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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Emergenza profughi dal Nord Africa: “Gonfiate la tasche di alcuni”

Teresa Bellanova, del Pd, interviene con durezza dopo la chiusura dei centri, preannunciata da tempo, che accoglievano i migranti provenienti dai paesi coinvolti principalmente dalla guerra in Libia: "Basta col business"

LECCE – La fine ufficiale della cosiddetta “emergenza Nord Africa” rischia di creare nuove tensioni. Lo dice in una nota la parlamentare Teresa Bellanova, rieletta alla Camera dei deputati nella fila del Pd. Il 28 febbraio, infatti, è scaduta la proroga di due mesi concessa agli uomini e alle donne che, fuggendo dai conflitti della “primavera araba” si sono riversati sulle coste italiane, senza nemmeno beneficiare dell’asilo politico. L’assistenza offerta nel Salento a circa 150 persone è terminata con una “buonuscita” di 500 euro, ma il rischio conclamato è che, dopo la chiusura dei centri di accoglienza, si finisca a girovagare per strada, senza un tetto dove ripararsi.

“In sostanza – spiega l’esponente democratica -, si pone fine ad un’emergenza per crearne inevitabilmente un'altra, che presumibilmente si concretizzerà in una nuova galassia di micro-conflitti fra poveri. Quella che oggi fallisce, come già denunciato più volte, è quella strategia dell'emergenza permanente che in Italia vanta una ormai lunga tradizione. Il metodo è quello di creare emergenze, l'unico risultato è quello di gonfiare alcune tasche. Abbiamo da tempo evidenziato come la problematica dei flussi migratori non presenti di per sé le caratteristiche della straordinarietà, trattandosi di un fenomeno non solo ormai ordinario, ma di cui già si conoscono le prospettive di incremento costante nei decenni a venire”.

La riflessione si allarga poi al tema dell’accoglienza e dell’integrazione delle persone provenienti da paesi poveri o addirittura in guerra: “Il modello adottato fin'ora è stato quello della pura, inutile e costosa assistenza. Una sedicente integrazione perseguita però attraverso le più classiche strategie dell'esclusione. Abbiamo assistito ad un proliferare di nuovi ghetti, realizzati il più lontano possibile dai centri abitati e dal tessuto sociale residente. Totale assenza di servizi come l'intermediazione culturale, l'assistenza legale, l'insegnamento della lingua e quant'altro. In compenso, però, si è generato un interessante volume d'affari per pochi, selezionatissimi e italianissimi fruitori".

Quale proposta allora? “Oggi è impossibile pensare di potere ancora mantenere il business delle emergenze. Occorre elaborare al più presto una politica dell'ordinarietà, costruendo una rete stabile di interazione con quel no-profit che dispone di elevatissime competenze nella gestione dei flussi migratori. Una rete in grado di realizzare un modello capace di affrontare in maniera strutturale un fenomeno assolutamente ordinario nella società-mondo, presente e futura. L'unico modello in grado di fronteggiare anche gli eventi straordinari che la storia non cesserà mai di consegnarci”.

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