Omaggio a Duilio Natale, madonnaro e l'ultimo dei cantastorie
Novoli rende omaggio a Duilio Natale, madonnaro, pittore, suonatore di organetto e fisarmonica, cantore di storie di santi, girovago. In occasione della festa di Sant’Antonio Abate, la Fondazione Focara di Novoli allestirà nella Drogheria delle Arti di Piazza Regina Margherita, una mostra dedicata all’ultimo dei cantastorie novolesi. L’iniziativa è realizzata a cura di Mario Rossi e dell’associazione culturale Il parametro con il patrocinio del Dipartimento di Stotia, società, Studi sull’uomo dell’ Università del Salento.
La mostra sarà inaugurata domani giovedì 12 gennaio p.v. alle 18.00 e resterà aperta tutti i giorni fino al 20 gennaio dalle 10.00 alle 12 e dalle 17.00 alle 20.00.
Interverranno il sindaco e Presidente della Fondazione Fòcara di Novoli Gianmaria Greco, Il presidente dell’Associazione culturale il Parametro Piergiuseppe De Matteis, l’antropologo Eugenio Imbriani dell’Università del Salento.
“La mostra è un omaggio all’arte ed al talento di un novolese spesso marginalizzato”, sottolinea il sindaco e presidente della Fondazione Fòcara Gianmaria Greco. “Un riconoscimento fortemente voluto dalla Fondazione Fòcara che porta avanti, tra le sue finalità, la valorizzazione degli artisti locali”.
Duilio Natale, madonnaro, pittore, suonatore di organetto e fisarmonica, cantore di storie di santi, girovago. È nato nel 1931 a Novoli, dove vive tuttora. Iniziò a disegnare da ragazzo, non a scuola, che frequentò solo per un paio d’anni, ma facendo il garzone di un carbonaio: portava il carbone a domicilio, e ne adoperava dei pezzi per disegnare sui muri. Con l’andare del tempo, le soste divenivano più lunghe, i disegni più complessi, le consegne meno puntuali. Durante la guerra, l’incontro con un pittore ungherese profugo a Novoli, Laios, che dipingeva su stoffe per cuscini e lenzuola, fu decisivo; Duilio decise di seguirlo, se ne andarono in varie città, si lasciarono a Napoli, dove il pittore prese la nave per l’Argentina. Duilio rubava con gli occhi, apprendeva con rapidità le tecniche pittoriche. Nella città campana imparò i graffiti su ceramica annerita dal fumo; a Lecce un puparo gli insegnò, tra l’altro, a realizzare affreschi. Soprattutto, faceva il madonnaro, un po’ ovunque, durante le feste, nei pressi dei santuari. Guadagnava bene, dice, e spendeva pochissimo, dormendo sotto le panchine o la cassa armonica, senza remore di chiedere e ottenere ospitalità; avendo imparato a suonare la fisarmonica, si avvicinava ai tavoli, la sera, agli avventori dei bar, qualcosa ricavava, e pazienza se la pioggia (poteva accadere) aveva cancellato troppo presto il santo ritratto per terra con i gessetti. Suonava nelle masserie, portava la serenate. Tra viaggi di andata e ritorno mise su famiglia; finalmente nel 1975 viene assunto come bidello, dopo aver conseguito la licenza media nella scuola serale, ma continua a svolgere, quando può, l’attività di madonnaro e musicista.
Ha realizzato anche dei quadri, non pochi, ma in buona parte dispersi, alcuni dei quali saranno esposti nella mostra, e degli affreschi. La mostra vale come omaggio, come riconoscimento delle qualità di Duilio, un piccolo risarcimento della sua esistenza faticosamente tessuta con la creatività e il talento.
Ai piedi dei suoi santi colorati Duilio scriveva: «Chi si dice felice non sa niente della vita, è il dolore il vero educatore degli uomini; esso ci ha insegnato le arti la poesia la morale, ha dato un valore alla vita suggerendoci il sacrificio e con il buono ed augusto dolore ha dato l’infinito nell’amore».