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Laboratori di analisi, Asl diserta l'incontro: sindacati sul piede di guerra

La riunione stata rinviata. L'accusa: "Non viene rispettato l'accordo preso con il presidente Michele Emiliano. Decisioni unilaterali dei dirigenti"

LECCE – Un’attesa snervante e i sindacati abbandonano la direzione generale della Asl di Lecce. È accaduto ieri pomeriggio. I vertici della sanità locale si sono scusati per l’imprevisto e hanno aggiornato la riunione - tesa a dare un’informativa sulla chiusura dei laboratori d’analisi dei distretti di Campi Salentina, Nardò e Martano – al pomeriggio del 31 gennaio.

Poco male ma, al netto del contrattempo, la rivendicazione degli esponenti sindacali è di più ampio respiro: la Asl non rispetterebbe, infatti, il protocollo del 20 dicembre, firmato con il presidente Emiliano, che prevede il coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori nelle fasi operative di applicazione del piano di riordino ospedaliero.  “In base a quell’accordo – spiega Floriano Polimeno di Fp Cgil - dovrebbe esserci una doppia cabina di regia, a livello regionale e locale, con la diretta partecipazione dei sindacati: non se ne può fare a meno, specialmente nel caso di decisioni che possono avere ripercussioni sul servizio reso all’utenza e sull’organizzazione del lavoro”.

Il sindacalista fa riferimento alla decisione dell'azienda sanitaria di mantenere, nei nosocomi dei tre comuni, il solo centro per i prelievi ematici, demandando le analisi dei campioni di sangue all’esterno, quindi alle strutture dell’ospedale Vito Fazzi e della Cittadella della Salute di Lecce. I dettagli tecnici dell’operazione sarebbero stati discussi (osserva Polimeno) in riunioni operative a porte chiuse ed il cronoprogramma delle procedure da seguire non è noto. Almeno per il momento, perché l’informativa della Asl dovrebbe far chiarezza proprio sui dettagli sconosciuti, ricomponendo il puzzle nei pezzi mancanti.

Di certo c’è solo la chiusura dei laboratori di analisi mentre rimangono in piedi i punti di accettazione, prelievo e consegna dei referti. L’allarmismo, a detta dei tre direttori, non è quindi giustificato perché in buona sostanza cambia poco per l’utenza finale, né la riorganizzazione complessiva dovrebbe prestarsi a strumentalizzazioni politiche.  Al contrario, puntualizzano Melli, Sanguedolce e Pastore, il nuovo modello andrebbe a tutto vantaggio dei pazienti.

“Se le cose stanno così, sono più che contento – osserva il referente sindacale – ma noi siamo all’oscuro di molti passaggi e ci opponiamo alle decisioni unilaterali che non ci sono state neppure comunicate in modo chiaro”. Sul punto, la stessa Cgil agli inizi di gennaio ha inviato una diffida alla Asl.

Gli fa eco il collega di Fsi, Francesco Perrone: “Non si può fare un gruppo di lavoro di cessazione dei servizi dei laboratori di analisi e far confluire servizi e prelievi su una Cittadella della salute che già oggi implode e domani esploderà per il carico di lavoro in arrivo da Martano e Campi Salentina: quella struttura dovrà essere nuovamente accreditata per mantenere i nuovi standard? A nostro giudicio manca la concertazione su molti aspetti del programma di riordino: sul versante occupazionale, ad esempio, dobbiamo essere informati rispetto ai trasferimenti ed alla ricollocazione dei tecnici di laboratorio, dei medici e dei biologi”.

E ancora, chiede Polimeno: “L’azienda sanitaria sta cambiando il volto dei centri che effettuano, mediamente, 100 prelievi al giorno, ma sarà ancora in grado di garantire una risposta tempestiva, anche nel giro di mezz’ora, dei risultati delle analisi? L’azienda ha a disposizione le automediche per il trasporto degli emoderivati?”.

E le sigle sindacali, fondamentalmente, vogliono sventare il rischio che l’utenza – nei casi più estremi e urgenti - sia costretta a rivolgersi a strutture private, pagando di tasca propria una prestazione finora offerta dal sistema sanitario pubblico.

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