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Palombari in mostra a Gagliano del Capo

Dopo la personale di Daniele D’acquisto per l’edizione 2017 di Lands End Contemporary art Festival, quest’anno le stanze dell’antico palazzo ospitano la bipersonale Palombari

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccePrima

Associazione Via Vai Presenta PALOMBARI INGRID SIMON e FERNANDO SCHIAVANO Cura: Ada Martella e Valentina Cancelli Palazzo Comi, Gagliano del Capo (Le) Via XXIV Maggio 28 luglio - 11 agosto Orari: 20.30 – 23.00 Vernissage sabato 28 luglio ore 19.30 “Lì nel profondo delle acque giace pure un tesoro sommerso, che solo un palombaro può riportare a galla” (C. G. Jung) Dal 2013 l’associazione Via Vai ogni anno apre le porte del cinquecentesco palazzo Comi di Gagliano del Capo per ospitare artisti contemporanei da ogni angolo del mondo. Dopo la personale di Daniele D’acquisto per l’edizione 2017 di Lands End Contemporary art Festival, quest’anno le stanze dell’antico palazzo ospitano la bipersonale Palombari, con Ingrid Simon e Fernando Schiavano. Dalla fine di luglio fino a metà agosto, quella che era la vecchia scuola del paese tona ad essere un luogo pubblico, dove alle memorie passate di chi quei luoghi li ha vissuti se ne mescolano di nuove, provocate dalle opere degli artisti ospitati. La mostra Palombari di Ingrid Simon e Fernando Schiavano è a filo d’acqua, lì dove l’una anche si immerge e l’altro, Fernando, la sua immersione la fa nella memoria. Così che il confine tra il sotto e sopra, tra la terra e il mare, tra l’immerso e l’emerso, tra una memoria vissuta e una immaginata è il filo rosso a cui ci leghiamo per seguire il viaggio dei due artisti. Ingrid Simon, viennese e salentina d’adozione, scende dal Nord d’Europa fino al Capo di Leuca, con alle spalle i suoi studi di incisione e serigrafia a Parigi e Vienna. Al cambio di latitudine la fotografia diventa il suo mezzo espressivo e, arrivata alla fine del mondo, quasi non si stacca da quel limitare che è la roccia della scogliera, entra ed esce dall’acqua dell’Adriatico con la sua macchina fotografica. I suoi soggetti sono volti, corpi, indumenti. Gli abiti sono persone mute, la pelle di un corpo che non c’è più, che si è assentato per un tempo indefinito. Ingrid si immerge, porta con sé sott’acqua semplici indumenti e li immortala nell’attimo in cui prendono una forma come fosse la smorfia su di un volto che non ha spessore se non quello dato per pochi attimi dalla consistenza dell’acqua (Muta, Mutando e Controfigura_2009). Oppure, le sue camicie danzano prendendosi per la manica, non più per mano (Ronda_2014). Le camicie sono controfigure che l’accompagnano sempre, anche quando scende in un pozzo scavato nella roccia e ne lascia una al gioco delle onde, al suo destino di nessuno. (Nobody, nel gioco delle onde_2018). Nella serie Ectoplasma_2018 compare una figura umana assieme all’indumento, ma è quasi un fantasma marino, che rimanda ai primi esperimenti fotografici dell’ottocento nei quali si cercava di visualizzare la materializzazione di anime defunte sotto forma di "ectoplasma", appunto. Accanto alle foto, Ingrid Simon esporrà i suoi primi lavori di incisione e serigrafia, come Pronom Personnel del 1989 o o.T. del 1995. Trent’anni separano questi primi segni dalle foto sott’acqua, ma l’occhio di chi osserva non fatica a leggere la stessa essenzialità delle figure umane sospese nel loro cosmo tutto privato. Nei titoli dei lavori grafici e nelle serie di fotografie è spesso la lingua ad assumere un ruolo importante, sotto forma di giochi di parole o di brevi testi che diventano coprotagonisti accanto alle immagini. Fernando Schiavano vive e lavora a Casarano, nel Basso Salento da dove non si allontana mai, se non per partecipare a mostre di arte e performance visive nel resto d’Italia. E’ un palombaro che non si toglie mai lo scafandro, che non usa certo come barriera dal mondo e dagli uomini, quello scafandro è il suo pudore, antica matrice salentina. Perché è con pudore che l’artista si affaccia nelle vite altrui, attraverso oggetti dimenticati: “Il passato degli oggetti, delle storie “minori” costituisce la mia fonte d’ispirazione”, racconta. Il lavoro di Fernando è un viaggio verso ‘l’altro’, in cerca del suo doppio (Doppio padre_2001), le sue opere sono ponti da attraversare per andare incontro o per accogliere. Cerca e accumula ‘materiali di scarto’ che hanno perso la loro funzione originaria, li assembla non con l’intento di riportarli in vita come feticci, semmai di coglierli nel loro ultimo atto finale, come sospesi tra il loro passato e il nostro presente. Foto antiche o scattate da lui stesso, vecchie mappe, pagine di registri usati in epoche lontane, libri di preghiera, buste da lettera, brandelli di ricami, una miriade di oggetti a cui Fernando accosta il suo orecchio da Sibilla per poi costruire i suoi collages, come fossero moderni oracoli. Memorie altrui, come una vecchia busta da lettera per le condoglianze, di quelle che si usavano negli anni ’20, destrutturata si potrebbe dire, aperta in tutte le sue possibilità geometriche per diventare segni neri di grande impatto grafico, quasi un nuovo alfabeto (Labirinto mistico_2016). Segni che, prendendo corpo e assumendo la tridimensionalità di una casa o una serie di casette sembrano tornare al loro ruolo di ospitalità, partecipazione, condivisione, accoglienza, ossia un ponte verso ‘l’altro’(Considerazione geometrica dell’etica e Opera fragile, 2018). Ingrid Simon e Fernando Schiavano sono amici, spesso camminano e lavorano insieme come collettivo d’artisti ‘Starter’, costituto nel 2005 con Antonio de Luca, Silvia Lodi e Giorgio D’ambrosio. Gagliano del Capo, 24 luglio 2018 Info: 339.8897357 (Ada); 0043 699 19063018 (Valentina)

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