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L'Idume, la sua leggenda e il rapporto profondo di Lecce con l'acqua

Fresco di stampa, un volume di Mario Cazzato e Stefano Margiotta, ripercorre una storia affascinante ancora poco conosciuta: quella dell'approvvigionamento idrico e delle trasformazioni del paesaggio

LECCE – Quella del fiume Idume non è storia, ma leggenda: tecnicamente, infatti, fiume non è mai stato se non nell’immaginario popolare che addirittura lo vuole scorrere sin dalla notte dei tempi dal ventre di Lecce fino alla foce a Torre Chianca.

Ma l’Idume, frutto dell’affioramento in superficie e in più punti di una serie di falde sotterranee, è certamente la metafora di una ricchezza importantissima che merita di essere conosciuta, ben oltre gli aneddoti, e valorizzata attraverso un percorso che metta insieme il grande serbatoio di via Diaz, il ninfeo di Masseria Tagliatelle, le cisterne dei palazzi storici e dei conventi (monumentale quella degli Olivetani), il pozzo Cozza-Guardati (in foto, sotto) fino al fiume Giammatteo – il corso d’acqua più lungo del territorio comunale - e al bacino di Acquatina.

Figura 63-2

Mario Cazzato e Stefano Margiotta, nel volume “Idume e altre storie d’acqua” (Primiceri Editore, 22 euro) affrontano con approccio divulgativo, cioè alla portata di tutti, ma sempre con piglio scientifico, un tema di straordinaria importanza per il territorio leccese ripercorrendo le tappe dell’approvvigionamento idrico e le trasformazioni del paesaggio. Nel volume, accompagnato da un ricco corredo fotografico, è presente un apparato documentale di tutto rispetto. “Idume e altre storie d’acqua” è senza dubbio un libro molto prezioso per una conoscenza reale del territorio leccese, al di là delle rappresentazioni da copertina a uso e consumo dei social e di una fruibilità usa e getta.

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