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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Ciclo dei rifiuti, il rischio del business per gli impianti di compostaggio

Il consigliere regionale del Pd, Sergio Blasi, auspica una iniziativa pubblica per riqualificare le piattaforme di Campi Salentina, Melpignano e Ugento

LECCE – Gli impianti di compostaggio come business per i privati: per scongiurare questa deriva il consigliere regionale del Pd, Sergio Blasi, sollecita una regia pubblica. Di seguito un suo intervento.

“Nelle ultime settimane, il mercato sta prendendo il posto della politica sul tema della chiusura del ciclo dei rifiuti nel Salento. Dal megaimpianto leccese, a quello di Surbo, all’impianto di Galatone, a quello di Neviano, si susseguono gli annunci di progetti di siti dove avviare il compostaggio anaerobico della frazione umida della raccolta differenziata. Questi progetti portano con sé, immancabilmente, oltre alla mission del riutilizzo del rifiuto, quella della produzione di energia elettrica dai gas provenienti dai processi di lavorazione. Una produzione che viene descritta come necessaria per rendere sostenibili gli investimenti. Ciò non fa altro che segnalare l’emergere di un nuovo potenziale business, appetibile per il privato ma ancora una volta dannoso per le comunità”.

“Allora è il momento di muoversi dall’inerzia perché solo l’intervento pubblico può farsi carico della chiusura del ciclo dei rifiuti in maniera sostenibile per il territorio. Serve ricordare a tutti che sul fronte della produzione di energia elettrica il nostro territorio è già sovrautilizzato: il tema, semmai è come ridurre l’impatto delle produzioni energetiche, a partire dalla centrale di Cerano, le cui ricadute sulla salute dei salentini sono drammatiche e continue”.

“La mia proposta è nota: ristrutturare le piattaforme per la selezione dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata presenti a Ugento, Melpignano e Campi Salentina. Quegli impianti, costruiti con soldi pubblici e mai entrati in funzione (o che hanno funzionato per brevi periodi), avrebbero certamente bisogno di una ristrutturazione, ma nel giro di 8 mesi sarebbe possibile trasformarli in impianti di compostaggio aerobico funzionanti a pieno regime, in grado di assorbire il rifiuto umido del proprio bacino di riferimento. Senza affiancare alla mission del riutilizzo della frazione umida quella della produzione di energia elettrica”.

“Accompagnato alle compostiere di comunità, nei comuni dove è possibile realizzarle, questo schema rappresenterebbe una chiusura ottimale e assolutamente sostenibile del ciclo dei rifiuti. L’Agenzia regionale sui rifiuti, del resto, avrebbe proprio questo compito: elaborare una seria e oculata programmazione sotto la regia pubblica, per evitare ancora una volta il saccheggio di risorse economiche e ambientali a solo danno delle comunità e dei cittadini”.

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