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Congresso Pd, anche Blasi chiede di fermare lo “scempio”. E Piconese lo sfida

Alla vigilia del voto a Lecce, dove ci sono in palio 19 delegati, il segretario regionale sollecita un intervento drastico della Commissione nazionale di garanzia. Il candidato al momento in testa replica: "Venga nei circoli, invece di disertarli"

LECCE – Scontro finale sul congresso provinciale del Partito democratico. Alla vigilia del voto nel circolo di Lecce, nel quale sono in palio ben 19 delegati, il segretario regionale Sergio Blasi chiede ufficialmente a Luigi Berlinguer – presidente della Commissione nazionale di garanzia - un intervento risolutivo dopo giorni di polemiche e veleni sulle anomalie nel tesseramento in molti comuni del Salento.

Salvatore Piconese, il candidato che per il momento è in testa davanti a Vincenzo Toma,  Alfonso Rampino e Edoardo Santoro non ci sta e  sfida Blasi a presentarsi, già domani, nel capoluogo: “Nel momento in cui la politica vive una fase di crisi tanto a livello istituzionale che di militanza, Blasi, per il ruolo che ricopre, dovrebbe partecipare ai congressi, invece di disertarli, e così si renderebbe conto della qualità degli interventi e della partecipazione”.

Una nuova fibrillazione scuote dunque il campo democratico e gli effetti, questa volta, rischiano di essere dirompenti “Si fermi lo scempio e si ripristini la politica – così Blasi ha chiuso la sua missiva indirizzata per conoscenza anche ai quattro candidati alla segreteria nazionale, Giuseppe Civati, Gianni Cuperlo, Matteo Renzi e Gianni Pittella -. Prima che il silenzioso abbandono di tanta gente per bene risulti come il ritirarsi della marea che lascia sulla sabbia solo gli ossi di seppia”.

L’intervento dell’ex sindaco di Melpignano è arrivato quando oramai i marosi sembravano passati. Anzi, la messa al margine della Commissione provinciale di garanzia, di fatto esautorata dall’arrivo nel Salento della responsabile regionale, Loredana Legrottaglie, faceva pensare che la strada verso il congresso dell’8 novembre fosse oramai in discesa. E invece il colpo di scena, che alcune indiscrezioni motivano con la sconfitta che si andava profilando per il candidato sostenuto da Blasi, Alfonso Rampino, che era stato tra l’altro il primo a sollevare, in conferenza stampa, il nodo dei pacchetti di tessere.

Da allora il tono è cresciuto fino a diventare scontro in campo aperto: da una parte il gruppo di Piconese che, forte dell’organizzazione e del lavoro avviato già nella primavera scorsa, ha respinto al mittente tutte le accuse motivandole con la resistenza al cambiamento di cui lui si sente interprete rispetto alla vecchia classe dirigente, dall’altra le altre aree, seppur con sfumature diverse, che hanno a più riprese richiamato l’attenzione su diversi circoli dove le anomalie sarebbero diventate irregolarità palesi. Alberto Morassut, deputato renziano inviato nel Salento a toccare con mano la situazione, è ripartito con grande preoccupazione per quanto sentito e letto nei verbali.

piconese1-2E proprio dai riscontri interni è partito Sergio Blasi per spiegare al sua richiesta: “Cronache e testimoni di diverse provenienze raccontano in questi giorni cosa sono diventati in alcuni casi i circoli del mio partito. Dibattiti congressuali tenuti di fronte a pochi iscritti, seguiti da votazioni a cui partecipano file di decine e decine di tesserandi in gran parte sconosciuti alla militanza o all’attivismo. Tutto sotto la regia di locali mercenari della politica. Sono cartoline che ci giungono dalla decadenza di un partito nel quale più che congressi si stanno celebrando primarie tra notabilati, condite da conferenze stampa nelle quali sono ormai consueti gli insulti ai compagni di partito e ai rappresentanti politici e istituzionali (esplicito il riferimento alle parole di Gabriele Abaterusso nei confronti di Salvatore Capone, ndr)”.

“Chi punta a ottenere, servendosi di queste pratiche deleterie, un risultato numerico ma senza qualità – ha proseguito il segretario regionale - si macchia di un peccato infamante: costringere alla fuga dal nostro partito le migliori energie dei territori in cui facciamo politica. È un errore drammatico che pagheremo tutti nelle urne a causa della smarrita credibilità nei confronti di militanti ed elettori: un effetto che si verificherà al di là dell’affermazione di questo o quel candidato alla segreteria nazionale nelle primarie dell’8 dicembre”. 

Piconese vede la partita in modo diametralmente opposto: “Mi sorprende questo atteggiamento ingeneroso nei confronti della dinamica congressuale, nella quale si stanno spendendo le migliori risorse che il territorio salentino possa in questo momento offrire”. E ora il “caso Lecce” è definitivamente nelle mani di Berlinguer. In attesa della decisione finale domani si aprirà l'assemblea di Lecce: anche in questo caso è stata segnalata una corsa massiccia al tesseramento last minute. Il dibattito potrebbe diventare incandescente: la posta in palio è molto alta, si è detto, e potrebbe alla fine rivelarsi determinante se l'iter congressuale dovesse, nonostante la richiesta odierna, andare avanti. 

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