governo della famiglia e, cioè, rammendava, cucinava, puliva la casa ed accudiva ai figli, impartendo loro quell'educazione semplice, elementare, fatta di buone maniere e di rispetto verso il prossimo.
Oggi, nella famiglia, è venuto a mancare sia il riferimento paterno che quello materno; i figli vengono abbandonati a se stessi, vengono parcheggiati negli asili nido, nei dopo scuola; se siamo fortunati li affidiamo alla nonna o alla zia. Il bambino ha perso il calore affettivo della mamma; si abitua subito a vivere nel branco degli asili prima, nella scuola poi, nelle palestre e nelle discoteche successivamente, dove tutto è permesso pur di prevalere sugli altri.
Oggi, della sacralità del matrimonio non è rimasto nulla e mi domando a che serve una solenne cerimonia, prima davanti all'Ufficiale di stato civile (spesso il Sindaco) e poi sull'altare, davanti al rappresentante di Dio, assistiti da testimoni e tanti parenti ed amici.
A cosa serve un matrimonio se dopo qualche mese, qualche anno non ci pensiamo due volte per rompere quel solenne giuramento fatto davanti alle più alte cariche civili e religiose?
Ho l'impressione che diamo al matrimonio minore valenza giuridica di quanta ne diamo ad un semplice atto di negoziazione ( ad un semplice contratto commerciale per dirla in breve ), cui siamo tenuti invece a rispettare per sempre salvo determinate clausole.
E cosa succede quando dal matrimonio o dalla semplice coppia di fatto (visto che adesso si sta sviluppando anche quest'altro fenomeno) nascono dei figli e poi i genitori divorziano o si separano?
Che significato ha quel disegno nel quale il bambino, lo scolaro, raffigura il papà e la mamma ed egli, in mezzo, anello di congiunzione, per completare la catena dell'unione familiare?
Che valore ha quell'ingenuo ma significativo disegno che inneggia al vincolo dell'unione quando, i suoi genitori, con il divorzio o la separazione, rompono il frutto "involontario" di quell'unione da lui inneggiata?
E' irresponsabile il bambino, che viene lacerato, strappato, dibattuto tra i due affetti? Oppure sono irresponsabili i genitori che, con il loro comportamento egoistico, hanno gravemente turbato l'equilibrio psicofisico del bambino, sicuramente con conseguenze nefaste nel suo sviluppo comportamentale?
Siamo certi che il ruolo ora svolto dai genitori sia di buon esempio per i figli?
Siamo certi che la caduta dei valori familiari, che l'assenza di sani indirizzi per la famiglia non siano, alla fine, riconducibili alla mancanza delle emerite figure della donna mamma, della donna moglie della donna governante della famiglia?
Non sarebbe il caso di verificare se la donna abbia fatto la giusta scelta nell'abbandonare quel "santo" ruolo naturale che la distingue, esaltandone e non riducendone il ruolo sociale?
Non faremmo meglio se ci domandassimo quanto ci guadagnerebbe la società se la donna tornasse a fare la moglie, la mamma e la governante di casa?
So di scatenare l'ira delle presenti ma sono anche fermamente convinto che su questo terreno abbiamo molto da riflettere.
Qualcuno o molti mi diranno: come si fa a vivere con un solo stipendio? Ebbene, a conti fatti, una lavoratrice che non ha la fortuna di avvalersi della nonna, della zia o di qualche altro familiare, spende molto di più di quanto guadagna per mandare i figli negli asili nido, per i mezzi di trasporto e per curarsi di più rispetto ad una casalinga. Inoltre, il costo monetario sociale di una madre lavoratrice è maggiore del costo monetario del figlio disoccupato. Non è forse vero che spesso la madre ruba il posto di lavoro al figlio?
Un amico mi risponde: perché, allora, mi avete fatto mandare le figlie a scuola sapendo che poi non avrebbero potuto lavorare?
Ebbene, a quest'amico ho risposto: nella nuova famiglia, sicuramente diversa dalla famiglia contadina di un tempo, l'istruzione della donna è importante, forse più importante di quella dell'uomo. Seguire l'istruzione dei figli, provvedere alla loro crescita e saper gestire la famiglia richiedono delle capacità culturali di notevole spessore.
In linea di massima, non sono contrario alla donna lavoratrice anzi, in alcuni casi, sostengo che abbia la priorità sull'uomo. In pratica ritengo che si debbano trovare degli strumenti di incentivazione tali da indurre la lavoratrice madre a sospendersi dal lavoro per un congruo periodo senza però perdere i diritti contributivi ed assistenziali.
Concludo la serie di quesiti affermando che la "FAMIGLIA" è la vera "FORGIA DI UNA SANA VITA SOCIALE" e che se oggi ci lamentiamo di una società marcia, di governanti e amministratori approfittatori, di giovani allo sbando, la colpa è riconducibile alla forgia familiare che non ha saputo temprare e modellare adeguatamente il materiale umano in cui viviamo.