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Al via piano di rientro sanitario: verso ultimo atto

Con la discussione nelle commissioni consiliari, si analizza il piano di riordino ospedaliero pugliese: entro il 15 febbraio la presentazione al governo nazionale per l'approvazione definitiva

BARI - Il piano sanitario pugliese, con la seduta congiunta di prima e terza commissione è al via. I dettagli dell'operazione, comunque da tempo noti, vengono nuovamente illustrati dagli assessori Michele Pelillo e Tommaso Fiore. Tagli da 2.200 posti letto in tutta la Regione e riconversione di 19 ospedali, con il ritorno del ticket di 1 euro su ogni ricetta, il blocco del turn-over del personale sanitario e il congelamento delle internalizzazioni nelle società in-house delle Asl per tre province (Bari, Lecce e Brindisi), col conseguente stop per altri 2.200 persone.

Dal punto di vista politico, il piano verrà discusso in consiglio giovedì e venerdì, con il probabile voto favorevole anche del centrodestra, per salvaguardare i conti della Regione e lo sblocco di 500 milioni aggiuntivi dal Fondo sanitario nazionale. Sono tuttavia noti i malumori anche interni alla maggioranza, esplicitati da una serie di manifestazioni avverse al piano di riordino e alle chiusure di specifici ospedali. È prevista, pertanto, nelle prossime ore, la convocazione della cabina di regia, voluta dall'assessore Tommaso Fiore (probabile che ci sia anche Vendola) con i gruppi consiliari per comprendere dove saranno possibili ritocchi al piano, che il prossimo 15 febbraio passerà sotto l'osservazione del governo nazionale.

Il Pd ha presentato degli emendamenti al piano e ci sarebbe qualche spiraglio di possibile intesa su alcuni punti. La discussione potrebbe vertere sul tentativo di ridurre gli ospedali tagliati, agevolando un percorso di trasformazione dei nosocomi in strutture intermedie. Ma gli spazi per i compromessi sembrano ristretti, anche in virtù delle misure obbligate dell'intera operazione di riordino.

Greco: "Marino e Vendola prendono impegni-fotocopia da sei anni"
"Fa piacere sapere che il presidente della commissione Sanità, Dino Marino, oggi prenda l'impegno di ‘intervenire sui modelli organizzativi (a partire dal personale), sui ricoveri impropri, sulle modalità delle forniture di beni e servizi del Ssr e sulla spesa farmaceutica'. Peccato che Marino non ricordi che questi sono gli stessi impegni che, allora in veste di responsabile sanità dei Ds, dichiarò già assunti con il Patto per la salute 2006: lo scrisse perfino in un intervento mandato ai giornali". Sono le dichiarazioni del coordinatore regionale della Puglia prima di tutto, Salvatore Greco, a margine della discussione nella commissione sanità sul piano di riordino ospedaliero.

"Quello che oggi la giunta Vendola dice essere un piano di lacrime e sangue imposto dal governo Berlusconi - spiega Greco - altro non è che l'elenco delle inadempienze di questa amministrazione rispetto agli impegni presi cinque anni fa, dalla verifica della appropriatezza dei ricoveri alla rete di assistenza territoriale".

"A fine 2008 inoltre - prosegue - il Piano regionale di salute aveva già previsto la riduzione dei posti letto fino a 4,5 per mille abitanti, riduzione che però è rimasta sulla carta: se Vendola avesse dato seguito agli impegni che ha fatto diventare legge regionale, nel 2006 e nel 2008, oggi la ulteriore diminuzione fino a 4 non sarebbe stata così ‘dolorosa': sono soltanto alcune delle inadempienze che oggi deve spiegare ai pugliesi".

"Il riordino del settore - insiste Greco - è rimasto sulla carta perfino sotto il profilo meramente normativo: nel 2006 la giunta si impegnò a varare un testo unico delle norme in materia di sanità entro fine 2008, ma ancora a dicembre 2010, nel Dief, è stato ammesso che niente è stato fatto. Anzi: si è approfittato per stanziare 50mila euro in più per consulenze, finalizzate appunto a colmare il ritardo. Di questo Vendola e tutto il centrosinistra, Pd in testa deve dare conto, e non soltanto a chi lo ha votato".

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