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Martedì, 19 Marzo 2024
Politica

Migranti, il vero nodo è l'inclusione sociale dopo i progetti di accoglienza

Al convegno organizzato da Arci anche la direttrice centrale dello Sprar. Al termine dei progetti molti rifugiati cadono nelle mani degli sfruttatori nei campi

LECCE – Bisogna correggere l’attuale proporzione tra strutture di prima e seconda accoglienza dei migranti, ad oggi sbilanciata sulle prima: sono circa 90mila infatti i posti disponibili nei centri di accoglienza straordinaria in Italia, tre volte quelli esistenti nei progetti del sistema di protezione dei rifugiati e richiedenti asilo.

Eppure i Cas, lo dice la loro stessa denominazione, dovrebbero essere solo il filtro che precede la sistemazione ordinaria e presentano anche delle differenze dal punto di vista degli standard dei servizi offerti. Daniela Di Capua, direttrice del servizio centrale Sprar, ha dunque auspicato un cambio di passo: “C’è una discrasia tra prima e seconda accoglienza, lo Sprar dovrebbe avere maggiori numeri perché dovrebbe consentire alle persone di proseguire quel percorso di integrazione che i Cas non possono garantire”.

L’intervento della responsabile nazionale - nel corso delle celebrazioni organizzate da Arci Lecce alle Officine Cantelmo di Lecce per la Giornata mondiale del rifugiato - ha fatto accenno anche a quelle che potrebbero essere le prossime novità: presso il ministero dell’Interno, infatti è stato istituito un tavolo di coordinamento per la definizione di “un percorso che possa andare verso un sistema unico dell’accoglienza, una filiera che comprenda tutte le tappe oggi percorse dalle persone che hanno bisogno di protezione internazionale. Dunque stabilizzare la rete Sprar uscendo dalla logica della continua partecipazione ai bandi e lavorare perché i progetti, all’interno di standard qualitativi verificabili, vengano stabilizzati”.

I lavori, moderati dal giornalista Danilo Lupo, sono stati aperti dalla presidente di Arci Lecce, Anna Caputo che ha sottolineato la possibilità di trasformare in normalità ciò che da altre parti si vuol far percepire come emergenza: “All’interno delle comunità salentine che accolgono migranti non si è mai verificato alcun problema di tolleranza ed è stata accolta serenamente l’inclusione sociale ed economica dei migranti che Arci accompagna nel loro percorso. Questo perché l’associazionismo e il no-profit sono un valore aggiunto in tema di accoglienza. A questo proposito, l’auspicio è che la retorica dell’emergenza non preluda alla creazione di grandi holding dell’accoglienza, non faccia di un così delicato passaggio nella vita di queste persone un motivo di business economico con la scusa dei numeri crescenti”.

All’incontro hanno partecipato anche Giulia Cazzella, vice prefetto e presidente della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale con competenza sulle province di Lecce, Brindisi e Taranto,che  ha segnalato come il Salento sia un territorio virtuoso nei termini dei tempi d’attesa della certificazione dello status di rifugiato. Tra la richiesta da parte della persona in cerca di protezione e l’audizione in commissione passano circa sei mesi, un tempo considerato adeguato. In un anno e mezzo circa, ha spiegato alla folta platea di operatori di Arci, sono state ascoltate circa tremila persone: “L’intervista con il richiedente è un momento bellissimo in cui si realizza con grande empatia un confronto che non è un interrogatorio. Abbiamo sentito tantissime storie da questi ragazzi, e posso dire che ogni storia, ogni persona è un caso a sé”.

La presenza di alcuni sindaci di comuni (Tricase, Trepuzzi, Campi Salentina, Salve, Patù), dove sono attive struttura di Arci per i progetti Sprar ha arricchito il dibattito Antonio Coppola, primo cittadino di Tricase, ha ribadito la necessità di considerare il migrante come un risorsa di enorme valore, anche di fronte al fenomeno dell’invecchiamento della popolazione salentina. Vincenzo Passaseo, sindaco di Salve, il primo comune salentino per tasso di emigrazione e il terzo per tasso di immigrazione, ha testimoniato quanto i migranti abbiano “rivitalizzato la nostra comunità”. “Bisogna trovare forme – ha detto Passaseo – per integrare anche dal punto di vista lavorativo questi ragazzi, che hanno poco più che venti anni, e questo credo che debba essere un impegno per il prossimo futuro”.

A chiusura degli interventi, il sociologo Antonio Ciniero ha ricordato il risultato di ricerche e studi dell’Università del Salento che hanno dimostrato come i migranti, anche dopo l’uscita dai progetti Sprar, continuino a considerare le sedi e gli operatori Sprar come punti di riferimento, a conferma del buon funzionamento di questo segmento della rete di accoglienza. “I problemi reali sorgono quando i soggetti escono dai progetti Sprar perché non si attivano processi territoriali di interazione. Ciò porta a fenomeni come l’assorbimento nel settore della raccolta agricola, i cui braccianti sono, nel Salento, per circa il 70 per cento titolari di protezione internazionale provenienti da progetti Sprar di tutta Italia”. L’assessore Alessandro Delli Noci ha portato i saluti dell’amministrazione comunale, mentre Valeria Pastorelli quelli del prefetto di Lecce, Claudio Palomba, impegnato a Roma.

Informazione e musica

Alle 19 sarà proiettato il documentario “Santi Caporali”, realizzato dal regista salentino Giuseppe Pezzulla nel ghetto di Rignano Garganico, nel foggiano. Si tratta di un lavoro che documenta i meccanismi di sfruttamento della manodopera degli immigrati nella raccolta del pomodoro in Puglia. Seguiranno i concerti de “Le Lion d’Afrique”, gruppo musicale che affonda le sue origini nella tradizione Griot, l’esibizione del coro “Made in world”, composto da ragazzi rifugiati e richiedenti asilo residenti in provincia di Lecce, accompagnate da spettacoli di giocoleria e animazione per i bambini, e la human library. Durante la manifestazione sarà presente uno stand di cucina etnica, con pietanze preparate dai beneficiari dei progetti Sprar, e una mostra dei lavori realizzati nelle attività laboratoriali che i ragazzi hanno frequentato nell’ambito dei progetti di accoglienza integrata.

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