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Esulta il centrodestra. Giliberti mette le mani avanti: "No a inciuci"

La sentenza del Consiglio di Stato che ribalta i rapporti di forza nel consiglio comunale di Lecce ha scatenato una valanga di commenti

LECCE – La sentenza del Consiglio di Stato che attribuisce al centrodestra la maggioranza in consiglio comunale, ha automaticamente scatenato una valanga di commenti. Esulta il centrodestra, come era già avvenuto dopo il verdetto di primo grado da parte del Tar Puglia.

“Sono stato sempre convinto – ha dichiarato l’avvocato Pietro Quinto, che era uno dei legali del collegio del centrodestra – che la interpretazione evolutiva dell’Ufficio Elettorale di Lecce, che, disattendendo la consolidata giurisprudenza amministrativa e le istruzioni ministeriali, aveva attribuito illegittimamente al Sindaco Salvemini il premio di maggioranza, contrastava con il tenore letterale e logico sistematico, giurisprudenziale dell’art. 73  decimo comma del Testo Unico degli Enti Locali. Anche il riferimento ad una sentenza della III Sezione contenuta nel provvedimento dell’Ufficio Elettorale era frutto di un’errata lettura della decisione, che si limitava a ribadire la definizione del voto valido nel procedimento elettorale, inteso come sommatoria dei voti di lista e di quelli conseguiti dai candidati sindaci nel primo turno. I giudici di Palazzo Spada nella motivazione della sentenza danno atto altresì, respingendo le eccezioni di incostituzionalità sollevate da controparte, che l’art. 73 è conforme ai principi costituzionali con riferimento all’importanza del principio di rappresentatività ed al rispetto del voto degli elettori”.

Del pool di avvocati ha fatto parte anche Daniele Montinaro, già consigliere comunale e molto vicino a Mauro Giliberti: “Il supremo organo di giustizia amministrativa afferma che il principio di democrazia rappresentativa su cui si fonda il nostro ordinamento non può essere sacrificato su alcun altare. Sono sempre stato convinto della chiarezza letterale ed interpretativa della norma. Una esaltante esperienza professionale a servizio della giustizia”.

Da parte del candidato del centrodestra alle scorse amministrative, poi sconfitto al ballottaggio, Mauro Giliberti arriva uno stop a qualsiasi ipotesi di maggioranze costruite in aule: “Abbiamo più volte segnalato punti del nostro programma condivisibili, a partire dai parcheggi. Abbiamo offerto collaborazione sul filobus e tanti altri temi. La nostra mano tesa è sempre stata snobbata. Adesso chiunque sostenga questa amministrazione lo fa solo per attaccamento alla poltrona. La nostra posizione è chiara: no agli inciuci”.

Secondo l'ex sindaco, Paolo Perrone, l'esito del ricorso del centrosinistra non poteva che essere il respingimento: "L'onestà intellettuale di Carlo Salvemini avrebbe dovuto suggerirgli di dichiarare ai leccesi sin dal primo giorno di aver ricevuto un mandato a metà. Senza dubbio sindaco di Lecce, ma con una composizione del consiglio comunale tale da obbligarlo a governare senza poter ignorare il programma del centrodestra. Si è trattato comunque di un colpo inferto alla regolare vita democratica della istituzione comunale leccese, visto che è rimasto in piedi per dieci mesi un consiglio illegittimo e visto che è servito così tanto tempo per avere giustizia. Cosa sarebbe successo a parti invertite? Salvemini avrebbe accettato il verdetto o avrebbe inscenato il funerale sfilando con la bara della democrazia per le vie della città? È chiaro che si apre adesso una fase delicata per l'ente e per la città. Il pallino è nelle mani di Carlo Salvemini che dovrà rispettare questo verdetto da un punto di vista politico e amministrativo oppure trarre altre conseguenze”.

Riguardo ai possibili scenari, la visione nel centrodestra non appare unanime: " Personalmente ritengo – ha dichiarato Adriana Poli Bortone - che i cittadini siano stufi sia dell'assenza di ideologia, sia di partiti ben strutturati, sia di ricorso alle urne troppo frequente e disorientante per la molteplicità delle leggi elettorali che non aiutano certamente a scegliere né lo schieramento, né tante volte il candidato. Per il caso specifico di Lecce, la sentenza era pressoché scontata, come pressoché scontato, immagino, che sarà il percorso che l'attuale amministrazione vorrà fare per essere coerente con quanto detto agli elettori leccesi al momento del ballottaggio. Per cui, il sindaco dovrebbe rivolgersi ai consiglieri per individuare una maggioranza su obiettivi condivisibili, ma non certo sul programma complessivo”.

L’orientamento della ex sindaca di Lecce appare condiviso dal coordinatore regionale di Forza Italia, Luigi Vitali: "Da oggi i lavori del Consiglio comunale non potranno che risentire della cosiddetta anatra zoppa, con una maggioranza di colore politico diverso da quello di cui è espressione il Sindaco. Ciò significa che lo stesso Sindaco dovrà agire rispettando e seguendo le indicazioni della maggioranza di centrodestra. Altrimenti dovrà assumersene le responsabilità"

Luigi Mazzei, coordinatore provinciale, crede invece che sia doveroso un ritorno alle urne: “Ora siamo convinti che il sindaco Salvemini debba compiere l'atto conseguente consentendo ai cittadini di esprimersi su chi dovrà governare la Città di Lecce per i prossimi anni con una maggioranza certa e indiscutibile”.

Ancora più categorici della necessità di una nuova tornata elettorale Leonardo Calò e Mario Spagnolo, rispettivamente segretario provinciale e cittadino delle Lega: “Lecce è e rimarrà una città di centrodestra – scrivono in una nota -. Adesso, ci aspettiamo le immediate dimissioni del sindaco Salvemini e di tutta la sua giunta così da consentire ai cittadini di tornare al voto quanto prima. Lecce ha bisogno di una amministrazione competente e stabile per affrontare i reali bisogni dei cittadini che, in questi mesi, loro malgrado, hanno dovuto subire quanto deciso non nelle urne ma in altre e più oscure stanze”.

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