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Poligono di Frigole, Falco Accame sollecita una bonifica accurata

Il 28 è in programma la seduta della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito: si attendono gli esiti delle analisi del sopralluogo del 28 marzo, per il presidente della Anavafaf ci sono già le condizioni per un intervento

 

LECCE – Falco Accame, presidente Associazione nazionale italiana assistenza vittime arruolate nelle forze armate e familiari dei caduti, sollecita pubblicamente, e con dovizia di dettagli, la bonifica del poligono di Torre Veneri, che di recente è tornato alla ribalta per i timori rispetto ad una presunta emergenza ambientale che sarebbe stata appurata anche dagli stessi membri della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito. Questo indipendentemente dall'utilizzo del letale metallo pesante, che è stato sempre smentito dai responsabili della struttura militare.

Nel marzo scorso, infatti, i componenti dell’organismo parlamentare hanno effettuato un sopralluogo disponendo anche delle analisi ad un perito, i cui risultati dovrebbero essere resi noti nella seduta che la commissione ha convocato per il 28 di questo mese: saranno presenti anche l’assessore all’Ambiente del Comune di Lecce, Andrea Guido, e un rappresentante dell’associazione Lecce Bene Comune.

Accame scrive: “Quanto è emerso dalle indagini compiute sul poligono di Torre Veneri in Puglia, nonostante la segretazione degli atti, desta non poche preoccupazioni perché sono in gioco questioni che riguardano la salute del personale, questioni che vanno oltre la tematica della segretazione. L’intensissima attività svolta finora nel poligono non ha dato corso, purtroppo, ad alcuna bonifica effettiva nel senso che sono state finora effettuate solo delle spolverate in superficie (raccolta bossoli e residui bellici). Inoltre nel caso di impiego del poligono da parte di forze straniere, si generano particolari incertezze anche per la possibilità che gli utenti stranieri si avvalgano solo di autocertificazioni ed effettuino essi stessi delle “bonifiche” (in quanto ciò impedisce controlli sulle armi impiegate).

“Tenendo conto del fatto che  nel poligono sono state utilizzate armi anti-carro, di calibro di oltre 100 millimetri (in particolare armi da 105 millimetri), è sorto il problema del conficcamento nel terreno di queste armi ad una profondità che può raggiungere il metro e superarlo. Inoltre non è da escludersi che siano stati usati missili anticarro con dispositivi di guida al torio. Ed il personale è stato impiegato senza le necessarie misure di protezione (tute apposite, filtri, maschere, guanti, occhiali, sovrascarpe)”.

“Nelle zone di lancio occorre effettuare bonifiche effettive, cioè con impiego di ruspe che eseguono movimento terra a un metro, un metro e mezzo di profondità.  Operazione tra l’altro delicata perché nel terreno sono conficcati dei proiettili. Il terreno sollevato va poi lavato con potenti getti d’acqua  e solventi e l’acqua inquinata va raccolta in appositi cassoni metallici da ubicare in luoghi appositi. Bisogna porre finalmente rimedio alla grande incuria con cui è stata trattata questa problematica, con la quale non si è assicurata una sufficiente salvaguardia personale”.

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