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“Nessuna correlazione tra il cementificio e i danni alla salute”. Intervista al direttore generale di Colacem

Dagli uffici umbri, dove ha sede legale la società titolare di cementifici italiani tra qui quello di Galatina, negano eventuali effetti sanitari legati alla produzione del cementificio. Fanno inoltre sapere che non è in programma, negli anni futuri, alcuna cessazione dell’attività industriale


GALATINA – L'appello di una corposa fetta della comunità medico-scientifica - che invita a rivedere l’attività industriale dei tre stabilimenti italiani del gruppo Colacem spa - rimbalza da diversi anni tra Salento, Molise e Umbria, dove hanno sede alcuni degli stabilimenti del colosso del cemento. Nei mesi si sono susseguiti diversi studi e dossier, come quelli di cui vi avevamo parlato circa due anni addietro e che identificava l’area del Galatinese come “zona rossa” per l'incidenza di determinati cluster tumorali. Col triste primato di quello ai polmoni sulla popolazione locale.

“A livello locale, l’impianto Colacem è posizionato ai margini di un’area urbana già caratterizzata, secondo rilevazioni Arpa, da livelli di particolato fine (PM2.5, media annuale) nei limiti di legge ma costantemente superiori a 10μg/m3, soglia raccomandata dalle Linee Guida 2005 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ai fini della tutela sanitaria, con concentrazioni di questo inquinante spesso più alte rispetto alle medie provinciali e regionali. L’impianto è inoltre localizzato in immediata prossimità (anche nel raggio di 1Km) di attività produttive, case civili, scuole, impianti sportivi, zone agricole. In questo contesto, il semplice rispetto dei limiti normativi non può tranquillizzare chi è responsabile della tutela della salute di una popolazione, in quanto: (a) la maggior parte degli inquinanti emessi dalla Colacem NON ha un livello al di sotto del quale possa essere considerato “innocuo” dal punto di vista sanitario; (b) alcuni degli inquinanti emessi (diossine, PCB, metalli pesanti) sono non biodegradabili, persistenti nell’ambiente, trasmissibili con la catena alimentare e bioaccumulabili; (c) alcuni tra gli inquinanti più pericolosi in termini sanitari NON sono né normati né monitorati; (d) gli effetti sanitari, anche rispettando i limiti di legge, sono maggiori per particolari categorie a rischio (bambini, donne in gravidanza, anziani, ammalati cronici). Da questo punto di vista, particolare timore è generato, soprattutto per la fascia pediatrica della popolazione residente, dalle emissioni di metalli pesanti, che potrebbero persino essere incrementate in seguito a sostituzione dei combustibili fossili attualmente utilizzati con eventuali combustibili derivati da rifiuti”, si leggeva nella missiva indirizzata alla Asl di Lecce da parte, fra gli altri, anche di undici sigle della comunità medica.

Non è andata diversamente a Gubbio, nel Perugino: anche qui i medici dell’Isde, l’Associazione medici per l’ambiente, hanno recentemente smentito uno studio che è stato commissionato dall’amministrazione della cittadina umbra per la verifica della qualità dell’aria. Abbiamo rivolto alcune domande direttamente alla società proprietaria dei cementifici. Di seguito le risposte che ci ha fornito il direttore generale di Colacem spa, l’ingegnere Fabrizio Pedetta.


A quasi un anno e mezzo dalla disposizione della Valutazione di impatto sanitario nell'Aia di dicembre 2022, non sono ancora noti i risultati dello studio da voi commissionato all'Università di Bologna sugli impatti dell’impianto sulla salute umana dei cittadini che vivono nell’area attorno al cementificio e che, ufficialmente, è stata dichiarata “zona rossa” per l’incidenza di alcuni cluster tumorali…


“Non esiste alcuna correlazione diretta tra la nostra attività ed eventuali problemi sanitari. Esistono recentissimi studi, tra cui uno molto dettagliato svolto da CNR e Università La Sapienza, relativo alla qualità dell’aria della città di Gubbio (in provincia di Perugia, ndr), commissionato dall’amministrazione comunale che ha dimostrato l’assenza di criticità ambientali. Nel dettaglio, lo studio ha rilevato la presenza di particolato attribuibile ai riscaldamenti domestici, alle attività agricole, al traffico veicolare, ma nonostante le 20 mila analisi svolte su 100 traccianti non ha rilevato la presenza di particolato proveniente da attività industriali. Ricordiamo che nella città di Gubbio sono attivi due importanti cementifici a ciclo completo in piena attività. Relativamente allo stabilimento di Galatina, i tempi relativi allo studio svolto dall’Università di Bologna sono dettati dalle richieste di integrazioni tecniche da parte del tavolo istituito appositamente dalla Provincia”.

Il cementificio è attivo dal 1953, con una importante attività estrattiva, di consumo di suolo e di risorse idriche ed energetiche. Fenomeni ai quali si sommano le emissioni atmosferiche. Non lo sostengono gli ambientalisti, ma i dati e le rilevazioni dell’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale…

“Le rilevazioni di Arpa sono chiare e disponibili a tutti e testimoniano la qualità con cui il Gruppo Colacem svolge la propria attività. La fabbrica attualmente in esercizio adotta le migliori tecnologie disponibili nel nostro settore ed è costantemente oggetto di importanti investimenti per mantenere il suo livello di eccellenza (esempio quinto stadio della torre e filtro ibrido)”.

Se lo studio Vis in corso non dovesse registrare eventuali correlazioni tra l'attività di Colacem e i danni sanitari che colpiscono la comunità, l'Aia prevede altri 10 anni di produzione. Si arriverebbe così al 2034, a circa 80 anni di attività industriale. È prevista una cessazione della produzione o, quanto meno, una riconversione dello stabilimento?

“No. Al momento, non esiste alcuna ipotesi di cessazione della produzione”.

Sui tre territori d’Italia in cui hanno sede gli stabilimenti Colacem (oltre a quello di Galatina, anche Gubbio e Sesto Campano), si sono creati comitati di cittadini, associazioni, amministratori e scienziati che denunciano presunte conseguenze all’ambiente e alla salute che deriverebbero anche dalla vostra produzione industriale. Che cosa sentite di rispondere loro?

“Come già ricordato in precedenza, sono i dati scientifici a rispondere, quelli certificati dagli enti di controllo e che riguardano direttamente la nostra attività. In ogni caso, Colacem ha sempre le porte aperte per chiunque desideri approfondire la conoscenza sul nostro processo produttivo”.

Non sono mancati, in questi ultimi anni, interrogazioni parlamentari, audizioni e dossier presentati in Parlamento sul caso. Il cementificio di Galatina, per effetti e seppur in proporzione decisamente più piccole, è ribattezzato spesso “Ilva del Salento”. Pertinente, anche in questo caso, affrontare la questione della necessità di lavoro coniugando i diritti alla salute e un ambiente salubre, sanciti dalla Costituzione…

“Analogie come quella riportata in questa affermazione non hanno alcun senso. L’impatto della nostra presenza è costantemente e puntualmente verificato dalle attività degli enti preposti al controllo”.

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