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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Hyperbòrea, 10mila chilometri in Vespa per raccontare l’influenza umana sul pianeta

L'idea di Davide Leopizzi è al tempo stesso una sfida e un'opera d'arte in fieri. Da Parabita a Riga, passando per Capo Nord, studiando i luoghi, raccogliendo impressioni, disegni e immagini che descriveranno un'esperienza mai tentata prima

LECCE - Leopizzi si definisce un artista, definizione ardua ai giorni nostri, ma la sua è un’arte che nasce dall’esperienza e dall’osservazione della vita quotidiana, dell’uomo e dei suoi effetti sul Mondo. Antropocentrismo si chiama questa peculiare forma di egoismo di specie, che porta l’essere umano a usare, e abusare, il pianeta in cui vive modificandolo in maniera permanante. Nelle more del progetto di Davide Leopizzi, c’è una rilettura di quest’azione invasiva nella speranza, forse malcelata, di riscattare l’uomo attraverso i miti, l’arte la storia che, nel bene o nel male, ha contribuito a creare.

Per quest’operazione sarà necessario entrare in contatto con le persone, i luoghi e studiare a fondo usi e costumi delle diverse etnie che incontrerà lungo il cammino. Così è nata Hyperbòrea, parola la cui etimologia ci riporta agli antichi greci che definivano hyperbòrei il popolo mitologico proveniente da una terra perfetta. Terra collocata non già oltre le colonne d’Ercole, ma a Nord, nel regno dei venti, un luogo in cui la luce dominava su ogni cosa per tutto il giorno.

Una ricerca della perfezione, dunque, come in ogni mito che si rispetti, che ripercorre il solco delle ricerche più avventurose che hanno sempre ispirato le azioni dell’uomo: l’elisir dell’eterna giovinezza, il santo Graal, l’El Dorado, l’arca di Noè e molte altre ancora. Viaggi che, in definitiva, parlano della solitudine dell’uomo e del suo incessante bisogno di redimersi e di non sentirsi abbandonato e vittima di un caso che, impietoso, gli ha fornito le chiavi per intellegere e avvedersi della propria condizione. Un progetto che per Davide Leopizzi è, anzitutto, una sfida con se stesso e con i propri mezzi. “Per realizzare cose interessanti – spiega Leopizzi, alludendo al costo dell’arte, – basta utilizzare nel modo giusto i materiali che ci circondano”.

È lui stesso che tiene a precisare di non avere altre risorse per affrontare questa singolare esperienza, se non il sostegno dei supporters ai quali, peraltro, lancia un accorato appello affinché le donazioni gli consentano di levare le ancore. Anzi, il cavalletto. Sì perché il nostro artista partirà per il suo viaggio a bordo di una Vespa Piaggio PX 125 del 1982, ciclomotore che, come tiene a precisare l’artista, ha ben 33 anni.

Il progetto, lanciato ufficialmente l’11 febbraio scorso, con la raccolta fondi (che si tiene anche sul sito  www.kickstarter.com) che si chiuderà l’11 marzo, prevede la realizzazione di opere e istallazioni artistiche lungo l’intero tragitto. Opere che costituiranno una sorta di diario di bordo che, insieme a immagini, disegni, schizzi e testimonianze, saranno illustrate ed esposte presso il Kaņepes Kultūras centrs di Rīga dal 13 Luglio al 9 Agosto.

Un viaggio lungo più di 10mila chilometri che prenderà avvio da Parabita, il paese natale di Leopizzi, e si snoderà attraverso 10 Paesi europei toccando Matera, Roma, Perugia, Firenze, Padova Innsbruck, Monaco, Nuremberg, Leipzig, Berlino, Amburgo, Copenhagen, Göteborg, Soccolma, Oslo, Bergen, Trondheim, Capo Nord, per ridiscendere verso Ravaniemi, Oulu, Helsinki, Pietroburgo, Tallin e, finalmente, Riga, la splendida capitale della Lettonia.

La natura, le sue forme e colori mutevoli, i cicli stagionali, tutto, nella ricerca di questo giovane performer rimanda al rapporto che l’uomo ha intessuto con l’ambiente circostante. Un ambiente che, tropo spesso, racconta di abusi e violenze perpetrati senza tener conto che il creato non è solo un contenitore inerte all’interno di cui vivere, ma che è un essere vivente complesso che reagisce, a suo modo, alla presenza delle specie che in esso coesistono.  

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