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“Qui se mai verrai, il Salento dei poeti”: appuntamento coi versi di Girolamo Comi

Appuntamento con la rassegna che prevede dieci recital dedicati alla poesia e alla terra salentina. Giovedì 29 settembre, alle 20, presso il Conservatorio Sant’Anna

LECCE  - Dieci recital dedicati alla poesia e al Salento. Appuntamento per giovedì  29 settembre, alle 20, nel giardino del Conservatorio Sant’Anna a Lecce con il primo lavoro dedicato ai versi di Girolamo Comi con il pianoforte di Giovanni Iorio, i canti di Amelia Grasso, per la voce recitante di Lorenzo Paladini.

Il Fondo Verri, presidio del libro di Lecce – nell’ambito delle iniziative promosse per l’estate 2022, dall’amministrazione comunale di Lecce – torna così con un nuovo ciclo di appuntamenti dedicati ai letterati del Novecento salentino letti e raccontati dalle voci e dai musicisti della nostra contemporaneità.

La vita di Comi

Girolamo Comi nasce il 23 novembre 1890 a Casamassella. Con la famiglia si trasferisce a Lucugnano, da cui si allontana nel 1908, alla morte del padre Giuseppe dal quale aveva ereditato il titolo di barone. Dopo aver frequentato il Liceo Capace di Maglie e il Palmieri di Lecce, a causa dello scarso rendimento scolastico viene sollecitato dalla madre a trasferirsi in Svizzera, presso il collegio di Ouchy a Losanna dove esordisce con la raccolta “Il Lampadario” (1912), a cura del libraio tedesco ebreo Edwin Frankfurter.

Sempre nel 1912 si trasferisce a Parigi, capitale culturale di quegli anni. In Francia il giovane Comi, stringe amicizie e contatti con i principali esponenti della poesia simbolista del primo Novecento. Tornato in Italia per il richiamo alle armi nel 1915, è presto riformato e dichiarato inabile alla guerra grazie all’intercessione del potente zio Antonio De Viti De Marco. Sposatosi nel 1918 a Milano con Erminia De Marco, figlia di un ricco agricoltore-industriale milanese di origine salentina, dimora dal 1920 al 1946 a Roma, nella casa romana di via di Villa Emiliani, dove dà rifugio a una coppia di amici ebrei perseguitati. Entra a far parte dei cenacoli poetici orfico-misteriosofici attivi negli anni venti nella Capitale.

Nel salotto romano della baronessa Emmelina De Renzis entra in contatto con le idee steineriane, rimanendone influenzato, e conosce Arturo Onofri con il quale stringe un profondo legame poetico. Fece parte del sodalizio magico-esoterico noto come Gruppo di Ur, pubblicando sulla rivista del gruppo alcune parti della poesia “Cantico del tempo e del seme”. In seguito collabora con lo stesso Evola scrivendo per la rivista La Torre e per Diorama Filosofico (inserto di Regime fascista, giornale di Roberto Farinacci). Dal 1920 aveva ripreso l’attività poetica, e al 1933 è databile la sua conversione al cattolicesimo. Successivamente, il poeta sviluppa un particolare concetto di “cattolicesimo aristocratico” e si avvicina all’ortodossia fascista, alternando il prosieguo della scrittura poetica a prose di carattere politico-filosofico-morale: “Aristocrazia del cattolicesimo”, (1937).

Nel 1946, separatosi dalla moglie da cui aveva avuto la figlia Miriam, torna stabilmente nella sua tenuta di Lucugnano dove dà vita, nel 1948, all’Accademia Salentina (all’atto della fondazione sono presenti: Oreste Macrì, Mario Marti, Vincenzo Ciardo, Michele Pierri, Giuseppe Macrì, Luciano Anceschi, Maria Corti, Ferruccio Ferrazzi, Albertina Baldo) e alla rivista letteraria L’Albero. Particolare, in quegli anni, l’esperimento economico dell’Oleificio salentino, un tentativo di imprenditoria solidale che però in breve tempo porta il poeta alla rovina finanziaria, nonostante il fatto che la raccolta poetica Spirito d’Armonia (1954) gli avesse conferito un discreto successo di pubblico. Oppresso da problemi economici, nel 1961 “vende” il palazzo, ultimo bene rimastogli, alla Provincia di Lecce per destinarlo a pubblica biblioteca, rimanendovi in qualità di custode e bibliotecario. Nel 1965 sposa la sua domestica Tina Lambrini, al suo servizio dal 1948, divenuta un affettuoso sostegno morale. Muore confortato dall’affetto dei suoi paesani, che lo avevano moralmente e materialmente sostenuto durante gli ultimi anni di vita in miseria, a Lucugnano nella casa avita, il 3 Aprile 1968.

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