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Studio internazionale su incendi. Lo scienziato: “Nel Sud Italia atteso un aumento dei roghi”

Sarà presentato nel pomeriggio di oggi, a Santa Cesarea Terme, un report realizzato da ateneo leccese e ricercatori europei. “ll pericolo valutato considerando un indice che quantifica le condizioni meteorologiche favorevoli alla propagazione degli incendi. Questo indice è stato confrontato con le emissioni di anidride carbonica prodotta da combustione”

LECCE – Sempre più stretta la correlazione fra l'allarme incendi e i cambiamenti climatici. Con la stagione estiva alle porte nel Salento si sviscerano i dati di una ricerca internazionale per scovare soluzioni e modalità di prevenzione del fenomeno. Si intitola “Global warming is shifting the relationships between fire weather and realized fire-induced CO2 emissions in Europe” il report prodotto dall’ateneo leccese con la partecipazione di numerosi esperti europei. Sarà illustrato nel pomeriggio di oggi, a Santa Cesarea Terme.

Tra gli scienziati che hanno portato avanti lo studio anche Piero Lionello, docente di Oceanografia e Fisica dell’atmosfera del Dipartimento di Scienze e tecnologie biologiche e ambientali di Unisalento, che la nostra testata aveva intervistato oltre due anni fa in occasione di un altro dossier: il Mediterranean assessment report, sull’innalzamento del livello del mare.

Sono state diverse le soluzioni avanzate, nel corso degli anni, da enti di ricerca e scienziati nel tentativo di fronteggiare, ma soprattutto prevenire, i roghi estivi. Due anni fa, per esempio, 120 sensori “anti fuoco” sono stati installati sugli alberi del Tacco e altri nell’area dell’Epiro, in Grecia. Numerose, altre strategie sono state messe in campo la scorsa estate, periodo record per le temperature elevate e  quantità di roghi ai danni di superfici verdi.

Professor Lionello, quali gli elementi di partenza dello studio appena pubblicato? Che cosa ne è emerso?

“Lo studio mostra che il pericolo di incendi nel Sud Europa è aumentato nel corso degli ultimi 40 anni. Inoltre, suggerisce che questo aumento stia vanificando gli sforzi fatti per la loro prevenzione e diminuendo l’efficacia degli interventi di spegnimento. Il pericolo di incendi è stato valutato considerando un indice che quantifica le condizioni meteorologiche favorevoli alla propagazione degli incendi. Questo indice è stato confrontato con le emissioni di anidride carbonica prodotta da combustione di biomasse, che rappresentano una misura degli incendi che si sono effettivamente verificati. Fino a una decina di anni fa queste due variabili non erano correlate, indicando che gli interventi di prevenzione e spegnimento erano stati in grado di compensare le situazioni di pericolo. Negli ultimi 10 anni, invece, con l’aumentare delle condizioni di pericolo, queste si sono effettivamente tradotte in un aumento degli incendi. Questo suggerisce che in numerose zone del sud Europa il livello di pericolo sia aumentato al punto che non è più possibile gestirlo con piena efficacia. Inoltre lo studio mostra che con l’amplificarsi del cambiamento climatico,  il pericolo aumenterà ulteriormente in futuro. L’Italia meridionale è tra le aree dove ci si attende un aumento marcato”.

Come potremo  cavarcela fra ondate di calore, stress idrici prolungati e inedite condizioni fitosanitarie?

“Il cambiamento climatico in atto determina su vari fronti condizioni di rischio che non hanno precedenti. Un rischio tuttavia non significa necessariamente eventi disastrosi se gestito adeguatamente. È possibile adottare soluzioni urbanistiche e architettoniche che mettano i cittadini in condizione di superare le ondate di calore riducendo i disagi, economizzare e ottimizzare l’uso delle risorse idriche, prepararsi a eventuali rischi sanitari. Le capacità di adattarsi al cambiamento in società ricche e tecnologicamente evolute sono notevoli, anche se non illimitate, e la loro efficacia diminuisce all’aumentare del cambiamento climatico. Quindi oltre a sviluppare strategie di adattamento è anche essenziale cercare di mitigare il cambiamento in atto e limitare il più possibile il riscaldamento globale”.

Solo nella scorsa estate, quella del 2022, nel Salento sono stati registrati circa 2mila e 400 interventi per domare gli incendi. In un’area che si colloca al penultimo posto in Italia per superficie boschiva…

“Non ho informazioni su questo dato… siamo certi siano tutti incendi boschivi? Credo che sia assodato che l’innesco è quasi sempre doloso se non addirittura colposo. In questo caso l’innesco non è legato di per sé alle condizioni meteo, che  sono quelle che successivamente ne determinano la facilità di propagazione. Ma ripeto che non ho dati sul problema”.

Quali potrebbero essere dei concreti interventi di mitigazione  del fenomeno?

“Ovviamente l’innesco è spesso determinato dalle azioni dei singoli cittadini e non da eventi casuali. Educazione ambientale e civica, senso di responsabilità per il territorio dove si vive, informazioni sui comportamenti pericolosi hanno pertanto un ruolo importante. In generale, esistono efficaci strategie di gestione e sorveglianza del territorio, integrate da servizi di allerta, disponibilità di mezzi e risorse per il pronto intervento. In alcune situazioni gli stessi incendi controllati possono essere utilizzati per ridurre le quantità di materiale combustibile presente nel terreno e prevenire eventi disastrosi”. 

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