Stefania Zecca alla libreria Palmieri
LECCE - La parola di Stefania Zecca è come una lama, chiarisce Simona Cleopazzo, co-curatrice di “Prose minime”, nella prefazione: “ci trafigge e ci fa sentire la vita più in profondità, richiede tempo, rifiuta i miti del momento, si fa ramo e diventa lingua che consente di confrontarsi con la realtà che si vuole testimoniare. Non scarta nulla, nemmeno quello che disturba e fa male come la devota religione dell’atto di rimettere in circolo il cibo già digerito. Fa male. Lo sa”.
Scrive Sabino De Bari nella nota che correda il testo: “Disarmo è quella cosa che accade in qualche spazio imprecisato del cuore, della coscienza, della mente, quando un’anima si rivela a noi con una sincerità così pura e feroce, impregnata di implacabile poesia, che non puoi far altro che dichiararle resa e alleanza. La sua scrittura è un’àncora, che solleva sabbia da un fondale di esperienze. I suoi frammenti, come l’esistenza, seguono rotte di derive e di approdi e il dolore è un dato di fatto, del tutto privo di autocompiacimenti, osservato e mostrato, è un sentiero adiacente a quello della speranza. Il dolore, nella scrittura di Stefania, è il braccio destro della poesia”.
Stefania Zecca (Lecce, 1978) è giornalista, scrittrice e poeta. Dal 2022 cura, assieme a Simona Cleopazzo, la collana “Prose minime”.