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In bicicletta... indietro nel tempo: escursione fra gli uliveti

Venerdì 30 maggio workshop dal titolo: "Dagli Itinerari agli assests ai percorsi della Valle della Cupa"- Masseria Melcarne Surbo. Lunedì 2 giugno "Pedalata indietro nel tempo" verso le masserie e gli uliveti secolari area Nord Valle della Cupa La partecipazione ai due eventi è gratuita

Il Gal Valle della Cupa in collaborazione con l'Asd Emissione Zero di Surbo, con il patrocinio del Comune di Surbo e della Provincia di Lecce nforma dell'iniziativa "Pedalando indietro nel tempo" che prevede:

 Venerdì 30 maggio 2014 ore 20.00  - workshop dal titolo: "Dagli Itinerari agli assests ai percorsi della Valle della Cupa"- Masseria Melcarne Surbo.

 Lunedì 2 giugno dalle ore 9.30 - "Pedalata indietro nel tempo" verso le masserie e gli uliveti secolari area Nord Valle della Cupa. La partecipazione ai due eventi è completamente gratuita.

DESCRIZIONE PUNTI APPROFONDIMENTO

ITINERARIO LUNEDI’ 2 GIUGNO

  • Surbo, via Brenta (partenza)
  • Chiesa di Santa Maria d’Aurio: è una chiesa romanica risalente al XI-XII secolo. Tra il 717 ed il 741 d.C.  in seguito alle persecuzioni iconoclaste scatenate dall' imperatore bizantino Leone III l’Isaurico, nei territori dell’Impero d’Oriente, i monaci Basiliani, iniziarono a trasferirsi sulle coste dell’Italia meridionale, specie su quelle salentine. Qui costituirono piccoli centri di cultura e rito bizantino (cenobi), detti in greco Laurion, attorno ai quali pian piano erano sorti dei casali. Con molta probabilità, la chiesetta di Santa Maria di Aurio ha preso tale denominazione dal luogo di appartenenza, ossia dal Casale sorto nel luogo detto di Aurio, che deriverebbe il suo significato toponomastico da Laurion.
  • Torre dei Cavallari: è una torre circolare con profilo troncoconico; scambiata da molti per un colombaio è in realtà un presidio militare che ospitava i “cavallari” (corpo di cavalieri a cavallo che, in caso di minaccia di uno sbarco di pirati, si recavano subito ad avvertire i paesi limitrofi), all’epoca in cui si cercò di far fronte alle incursioni turche, nella prima metà del 1500. Era provvista internamente di mangiatoie per i cavalli, e c’è ancora una scala per accedere al piano superiore.
  • Masseria Rene : era conosciuta prima come masseria Portolano. Anticamente era di proprietà dei Tafuro, appartenne poi nel 1700 ai Della Ratta. Pagava decime al Monastero di San Niccolò e Cataldo, e grazie alla Platea del Monastero si sa che oltre a varie coltivazioni, ci si seminava anche il lino. E’ una Torre masseria. La torre fortificata a base quadrangolare con una caditoia è il nucleo principale dell’edificio, a cui in epoca successiva fu addossato un altro edificio. Nella seconda metà del 1800  la masseria passò al Demanio.
  • Masseria Santa Chiara: è citata  come proprietà nel feudo di Surbo, nella Platea del Monastero di San Giovanni Evangelista del 1691.
  • Masseria Frascusa: è una masseria palazziate, con un viale alberato, costruita agli inizi del 1900, tipico esempio di masseria costruita per comodo del proprietario (il cosiddetto casino).
  • Masseria Secchia: sita nel “Loco San Blasi”, sulla strada delle “Pate”; da vedere il muro di recinzione particolare nella parte a sinistra, le mangiatoie nelle stalle e gli apiari. Nella Platea del Monastero di San Giovanni Evangelista del 1691 è citata come “Masseria delli Secchia”.
  • Masseria San Lasi: in realtà sono due, san Lasi “ecchiu” è quella più antica; poi c’è san Lasi “neu”. Lasi viene da Blasio, latino di Biagio, il santo vescovo di Sebaste (Armenia) vissuto tra il III ed il IV secolo d.C. Le due masserie sono citate nella Platea del Monastero di San Giovanni Evangelista del 1621, nell’elenco delle “possessioni” nel feudo di Surbo. All’epoca San Lasi vecchio era di Angela Pizziniaca, mentre San Lasi nuovo era di Andrea Mancarella. Anche in queste masserie erano ospitati lavoratori che venivano da fuori. Nelle vicinanza i resti della via Traiana (prosecuzione della via Appia, da Brindisi).

·         Masseria Cafore: era nel Feudo di san Nicola de Russis, posseduto dalla Mensa Vescovile di Lecce. Nel 1656 è citata come “La cafora”. Benché distrutta, la masseria ha ancora un frantoio ipogeo con numerose vasche in pietra per la raccolta dell’olio. Presenza di un uliveto plurisecolare, tra i pochissimi ancora esistenti vicino Surbo.

·         Masseria Chiazzarelli : è citata nel documento che sancisce nel 1643 l’acquisto del feudo di

Surbo da parte di Livio Pepe. Ora è una Azienda agrituristica biologica.

  • Masseria Melcarne: divenuta ora un ristorante ed un agriturismo, è posta in feudo di Surbo. Confina con altre 3 masserie: Chiazzarelli, Coccioli e Li Sava. Venne costruita alla fine del 1500. 

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