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Passa l'aumento dell'Imu. Stangata natalizia da 3,7 milioni di euro

Il consiglio comunale, con 21 voti a favore e 7 contrari, ha approvato le nuove aliquote. Il sindaco e l'assessore al Bilancio ribadiscono l'inevitabilità della manovra. L'opposizione non ci sta: "Nascosta la verità sui conti"

LECCE - Che non ci sarebbero state sorprese, al momento del voto sull'aumento delle aliquote Imu, si era capito nel corso delle sedute della commissione Bilancio e dal tenore delle dichiarazioni apparse nelle ultime settimane sugli organi di informazione: per l'amministrazione comunale, e di conseguenza per la maggioranza di cui è espressione, il ritocco al rialzo non poteva essere evitato, stante la riduzione oltremodo penalizzante dei trasferimenti dallo Stato (meno un milione e 700mila euro) e l'incertezza su alcune entrate, come quella - pari a 2 milioni stimati - derivante dal condono Tarsu rispetto al quale si è ancora in attesa di conoscere il parere del ministero delle Finanze. 

Si è detto deluso, dispiaciuto e mortificato, l'assessore ai Tributi, Attilio Monosi, consapevole di essere venuto meno ad una delle solenni promesse elettorali più qualificante: quella di non aumentare le tasse. Il sindaco, Paolo Perrone, ha invitato l'aula a riflettere sul fatto che la metà dei Comuni italiani si è ritrovata costretta a ricorrere all'unico strumento di prelievo fiscale a propria disposizione e che il vero avversario degli enti locali è la politica del governo centrale.

Ma la morale della storia non cambia: il conguaglio della tassa sugli immobili che si deve pagare per metà dicembre sarà più oneroso per i cittadini leccesi.  Nella seduta odierna del consiglio comunale l'aliquota ordinaria è stata ufficialmente portata al massimo consentito passando dal 10 per mille al 10.6. Quella sulla prima abitazione è tornata al 4 per mille, dopo la riduzione di un punto formalizzata nella seduta del primo di agosto. Sono stati 21 i voti a favore, 7 quelli contrari.

L'aumento del gettito previsto, è di un milione e 700mila euro per l'aliquota ordinaria, di poco meno di due milioni per la prima casa. La minoranza ha votato contro, accusando il governo cittadino di aver a lungo nascosto le reali condizioni delle finanze dell'ente, di aver sempre rifiutato lo studio di qualsiasi contributo da parte dei consiglieri di opposizione e di aver, anzi, vantato un risanamento dei conti. Del resto, il punto di vista del centrosinistra è diametralmente opposto: i quattrini ricevuti dallo Stato sono gli stessi che arrivavano quando era in vigore l'Ici, il vero problema è una spesa corrente che è cresciuta vorticosamente negli ultimi anni arrivando a toccare i 120 milioni di euro. L'assessore Monosi ha già annunciato, in relazione alla previsione per il 2013, un taglio di 17 milioni.

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