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Autovelox, tensione in aula e alla fine salta la seduta

La riunione delle tre commissioni per esaminare il caso del bando di gara affidato a una ditta privata si chiude alle 10,30. Presente per un'audizione una donna alla quale è stata ritirata la patente

Sarebbe dovuta passare nella memoria come una delle riunioni di commissione più corpose della storia di Palazzo Carafa, per via della contemporanea presenza di ben tre commissioni consiliari, quella Traffico (presidente Walter Liaci) e le due di Controllo e garanzia (presidenti Wojtek Pankiewicz e Daniele Montinaro). Quasi una sorta di Consiglio comunale, considerata la nutrita schiera di consiglieri dei vari partiti e movimenti, richiamato per discutere della scottante vicenda degli autovelox. In realtà, dopo appena un'ora e mezza di dibattito, non privo di momenti di tensione, tutto si è arenato per l'assenza del numero legale. Quando, intorno alle 10,30, il consigliere di An Angelo Tondo ha richiesto la verifica, per una singola poltrona il numero è venuto a mancare. E sul tavolo sono rimaste diverse questioni.

Com'è noto, non solo presso l'opposizione, ma anche nella maggioranza alcuni consiglieri sono allarmati per l'utilizzo degli strumenti di rilevazione in città e per le conseguenze già generate e che si potrebbero sviluppare in seguito, alla luce delle multe fin qui elevate e delle patenti ritirate. Sotto questo profilo, il dibattito doveva vertere principalmente sul bando di gara e sulla convenzione riguardante l'autovelox. Diversi le contestazioni, anche in seno alla stessa maggioranza di centrodestra. Basti pensare alla campagna condotta da Vittorio Solero di Alleanza nazionale. Insomma, per dirla con Pankiewicz (Centro moderato), "perché appaltare il servizio? Se la polizia municipale di Lecce ha bisogno degli autovelox, dovrebbe acquistarli. Sembra infatti assodato che una ditta privata abbia interesse nell'elevare contravvenzioni - dice ancora il consigliere e presidente di commissione -, anche in virtù delle percentuali che percepisce. Perché, piuttosto di questo sistema, non pagare un canone fisso?". Una domanda che non sembra, al momento, aver trovato una risposta.

Nella sala riunioni del Municipio di Lecce erano presenti anche l'assessore Lucio Inguscio ed il comandante dei vigili urbani, Raffaele Urso. Sulla base del regolamento, a titolo di audizione, è stata ascoltata una delle "vittime" degli autovelox. Una donna che s'è vista ritirare la patente e che manifesta oggi seri problemi a raggiungere il luogo del lavoro, a Taranto. Il marito, che a sua volta lavora a Brindisi, esce molto prima, la mattina, e quindi ha difficoltà anche a raggiungere la fermata dei bus, dato che nessuno può accompagnarla. E' una delle sette persone alle quali è stata ritirata la patente, di recente, sulla Lecce-Brindisi. All'origine di tutto, un cartello - quello del limite dei 50 chilometri orari - che sembra quasi apparire e scomparire di continuo. Quel giorno di fine settembre la donna pare viaggiasse a bordo di una 500 vecchio modello. Avrebbe, con quell'auto, superato i 100 chilometri orari. Il dibattito s'è però fermato quando è stato richiesto il numero legale. Era venuto a mancare. "Ad alcuni esponenti della maggioranza la questione deve aver infastidito", è stato il laconico commento di Pankiewicz. Fine della corsa. Per il momento.

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