A Spongano la mostra “Again, Escape [Troverò un posto]” di Giuseppe Ravizzotti
Mercoledì 29 dicembre 2021, presso l’Ipogeo Bacile in Spongano (piazza Bacile,1) l’artista Giuseppe Ravizzotti inaugura la mostra personale “Again, Escape [Troverò un posto]”.
La mostra si configura come ideale prosecuzione ed arricchimento del Progetto artistico intrapreso dall’artista novarese a partire dal 2017 e dedicato all’indagine sulle pieghe più struggenti dell’animo femminile. La donna è assoluta protagonista, celebrata nella sua caratteristica ed eccezionale resilienza psicologica.
Questa interpretazione del dolore femminile si articola attorno a due temi. Il primo, “Again, Escape”, ripercorre le violenze subite dal popolo Yazidi da parte di Daesh. Il secondo, “Troverò un posto”, racconta invece della sofferenza privata e dello sconforto, sovente causati da un amore perduto o malato e violento.
La rappresentazione scelta è assoluta ed essenziale, legata ad una materialità pulsante della pittura. I dipinti sono realizzati su tavole in legno preparate a stucco e poi trattate con spesse carte vetrate, con l’intento di rendere la superficie dell’opera simile ad un muro che reca esso stesso i segni del tempo e della sua storia.
L’esposizione sarà visitabile tutti i giorni dal 30 dicembre 2021 al 9 gennaio 2022 e nei fine settimana 15-16, 22-23 e 29-30 gennaio 2022. Gli orari di apertura sono i seguenti: 10:30-12:30, 16:30-19:00. L’ingresso è libero.
Questa mostra nasce da un’idea di Filippo Bacile di Castiglione ed è patrocinata dall’Unione dei Comuni Andrano, Diso e Spongano e dalla Pro Loco Spongano.
La Personale AGAIN, ESCAPE [TROVERO’ UN POSTO] sarà immersa nelle Atmosfere Sonore di Giovanni Corvaglia, pioniere nella Musica Elettronica dalla fine degli anni 70, ideatore del progetto “Il Giardino dei Suoni”, nato nei primi anni 80, un sistema musicale per l’Ambiente che si sviluppa in varie modalità fino ad arrivare al Marketing del Suono. Paesaggi e atmosfere sonore a 432hz nate e sviluppate sulla base del magico silenzio dell’ipogeo Bacile, una tela bianca e i suoni pennellate di colore che riempiono lo spazio di nuove emozioni.
Così scrive Cristina Palmieri, critica e curatrice, di Ravizzotti.
“Ho conosciuto Giuseppe Ravizzotti una decina di anni fa. Sono rimasta affascinata in primis dalla sua pittura astratta, che racconta la parte più istintiva dell'artista, quella mediante cui si liberano le energie e gli impulsi vitali più autentici. Attraverso essa, nell’atto creativo, si supera il confine della mediazione intellettuale e razionale e la superficie dell’opera - in genere costituita da tavole - rappresenta la scoperta di uno spazio nuovo, che con coraggio viene “violato” per riscriverne la storia, rappresentando su di esso qualcosa di inatteso, dando forma inedita alle energie che vibrano dentro e fuori di noi.
Questa pittura pare incarnare il rapporto essenziale tra arte e vita, così come l’intricata complessità dell’esistenza (affermata nei grovigli e negli intrecci del suo segno), riuscendo a risolverla soltanto nel momento magico dell’azione pittorica.
In tempi più recenti Ravizzotti ha poi dato vita a un secondo filone pittorico, il quale accoglie echi che giungono dall'altra dimensione del suo universo interiore, quella da cui affiora una peculiare dimensione poetica. Mi piace definire questo suo linguaggio pittorico un “racconto dell’anima”. Si caratterizza per un’elaborazione figurativa, di matrice simbolico-surreale.
Ravizzotti crea opere a cui affida la confessione lirica del suo rapporto con gli uomini e le cose, ma soprattutto con la dimensione muliebre.
La superficie del quadro è investigata secondo prospettive reali, a specchio di uno spazio entro cui i soggetti raccontati sono per lo più figure femminili, i cui tratti somatici rimangono indefiniti, come in uno scatto volutamente sfuocato. Donne ritratte in posture raccolte, collocate in ambienti che urlano il silenzio, così che possano divenire un emblema universale.
A esse l'artista affida quel romanzo del dolore intimo, mai strillato, solo sussurrato, che diviene lirica rivelazione di un universale femminile che pochi, come Ravizzotti, sanno penetrare e raccontare.”
Giuseppe Ravizzotti (a.k.a. Jo), nasce a Vignale (No) il 22 aprile 1960. Inizia a dipingere nel 1982. Dopo una lunga pausa riprende la pittura nel 2006. Nel 2008 ha inizio il periodo pittorico che avvicina Giuseppe all'action painting di J. Pollock e all'interpretazione pittorica dell'espressionismo astratto di M. Rothko, De Kooning, Sam Francis, Motherwell, G. Richter, Corpora, E. Vedova, lasciando spazio alla spontaneità del rapporto dell'artista con l'opera ed al privilegiato ruolo dell'inconscio nel processo creativo. Ciò che vuole comunicare con i colori, i tratti, la materia e la combinazione tra essa sono le proprie emozioni, le gioie e le sofferenze che da "dentro” escono prendendo forma attraverso il dipinto, in modo unico ed appassionato, fulcro della sua creatività. Questa passione ed emozioni lo spingono a presentarsi al pubblico, per comunicare ed esprimere la propria anima, sperimentare che "anche le Forme Astratte devono assomigliare a Qualcosa". Comincia ad esporre nel 2008. Nel 2011 sente il bisogno di proporre opere dal gesto figurativo più dichiarato perché comprende che certe sensazioni, questioni intime, messaggi e sofferenze hanno bisogno di essere "lette” ed "espresse” con "linguaggi differenti dall'astratto”, che certe vibrazioni devono essere codificate con "figure e forme conosciute". Ecco il perché del figurativo "contaminato”, che non abbandona il dripping sempre presente "sotto alla figura” come "segno”, "graffio”, "taglio”, "anima". È il bisogno di esplorare il corpo e di esprimere attraverso il linguaggio del corpo sensazioni forti, messaggi e provocazioni, respiri sospesi, quasi a dire in un reciproco ma comprensibile messaggio silenzioso, ecco, io sono così. Vive e lavora a Caltignaga – Novara.