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Giovedì, 28 Marzo 2024
Green Galatina

Vertenza Minermix e caso Entosal: paure dei comitati per concentrazione di impianti in un'area critica per tumori

Nuove preoccupazioni a Galatina. Una lettera inviata alla task-force regionale per evitare che il calcificio Minermix venga convertito in impianto insalubre. E poi un incontro sul Entosal, il progetto di un impianto da 90mila tonnellate di rifiuti industriali speciali all’anno a soli 42 metri dalle abitazioni di Santa Barbara

GALATINA  - Evitare che Galatina si trasformi in un distretto della morte. Le recenti preoccupazioni per la salute pubblica nel circondario galatinese non sono solo rivolte a Colacem. Ma anche alla trattativa in corso sul calcificio Minermix e a un nuovo impianto sul quale è già polemica: il caso “Entosal”. Circa dieci opifici sono infatti concentrati in un’area considerata “rossa” per l’incidenza di alcuni cluster tumorali. Quello al polmone in primis. Cementificio, calcifico, azienda per la produzione di bitume per asfalti stradali, compostaggio di scarti lignei, smaltimenti di rifiuti urbani. E ora il rischio è che nel Galatinese venga messo in funzione anche un ulteriore impianto, questa volta per il trattamento dei “rifiuti dei rifiuti”: quelli pericolosi e non, derivati delle lavorazioni industriali.

Il timore di ambientalisti, medici e amministratori è che nell’area si acuisca uno dei tristi primati evidenziati dai report di Lega Italia lotta ai tumori e Cnr negli ultimi anni. La nuova ansia è  per il caso “Entosal”, un impianto previsto nelle campagne di Santa Barbara, frazione galatinese, ad appena 42 metri di distanza dalle prime abitazioni. Un centro di raccolta dei rifiuti, per una portata prevista di circa 90mila tonnellate all’anno non soltanto a disposizione del territorio salentino, ma anche delle altre regioni. Nella relazione tecnica della documentazione originaria, prima della integrazione, la società non avrebbe in realtà fatto riferimento a limiti dei quantitativi di rifiuti, promettendo collaborazione con le altre cinque consociate del gruppo, nella possibilità di aumentare il carico. Nella tassonomia degli scarti che convergerebbero verso l’impianto sono state individuate centinaia di tipologie tra cui vernici, residui delle lavorazioni nelle fonderie e di amianto, reflui petroliferi. E poi ancora fanghi, metalli, plastiche. Le paure hanno mosso la stessa cittadinanza, che venerdì scorso ha preso parte a un secondo incontro pubblico organizzato dall’associazione “NaturalMente No rifiuti”.

Il dibattito, al quale erano presenti numerosi altri comitati del territorio, ha visto la partecipazione di tre assessori comunali di Galatina (Gugliemo Stasi, Carmine Perrone e Camilla Palombini), del consigliere provinciale con delega all’Ambiente Fabio Tarantino e di quello regionale Cristian Casili. Sul merito dell’impianto, su cui l’Arpa (Agenzia regionale per la prevenzione e la protezione ambientale) ha già fornito due pareri negativi nel corso dell’iter autorizzativo, si sono espressi fra gli altri un ingegnere ambientale, Legambiente e un medico dell’Isde (l’Associazione dei medici per l’ambiente). I rappresentanti di Comune, Provincia e Regione hanno garantito il proprio impegno in questa delicata fase di studio, prestando attenzione a quelli che sono gli impatti ambientali e sanitari. Il Comune di Galatina ha espresso parere negativo circa l’impianto Entosal. Ma ora i cittadini e i comitati contrari chiedono agli enti una vigilanza sugli obblighi di corretta localizzazione di impianti simili, altamente impattanti. Tralasciando le conseguenze odorifere che i residenti sarebbero costretti a subire, le paure hanno a vedere soprattutto con le polveri e gli elementi sprigionati in aria e con il pericolo di inquinamento di una falda già seriamente compromessa. Nessuno, in fondo, potrebbe fornire garanzie su una impermeabilizzazione permanente del terreno. Ma non è tutto.

La vertenza del calcificio Minermix

Da qualche settimana - nella cittadina dell’entroterra salentino  - tiene banco anche un’altra vicenda: quella legata al calcificio Minermix, principale committente dell’ex Ilva di Taranto.  La questione è approdata in Regione per la paura della perdita di 59 posti di lavoro: 20 a Galatina, i restanti nello stabilimento principale di Fasano. Tanto che l’ente regionale ha costituito a fine gennaio una task-force per sospendere provvisoriamente i licenziamenti dovuti a una presunta crisi economica (a giugno scorso, tuttavia, la società aveva richiesto e ottenuto il rinnovo dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale).

In questa trattativa in corso che ha visto diverse aziende farsi portavoce di proposte di acquisto e ingresso in società, spiccano anche grossi e noti nomi di cementifici italiani. Associazioni e comitati-  visto il grave quadro sanitario della zona - hanno scritto ai componenti della task-force regionale, al Comune di Galatina, al governatore Michele Emiliano, agli assessori Leo, Delli Noci e Maraschio per chiedere rassicurazioni: che l’impianto industriale non venga riconvertito in un impianto insalubre. E che il cambio di figure apicali aziendali possa corrispondere a una opportunità di “bonifica” dell’intera area.  

Nella missiva inviata ai vertici istituzionali del territorio, le associazioni e i comitati (Coordinamento Civico Ambiente e Salute Lecce; Natural-mente No Rifiuti - Collemeto di Galatina; NoiAmbiente e Beni Culturali di Noha e Galatina; Medici per l’Ambiente-Isde Italia; Forum Amici del Territorio Ets; Nuova Messapia; Forum Ambiente e Salute; Associazione Bianca Guidetti Serra; Associazione Adotta Dog; Organizzazione di Volontariato Mobius Circle; CAS  Coordinamento Ambientale Salento e Salento km0) hanno inoltre fatto un riferimento anche alla vicenda Entosal di Santa Barbara.  Minermix, Entosal e le emissioni anomale registrate da Arpa dai camini di Colacem nelle settimane scorse hanno spinto i rappresentanti dei movimenti di cittadinanza attiva a invitare le istituzioni a una lettura approfondita dei dati epidemiologici dell’intera zona. Dove le neoplasie sono in aumento, come evidenzia il Registro Tumori e dove anche il diritto alla salute sembrerebbe ormai essere “contaminato”.

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