rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Acqua bene comune, referendum su "diritto inalienabile"

Presso la facoltà di Economia si è svolto il seminario "Acqua bene comune, diritto indivisibile e inalienabile" per riflettere sulla gestione dell'acqua e sull'imminente referendum abrogativo

LECCE - Il referendum per l'abrogazione della norma per la privatizzazione dei servizi idrici è una questione particolarmente spinosa ma che non sembra trovare posto nell'agenda dei media principali. I cittadini sono chiamati al voto il 12 e 13 giugno ma si dubita su quanto la maggior parte di loro sia informata sulla questione. Questa mattina , presso la facoltà di Economia a Lecce, si è svolto un seminario di approfondimento e sensibilizzazione dal titolo "Acqua bene comune, diritto indivisibile e inalienabile".

Promotore dell'iniziativa è stato Fabrizio Vergori: "Intorno alle consultazioni referendarie si tenta di non far avere ai cittadini un'informazione adeguata così da ostacolarne il voto", ha spiegato, " l'economia globalizzata vuole rendere l'acqua un bene da utilizzare per profitto. Mi chiedo se sia veramente necessario che risorse come l'acqua per essere gestite al meglio debbano per forza seguire processi di privatizzazione".

E' stato questo il quesito dell'incontro al quale sono intervenuti diversi professori ed esperti di economia. Il primo contributo è stato quello di Rosario Lembo, presidente del comitato italiano "Contratto mondiale sull'acqua" e direttore dell'Università del bene comune: " L'acqua è un bene prezioso: non c'è elemento della vita quotidiana che non sia costituito d'acqua", ha dichiarato, "ma è ormai diventata una risorsa rara che ha acquisito un valore economico."

Il professore Lembo ha proseguito spiegando che, come risulta nella Dichiarazione mondiale dei diritti umani, l'acqua non è un diritto universale, come in teoria dovrebbe essere, ma è un bisogno e come tale, economicamente parlando, si distribuisce a seconda delle capacità d'acquisto. In poche parole bisogna pagare i costi necessari per accedere a questo bisogno.

In passato erano le società municipalizzate che gestivano il servizio idrico, senza scopo di lucro. Dal 2002 in Italia sono diventate società per azioni che hanno come obiettivo quello di fare profitto, mercificando così l'acqua. Un bene che potrebbe diventare l'oggetto del contendere di gare d'appalto nelle diverse regioni. "Se affidiamo l'acqua la mercato non avremo più la libertà nel gestire questo bene", ha concluso il professore Lembo.

Il secondo intervento è stato quello della professoressa di politica economica all'Università del Salento, Donatella Porrini, che ha invece posto la questione da un altro punto di vista: " Naturalmente non si può contestare che l'acqua arriva nelle nostre case attraverso una rete. Ci deve essere, quindi, una gestione economica di questo servizio: qual è il miglior metodo di gestione?".

La professoressa Porrini ha poi spiegato che l'art. 15 del decreto Ronchi, meglio conosciuto come decreto per la privatizzazione dell'acqua, chiede di limitare le società municipalizzate e la cattiva gestione dei servizi pubblici consegnando nelle mani di privati la gestione del settore idrico. Ma chi stabilisce che in questo caso la gestione sarebbe più efficiente? Il cittadino naturalmente, andando ad esprimere la sua opinione al referendum di giugno.

"Il monopolista privato caricherà sul prezzo della gestione sia l'investimento sia l'utilizzazione", ha continuato Margherita Ciervo, coordinatrice regionale "Acqua bene comune" e ricercatrice in geografia economica, "mentre il monopolio pubblico ha come obiettivo il bene comune. Privatizzare la gestione, quindi, significa che l'obiettivo primario sarebbe il guadagno." E' accettabile questo? Ognuno si sarà fatto una propria opinione, ed è giusto e doveroso esprimerla essendo chiamati al voto.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Acqua bene comune, referendum su "diritto inalienabile"

LeccePrima è in caricamento