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Piano regionale dei rifiuti urbani, le associazioni incontrano l’assessora all’Ambiente

Mercoledì scorso, Italia Nostra-Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia, hanno avuto un confronto finalizzato a chiarire alcuni aspetti e criticità sollevate e chiedono un gruppo di lavoro costante e continuativo

LECCE - Mercoledì scorso, Italia Nostra-Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia, hanno incontrato l’assessora all’Ambiente della Regione Puglia, l’avvocato Anna Grazia Maraschio, alla presenza anche dei tecnici dell’assessorato per confrontarsi e chiarire tutti gli aspetti sollevati in merito al piano regionale dei rifiuti.

“Ringraziamo l’assessora Anna Grazia Maraschio per aver voluto promuovere questo incontro, un incontro proficuo e collaborativo in cui si sono sciolti molti aspetti che ci avevano preoccupato ed allarmato. Ci auspichiamo che questo confronto possa essere continuativo e che nasca un gruppo di lavoro regionale tematico, che comprenda anche le associazioni, in cui poter monitorare costantemente le azioni, obiettivi e risultati del nuovo Piano, ma soprattutto attuare i correttivi necessari in corso d’opera fondamentali affinché i Comuni prendano seri impegni per la chiusura del ciclo dei rifiuti in Puglia e uscire finalmente dall’Economia lineare che ha tenuto ostaggio la nostra Regione per troppo tempo”, hanno dichiarato i referenti delle tre associazioni.

Tra i punti chiariti c’è l’introduzione della tariffazione puntuale per tutti i Comuni pugliesi confermando gli standard tecnici previsti per il PaP dalla DGR 194/2013 e disponendo nel 2022 l’avvio di un percorso di consultazione tra enti locali e AGER, Regione e stakeholders per la redazione dei nuovi standard tecnici per i servizi di raccolta, spazzamento e trasporto dei rifiuti urbani e la successiva approvazione in Giunta Regionale per l’entrata in vigore nel 2023.

La conclusione di questo percorso, che dovrà coordinarsi necessariamente con le disposizioni impartite dall’autorità di regolazione ARERA, consentirà l’integrazione e l’allineamento del sistema PaP, ottimale per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla norma, alle nuove esigenze delle comunità locali nonché ad efficientare un sistema di raccolta ormai rodato in questi anni.

L’altro nodo cruciale chiarito è quello relativo al CSS (Combustibile Solido Secondario) e alla richiesta di “esclusività di trattamento di CSS” richiesta in VAS da alcuni privati. Si è chiarito e ribadito che il Piano prevede “In considerazione dell’evoluzione normativa (rif. DECRETO-LEGGE 31 maggio 2021, n. 77 e dello sviluppo del mercato del CSS End of Waste), saranno avviate campagne volte a verificare la possibilità di conferire il codice EER 200301 ed i sovvalli in uscita dai TMB ad impianti di produzione di CSSc adeguando gli impianti di cui in Tabella 28 ovvero realizzandone di nuovi. Inoltre, con riferimento agli scarti derivanti dal trattamento delle frazioni secche da raccolta differenziata – seppur richiamando le disposizioni dell’art. 178-bis del d.lgs. n. 152/2006 e smi – si prevede la possibilità di avviare tali frazioni a trattamento presso gli impianti di produzione di CSSc”.

Sul terzo nodo relativo alla modifica dell’area buffer di 500 metri per i siti della rete Natura 2000, portandola a 100, la Regione ha ribadito come è stato applicato quanto previsto dal PPTR. In tal caso le associazioni hanno sottolineato come è fondamentale il principio di precauzione e per cui si è chiesto particolare attenzione su questo tema in tutela del patrimonio ambientale relativo alla rete Natura 2000, preminente come pubblico interesse di una collettività più ampia, rispetto all’attività di gestione dei rifiuti. “Riportare a 500 metri il buffer è ovviamente una scelta è decisione di volontà politica, ma sarebbe un segnale importare per una regione in cui i siti Natura 2000 e Parchi e/o Riserve sono abbandonati a sé stessi”, hanno sottolineato le Associazioni.

L’altro aspetto su cui si è discusso a lungo riguarda l’aspetto della salute umana nei criteri per la definizione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento rifiuti. Le associazioni avevano sottolineato come, tra le componenti ambientali considerate ai fini di minimizzare l’impatto negativo, mancava la componente “salute umana” che è uno dei capisaldi della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), la quale veniva derubricata ad una generica – tutela della popolazione. I tecnici della Regione hanno sottolineato come tale scenario è incasellato nella sezione dei criteri localizzativi nel paragrafo relativo agli aspetti urbanistico – territoriali in cui si richiama la Legge regionale sulla Valutazione del Danno Sanitario (VDS) precisando che, dove la valutazione abbia individuato obiettivi di riduzione delle emissioni, venga applicato il criterio “penalizzante” per la realizzazione/modifica di impianti soggetti ad AIA. Le associazioni hanno ribadito che al primo posto ci debba essere la salute umana in tutti i suoi aspetti, proprio per evitare che una cattiva programmazione e gestione ricrei le situazioni e gli impatti che gli attuali impianti hanno sui territori, e soprattutto un ripudio dei nuovi impianti per la raccolta differenziata fondamentale per la chiusura del ciclo dei rifiuti in Puglia.

A tal proposito si è tornato a sottolineare una maggiore ed incisiva azione sull’incremento dell’impiantistica, ritenuta fondamentale per il corretto trattamento delle frazioni differenziate, perché creazione di un solo impianto aggiuntivo non consentirebbe il soddisfacimento al 2025 della necessità complessiva. “Bisogna infrastrutturare tutta la Puglia con impianti di riciclo e riuso (senza aprire nuove discariche, termovalorizzatori o impianti di TMB - trattamento meccanico biologico), perché per tendere all’opzione “rifiuti zero” a smaltimento, occorre realizzare tanti impianti industriali con cui recuperare materia. Ogni provincia deve essere autosufficiente con produzione di biometano e compost di qualità, impianti per riciclare tutti i rifiuti da cui estrarre risorse, come le apparecchiature elettriche ed elettroniche (per recuperare ad esempio le terre rare), i pannolini usa e getta, le terre da spazzamento. Devono moltiplicarsi i centri di riuso (coinvolgendo anche le persone più fragili) e occorre garantire lo smaltimento in sicurezza dei rifiuti contenenti amianto, che finiscono in gran parte all’estero, e il riciclo dei pannelli fotovoltaici a fine vita e degli impianti eolici dismessi” si legge ancora nella nota scritta da Italia Nostra-Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia.

Che, anche in considerazione dei recenti accadimenti, tenendo conto della previsione della riattivazione di discariche poste sotto sequestro o attualmente chiuse, ritengono fondamentale prevedere, da parte della Regione direttamente, un piano chiaro di caratterizzazione, messa in sicurezza, monitoraggio ante, durante e post di tutti i siti. E soprattutto chiarire subito modi, tempi tipologia del rifiuto da ospitare, privilegiando inerti, ma soprattutto non autorizzando in tali discariche l’accoglimento di rifiuti di altre Regioni, come accaduto di recente con la Regione Lazio.Uno scenario di maggior dettaglio conoscitivo consentirebbe una valutazione puntuale relativamente al completamento degli interventi finalizzati alla chiusura per la realizzazione delle “coperture” delle discariche definendo:  i volumi necessari alla sagomatura delle pendenze per il corretto scorrimento delle acque meteoriche; i materiali da utilizzare per la suddetta sagomatura, così da evitare, o per lo meno da palesare, fenomeni di sopralzo/ampliamento dei volumi di discarica. Pertanto le associazioni considerano importante valutare la differenza tra le quote di progetto e quelle finali di esercizio.

“Ci auspichiamo che il confronto sia sempre alla base di ogni scelta ed azione adottata perché i programmi e le azioni devono passare prima dai territori e non imposte, altrimenti si ha l’effetto contrario. Ringraziamo l’assessora Maraschio per questa possibilità e ci auspichiamo che anche le scelte ed azioni politiche possano trovare accoglimento in Consiglio Regionale, per la tutela dei cittadini e dei nostri territori”, hanno concluso Itali nostra Puglia, Legambiente Puglia e WWF Puglia.

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