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Nel vivo del corteo, la posizione del Binario 68: “Istituzioni complici dei neofascisti”

Una nota del centro sociale espone il punto di vista della realtà antagonista che ha animato il grosso della manifestazione di sabato pomeriggio, durante la quale si sono registrati momenti di tensione e alla quale hanno fatto seguito aspre polemiche

LECCE – Chiamato in causa come protagonista del discusso corteo antifascista di sabato, e dei momenti di tensione che hanno fatto tanto discutere scatenando un’ondata di polemiche e critiche – l’esplosione di petardi e le scritte sui muri hanno lasciato uno strascico di veleni in città -, il centro sociale “Binario 68” espone la propria posizione, rivendicando il valore politico della manifestazione e stigmatizzando il comportamento di quegli esponenti politici locali che hanno partecipato al raduno di CasaPound. Di seguito il testo integrale pubblicato sul proprio sito.

“Partecipata e determinata è stata la risposta degli antifascisti e delle antifasciste che ieri a Lecce hanno attraversato gran parte della città, esprimendo una ferma opposizione al raduno di Casapound che, non avendo agibilità politica per le strade e i quartieri di Lecce, si è dovuto rifugiare in un paesino alle porte della città, circondato da forze dell’ordine. Più di cinquecento persone da tutta la Puglia e non solo, hanno espresso con decisione il rifiuto di ogni forma di fascismo, sessismo, razzismo e omofobia, chiara manifestazione del fatto che nelle città non c’è spazio per i fascisti”.

“Il corteo ha saputo proseguire con tenacia, muovendosi lungo il percorso che si era prefissato, nonostante qualche momento di tensione dovuto alle forze dell’ordine in tenuta antisommossa che volevano bloccare il passaggio dei manifestanti per evitare che si procedesse verso i cosiddetti obiettivi ‘sensibili’ (Tribunale, Prefettura, Comune). Le istituzioni locali, complici dei neofascisti, sono, infatti,  le prime responsabili dell’arrivo della feccia in città. Questo il corteo lo sapeva bene, ed ha saputo additare pubblicamente con incisività e rabbia il tacito consenso delle istituzioni e la vergognosa partecipazione al raduno fascista di esponenti politici locali, come il consigliere regionale Congedo e l’ex sindaco e senatrice Poli Bortone, nonché la presenza del leghista Borghezio, il quale nel frattempo dichiarava che l’antifascismo è un residuo archeologico del secolo scorso . Non è ben chiaro a Borghezio  che per i fascisti come loro non c’è nessun futuro e nessuna agibilità e che invece l’antifascismo è vivo più che mai, oggi come ieri, oggi come domani”.

“La Lecce antifascista si è riappropriata, dunque, nella giornata di ieri, delle strade e delle piazze riempiendole di contenuti e pratiche che parlano di antifascismo in senso più ampio, inteso come resistenza e lotta quotidiana contro la costruzione delle grandi opere (dalle montagne NoTav alle coste NoTap), contro la violenza e gli abusi delle forze dell’ordine (vedi l’uccisione del diciassettenne Davide Bifolco a Napoli), contro chi sfrutta e specula sulle nostre vite, contro chi distrugge i nostri territori, contro chi ci rinchiude in gabbia.  I giornali locali hanno tentato di demonizzare il corteo parlando di imbrattamento e deturpazione, laddove invece c’è solo una città che sta riprendendo vita e a cui non va più bene essere una città-vetrina, manipolata dai soliti quattro politicanti. Ci teniamo a precisare che le pratiche espresse dal corteo sono la minima reazione verso un’intera città che ha lasciato spazio e che è rimasta in silenzio, accettando come se nulla fosse, il raduno nazionale di Casapound”.

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