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Nei palazzi del potere, vincitori e vinti ai tempi della cattiva politica

Dalla crisi economica alla fine del berlusconismo, dagli scandali regionali al governo Monti, dalla rielezione di Obama a Grillo, dalle primarie al trionfo di Perrone alle amministrative, tutti i personaggi del 2012 che si chiude

LECCE – I Maya hanno tradito e chi aveva riposto nella loro profezia l’unico appiglio di speranza per una vera pulizia della politica sarà rimasto deluso. Si chiude un altro anno tra i palazzi del potere, forse quello storicamente più orribile per quella che i filosofi greci ritenevano l’arte della res publica. Di pubblico, invece, ora restano i finanziamenti ai partiti, che ingolosiscono e fanno le fortune della Casta, che, nonostante la crisi, non vuole imparare dai suoi perpetui errori.

Inevitabilmente, tra i personaggi emblema (ovviamente in negativo) del 2012 resta Franco Fiorito, il “Batman”, ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio, finito in carcere con l’accusa di peculato. Ma a lui si accompagnano diversi loschi figuri che dell’utilizzo improprio delle risorse pubbliche sembrano averne fatto una missione: da Francesco Belsito a Luigi Lusi, da Vincenzo Maruccio a numerosi membri del consiglio regionale lombardo, guidato fino a qualche settimana fa dal “celeste” Roberto Formigoni, gli eccessi e gli abusi non resistono ad alcun colore politico.

Gli scatti dell’anno orribile della politica non possono escludere Nicole Minetti, rimasta suo malgrado l’elemento più rappresentativo della crisi del “berlusconismo” (nonostante il ritorno in sella del suo più abile interprete), ossia di un modo di intendere il legame col potere, che ha attraversato tutto il 2012; e ancora la fine prematura di alcuni governi regionali da quello di Renata Polverini (travolta dagli scandali, insieme al collega Formigoni), a quello di Raffaele Lombardo in Sicilia, passando per lo scioglimento anticipato dell’assemblea marchigiana.

Dentro questo quadro, nell’anno in cui la scena politica mondiale è stata dominata dalla riconferma del presidente americano, Barack Obama, e, in Europa, dal successo di Francois Hollande, dalla gestione Merkel e dalla crisi greco-ispanica, sulla scena italiana si è affermato il governo “tecnico” di Mario Monti. Il suo esecutivo ha mantenuto la nazione nel cerchio dell’euro (seppur a caro prezzo per gli italiani), facendole riacquistare una certa credibilità all’estero; ma al sovraccarico fiscale sono seguite scelte discutibili ed errori di singoli ministri spesso non all’altezza del proprio ruolo (il caso “esodati” e la controversa riforma lavoro gli esempi più lampanti).

È stato l’anno di Beppe Grillo, del consolidamento del suo movimento (al di là di qualche tentato scossone mediatico o polemica interna), con la vittoria di Federico Pizzarotti a Parma e l’ottimo risultato alle regionali siciliane. Nei 365 giorni, si è consumata la crisi di partiti e nomenclature, con l’affermazione fuori dai poli, a Palermo, di Leoluca Orlando, e di Flavio Tosi (senza Pdl), a Verona. Il Partito Democratico ha saputo recuperare consensi, con le primarie che hanno ridato fiato alla partecipazione ed hanno individuato in Pierluigi Bersani un leader condiviso e in Matteo Renzi un’alternativa per il futuro.

Ma la politica è anche e soprattutto territoriale. E c’è una storia tutto locale da raccontare, dove l’uomo dell’anno, nei palazzi del governo, è senza dubbio Paolo Perrone: il sindaco discusso, attaccato dai pezzi fuoriusciti dalla sua stessa maggioranza, con un Comune in difficoltà economiche, con la mossa coraggiosa delle primarie ha sfidato i detrattori, trasformando l’eccezione nel centrodestra in una citazione perfetta, un modello a cui rifarsi (solo idealmente, visto che a destra la consultazione dal basso resta ancora un caso unico più che raro).

Così facendo, Perrone ha sparigliato le carte, ha sbaragliato gli avversari, costringendo al rientro i dissidenti e all’accordo anche la grande rivale, Adriana Poli BortoneAdriana Poli Bortone (foto M.B.)-2-2-2-2, prima di assestare un successo al primo turno di proporzione spaventose alle amministrative di maggio.

Tra le figure più in difficoltà dell’anno che si chiude, c’è proprio la senatrice salentina, il cui appeal si è spento tra le vicende giudiziarie connesse alla sua gestione e lo strozzamento politico del “progetto meridionalista” mai decollato. Ha già annunciato che non si ricandiderà alle politiche, ma non sarà mai sofferta come scelta quanto l’accordo amministrativo “obbligato” con Perrone.

Chi non esce bene dall’anno che si chiude è il governatore pugliese, Nichi Vendola,bersani_vendola_napoli-2-2-2 che, nell’affannosa ricerca di rincorrere la leadership nazionale del centrosinistra, è sembrato lontano dalla gestione della Regione, che lo aveva con forza sostenuto e rieletto, erodendo alla radice il proprio consenso fino al flop delle primarie, che ne hanno ridimensionato le ambizioni. La sua perenne proiezione sugli scenari romani continua a tenere in scacco Viale Capruzzi (lo dimostrano alcune candidature di suoi assessori alle parlamentarie congiunte Pd e SeL), dove ormai da tempo c’è aria di smobilitazione e si attendono, prima o poi, dimissioni annunciate. In compenso, il proscioglimento giudiziario dalle accuse che gli venivano rivolte rappresenta un momento di soddisfazione umana, prima che politica.

In stand-by, invece, il governo provinciale di Antonio Gabellone, stretto nella morsa di una riforma delle province dichiarata, subita, poi rivista e infine decaduta, sul filo sottile della precarietà, dove, però, non si colgono colpi d’ala, ma una generica “normale amministrazione”. Il 2013 sarà di interlocuzione in attesa del responso delle urne fra due anni.

Per il resto, ci saranno le politiche, con tanti scenari ancora da comprendere e con le inevitabili contraddizioni, e, nel Salento, le amministrative per quattordici comuni. Con il rischio altissimo dell’astensione alla finestra. L’ancora di salvezza si chiama “buona politica”. Quella che guarda al futuro e cerca di andare incontro ai bisogni della gente. Senza accreditare pure il conto delle ostriche viaggianti, di gelati e lecca lecca. Un po’ marziana e lontana da quella terrestre.

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