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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Nardò

Boncuri ancora chiusa. Dopo il passo indietro della Provincia, la Cgil accusa

Dal sindacato, l’attacco alla scelta dell’ente di non mantenere l’impegno preso nel tavolo prefettizio sul tema del miglioramento dell’accoglienza dei lavoratori stagionali: “Sul tema non possono esserci speculazioni politiche”

LECCE – “Se fosse un’intricata matassa, sarebbe più facile scoprire l’inizio e la fine del filo: invece il percorso che dovrebbe portare all’organizzazione dell’accoglienza dei braccianti di Nardò sembra una strada senza né capo né coda”: il giudizio della Cgil provinciale, attraverso le voci della segretaria confederale leccese, Antonella Cazzato, e il segretario generale Flai Cgil Lecce, Antonio Gagliardi, sulla vicenda della mancata riapertura della masseria Boncuri, è netto e non lascia spazio ad interpretazioni.

I rappresentanti sindacali spiegano che, qualche giorno fa, il tavolo prefettizio aveva visto tutte le parti convergere sull’accordo di impegnarsi nell’adeguamento e riapertura della Masseria Boncuri per offrire un posto di ricovero, per lo meno dignitoso, ai lavoratori stranieri già arrivati, o in arrivo nei prossimi giorni, per lavorare nelle campagne: “Ma qualcosa – chiariscono - evidentemente ancora non va. E vorremmo sapere perché. La Provincia di Lecce, al tavolo di lunedì scorso, aveva dichiarato il proprio impegno per migliorare le condizioni di accoglienza e di lavoro, potenziando anche il centro per l’impiego di Nardò con l’aumento della presenza di personale”.

“Dopo pochi giorni – proseguono -, apprendiamo dalle notizie della stampa che la Provincia potrebbe fare un passo indietro e che pare non si senta in grado di mantenere gli impegni. Una vicenda che, per noi, ha dell’incredibile, se pensiamo che oggi, a estate inoltrata, non c’è ancora un accordo su una questione di civiltà, che avrebbe invece dovuto vedere in sintonia, da mesi, le istituzioni e le parti sociali: quella di garantire condizioni di dignità e di legalità per delle persone che vengono a lavorare stagionalmente nel nostro territorio”.

I sindacalisti sottolineano come ciò che al buon senso comune potrebbe apparire “scontato” per qualcuno non lo è affatto: “I lavoratori – domandano - sono già nei campi? Bene, che dormano all’ombra degli ulivi, sdraiati sui cartoni, sfruttati dal lavoro nero e dal caporalato. Perché stiamo tornando indietro, anziché andare avanti su una strada che, pur tra tante difficoltà, si stava dimostrando quella giusta?”

La Cgil ritiene che questo tema non possa essere condizionato da “speculazioni politiche”: “Non possiamo accettare – chiariscono - che Masseria Boncuri, che il lavoro e la vita di centinaia di persone, diventino strumento di un gioco sporco di chi vuole mettersi di traverso nei confronti della giunta regionale. Inoltre: qualcuno ha posto un’assurda questione della sicurezza, come a voler dire che i lavoratori stranieri che alloggerebbero a Boncuri rappresentano un pericolo per la comunità”.

“Perché – chiedono dalla Cgil - far fare questa magra figura ai cittadini neretini che di certo non hanno mai manifestato sintomi di xenofobia? E ancora: per quali ragioni una struttura destinata all’alloggio temporaneo dei braccianti stagionali dovrebbe essere gestito come un Cie, impiegando impropriamente le forze dell’ordine h24?”.

Paradossi” e “assurdità” che si starebbero palesando in questi giorni, come quella di voler di fatto “ostacolare la regolarizzazione di una parte dei lavoratori che, per la legge italiana, possono ottenere il permesso di soggiorno solo se hanno un regolare contratto di lavoro: “Come fanno – s’interrogano dalla Cgil - queste persone a regolarizzare la loro posizione se non si incentiva la regolarizzazione della loro condizione lavorativa? E, in ultimo, chiediamo a quanti stanno ostacolando il percorso virtuoso avviato nel nostro territorio: dove alloggiano oggi i lavoratori impegnati nelle campagne di Nardò e dove alloggeranno quelli che arriveranno fra pochi giorni per la stagione più intensa della raccolta?”.

“Stiamo facendo, forse, troppe domande – concludono -, ma noi le risposte che riteniamo giuste le abbiamo già date. Ora tocca ad altri esprimersi, una volta per tutte, con chiarezza”.

 

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