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Il dramma degli ulivi in fiamme: solo a maggio 400 chiamate ai vigili del fuoco

La denuncia riguarda la provincia di Lecce e arriva da Coldiretti, per la quale il danno è sia patrimoniale, sia d'immagine per il Salento

LECCE – Giugno è ormai iniziato, ogni giorno e ogni notte i vigili del fuoco, peraltro sotto organico, si trovano ad affrontare decine e decine di interventi (anche quella appena trascorsa è stata una notte infernale, da questo punto di vista) e, intanto, solo nel mese di maggio sono state 400 le richieste di intervento per gli incendi divampati in provincia di Lecce.

A darne notizia è la Coldiretti di Puglia, sulla base del numero delle chiamate arrivate al comando provinciale dei vigili del fuoco di viale Grassi. E, a svettare su ogni cosa, sono gli ulivi secchi, malati di Xylella, in fiamme fra appezzamenti di terreno abbandonati e dove crescono rigogliose le sterpaglie. 

È rilevante il problema sicurezza, considerato il numero di richieste di intervento ai vigili del fuoco di Lecce, oltre alle chiamate alla protezione civile per spegnere gli incendi divampati nei campi abbandonati con gli alberi ormai secchi per la Xylella”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia, che ha sottoposto al sottosegretario alle Politiche agricole, Francesco Battistoni, lo stato dell’arte del piano di rigenerazione olivicola. Al momento si attendono ancora gli interventi finanziati che prevedono la rimozione degli ulivi secchi e la diversificazione produttiva. E vi è la forte necessità di rifinanziare le operazioni di espianto e reimpianto degli ulivi.

“Quanto sta accadendo in provincia di Lecce è un segnale grave - aggiunge Muraglia - perché oltre al patrimonio olivicolo drammaticamente compromesso, è incalcolabile il danno d’immagine in Salento con gravi ripercussioni sul paesaggio, il turismo, fino agli investimenti per l’indotto commerciale e artigianale legato all’agroalimentare e alla ricettività”, conclude Muraglia.

Il paesaggio lunare del Salento, dove campeggiano ulivi ormai morti da anni – dice Coldiretti Puglia - si sta trasformando nel girone dantesco dell’inferno, dove le fiamme divampano per colpa dell’abbandono in cui versano i campi pieni di sterpaglie e infestanti secche, riducendo gli ulivi in torce gigantesche.

“Per intervenire su un singolo albero andato a fuoco servono circa 300 litri d’acqua e la vastità e numerosità degli incendi non è gestibile con gli scarsi mezzi ordinari che vigili del fuoco e protezione civile hanno a disposizione. È una situazione fuori controllo”, dice Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Lecce.

“Gli agricoltori chiedono da anni interventi decisi per espiantare, reimpiantare e far rinascere le aree colpite – aggiunge Cantele - per la ricostituzione del patrimonio olivicolo e paesaggistico gravemente compromesso, anche attraverso una opportuna e tuttora bloccata diversificazione, perché il Salento non può essere condannato ad una monocultivar, quando sono passati già 8 anni dal primo ulivo infetto su cui è stata conclamata la presenza della malattia”.

Il contagio della Xyella ha già provocato con 21 milioni di piante infette una strage di ulivi, lasciando un panorama spettrale e un danno stimato per difetto in 1,6 miliardi di euro, con oltre 8mila chilometri quadrati di territorio colpito dalla fitopatologia pari al 40 per cento del territorio regionale, secondo le stime di Coldiretti.

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