Le esigenze del turismo e quelle della fede: tra Comune e curia si cerca una mediazione
La scarsa accessibilità delle chiese resta uno dei punti deboli della città. Nell'imposta di soggiorno una soluzione, ma non è solo una questione economica
LECCE – Per l’assessore al Patrimonio, Attilio Monosi, si tratta di una vicenda prossima ad un primo risultato, per Antonio Torricelli di un “fallimento dell’amministrazione”, per Paolo Cairo di Lecce 2017 la dimostrazione della necessità di un progetto complessivo, per Carlo Salvemini (gruppo misto, promotore di Lecce Città Pubblica) di una questione “imbarazzante” che mette a nudo l’assenza della politica.
Comunque la si veda, il tema dell’apertura – o meglio, della chiusura - delle chiese leccesi a beneficio dei visitatori, si trascina da almeno 15 anni. Non perché il problema non ci fosse da prima, ma per il semplice motivo che l’appeal turistico del capoluogo salentino è maturato ed esploso proprio in questo lasso di tempo, mettendo per contro in luce tutte le “falle” del sistema dell’accoglienza e della promozione culturale, che vanno dalla ancora scarsa conoscenza delle principali lingue straniere, alla fruibilità di luoghi che altrove sarebbero sfruttati meglio.
Per cercare di comprendere le ragioni dello stallo si è riunita questa mattina la commissione consiliare Cultura, con la partecipazione degli assessori Luigi Coclite (Turismo, Cultura e Marketing) e, come si diceva, Attilio Monosi. Fino ad oggi soltanto iniziative ad hoc hanno consentito l’accesso in determinate occasioni e così sarà anche nell’imminente fine settimana pasquale, al di fuori degli orari delle liturgie.
Il nodo è anche quello economico: chi paga il personale che la curia vuole comunque sia interno? Il Comune adesso è disposto a mettere sul tavolo una parte dei proventi dell’imposta di soggiorno, ma l’assessore Monosi non ha nemmeno escluso l’ipotesi di un biglietto unico d’ingresso per tutti i luoghi di culto della città sapendo però che il vescovo, Domenico D’Ambrosio, non è favorevole perché le chiese sono innanzitutto dei fedeli.
Non solo, la linea del vescovo, sin dal suo arrivo, è stata improntata a rendere più sobria l’azione pastorale, in sintonia con il messaggio francescano: meno scenografia, insomma, e più solidarietà. Lo disse chiaramente, ad esempio, il 24 agosto del 2012 al termine della processione per i santi patroni in un discorso molto sferzante nei confronti del potere. Ma la sua severità non è mai stata rivolta solo all’esterno della curia: proprio oggi, concludendo la solenne messa del Crisma in Cattedrale ha invitato tutti i fedeli alla processione di Cristo Morto e dell’Addolorata che partirà domani dalle 19.30 dalla chiesa di Santa Teresa, aggiungendo di voler mettere ordine a tutte le iniziative sparse per la città che si svolgono con poche decine di partecipanti.
Non solo. Come già accaduto lo scorso anno, anche questa sera, saranno solo tre le chiese del centro storico aperte in occasione dei “Sepolcri”, quelle cioè sede di parrocchie: Cattedrale, Santa Croce e San Matteo. Il vescovo, infatti, non vuole che venga confusa la pratica devozionale che si esplica nella partecipazione ai riti presso una sola chiesa, con la passeggiata per le vie della città. In questo modo D’Ambrosio ha inteso separare il sacro dal profano, la fede dalla movida perché l’apertura serale di tutte le chiese della parte antica della città era diventata nel corso degli ultimi anni occasione di intrattenimento con migliaia di persone tra vicoli e piazzette.
Una posizione, quella del vescovo, che si è articolata anche nel diniego offerto in più circostanze allo svolgimento di manifestazioni musicali: l’assessore Coclite ha ricordato che in un passato non troppo remoto, piazza Duomo faceva da sfondo alla sessione estiva della stagione lirica. L’apertura dei luoghi di culto, invitante biglietto da visita per i turisti, è del resto un’esigenza della città, ma il punto d’incontro non è scontato: il Comune, che pure è proprietario delle chiese di Sant’Irene e Sant’Anna, non è certo intenzionato ad una contrapposizione plateale.
Ecco quindi che per giovedì prossimo, quando la commissione ritornerà a trattare la questione, ci si attende la partecipazione di un delegato vescovile per discutere di un protocollo d’intesa che garantisca un “minimo sindacale”. Tagliato un primo traguardo, si potrà guardare oltre: l’amministrazione potrebbe finanziare con l’imposta di soggiorno anche interventi straordinari di recupero dei beni ecclesiastici, vittime della mancata manutenzione che si traduce talvolta anche in pericolosi cedimenti.