Presentazione del disco tears and light di Yugen trio
GUAGNANO - Una serata di musica e poesia quella che si terrà il 24 febbraio alla Biblioteca del Negroamaro e delle Terre D’Arneo di Guagnano. Il trio Yugen, formato da Katia Fiorentino (pianoforte), Stefano Compagnone (basso), e Maurizio De Tommasi (batteria), presenterà il loro progetto musicale “Tears and Light”, prodotto dall’etichetta Dodicilune.
Il trio nasce nel 2020 dalla sinergia di tre musicisti salentini, dall’esperienza trentennale, diversi fra loro per formazione musicale, che condividono la passione per il jazz nord-europeo, dal quale traggono ispirazione. La loro ricerca fluisce in sonorità suggestive, poetiche. Un paesaggio intimo, a tratti onirico, dato dall’orizzontalità degli strumenti. Cicliche cellule ritmiche e melodiche giocano nel tempo e nello spazio, dilatandone il suono. Soluzioni timbriche ricercate, improvvisazione e libertà espressiva sono le caratteristiche del trio. L’invito è quello di ascoltare e ascoltarsi. Il nome stesso del trio, Yugen, vuol dire infatti la bellezza che si cela dietro le ombre.
Al fianco della musica del trio, i versi di due poetesse: Stefania Ruggieri con Ogni possibile preghiera e Stefania Zecca con Frammentario del disarmo, edite da Collettiva edizioni, casa editrice indipendente, che rifiuta le logiche della grande distribuzione e fa della relazione il punto nevralgico della sua filosofia, pubblicando libri necessari e promuovendo l’artigianato della parola.
La poesia di Stefania Ruggieri in Ogni possibile preghiera è scrittura inebriante, coinvolgente, apparentemente spezzata, sebbene sia priva di simboli di punteggiatura. Abbandona momentaneamente il mutismo per scendere in campo con parole ribelli, refrattarie all’obbedienza, poi si ritrae nuovamente e la penna si piega al mondo, ne descrive le contraddizioni, l’impotenza umana e lo scetticismo. Un dialogo costante e circolare avviene fra il mondo e la poeta determinando i Crash: "nel labirinto di ogni vivere ci tiriamo appresso una giacchetta in sincrono una di quelle che non sbatte l’incarnato spento di tutti i nostri errori.
In Frammentario del disarmo di Stefania Zecca, la parola è come una lama, chiarisce Simona Cleopazzo, co-curatrice di “Prose minime”, nella prefazione: “ci trafigge e ci fa sentire la vita più in profondità, richiede tempo, rifiuta i miti del momento, si fa ramo e diventa lingua che consente di confrontarsi con la realtà che si vuole testimoniare. Non scarta nulla, nemmeno quello che disturba e fa male. Un testo che raccoglie poesie, schegge di pensiero, appunti sull’amore, sul disamore e sulla vita a partire da una posizione chiara, annunciata fin dal titolo: che per scrivere occorra essere disarmati, lasciare che accada il rischio della ferita: "lascio che accada l’irreparabile l’imprevisto la verità".