rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

"Il bullo è un vigliacco da stanare": il questore Laricchia in piazza con gli studenti leccesi

La campagna di sensibilizzazione ed educazione contro la cyberviolenza, "vita da social", fa tappa in piazza Sant'Oronzo. "Negli anni sono raddoppiati i reati online contro la persona, facciamo attenzione"

LECCE – Con il cyberbullismo c’è poco da stare tranquilli: 2 studenti italiani su 3, infatti, sono vittime di violenze virtuali. Il dato in sé desta una certa preoccupazione, al punto che la Polizia postale, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e il Garante per l’infanzia, ha lanciato l’iniziativa di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi “Vita da social”.

La campagna educativa nazionale è giunta ormai alla 6° edizione e oggi ha fatto tappa a Lecce. In piazza Sant’Oronzo, questa mattina, si sono radunate le scolaresche della provincia per affrontare un tema di grande attualità.

Come noto, infatti, gli adolescenti fanno un massiccio uso dei social network, al punto che 1 su 4 posta almeno un selfie al giorno. La navigazione in rete espone i più giovani a innumerevoli rischi e la polizia postale è sempre al lavoro per stanare i "bulli” di turno che si accaniscono on-line, come nella vita reale, aggregando intorno a sé gruppi di ragazzi violenti.

L’esposizione costante a questi fattori di rischio ha fatto sì che i reati contro la persona raddoppiassero nel tempo: dai 104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 208 casi trattati nel 2018. Le vittime, è bene ricordarlo, sono tutte comprese nel delicato range tra i 14 e i 17 anni.  

I poliziotti oggi hanno colto l’occasione per ammonire i ragazzi sui pericoli nascosti nei selfie. Quella dell’autoscatto, infatti, è diventata una vera e propria mania dei teenager che si fotografano in ogni circostanza, spesso senza prestare attenzione  al contesto.

Ecco che il selfie viene scattato mentre si è alla guida del motorino o in macchina. E a cimentarsi con queste pratiche sono prevalentemente i maschi, verso i vent’anni, con un rendimento culturale o accademico o molto basso o, paradossalmente, molto elevato.

Le immagini postate a getto continuo dicono molto di sé stessi, della propria identità e spesso rivelano dettagli preziosi sul contesto, sui luoghi frequentati, sulle abitudini dei propri famigliari.

Ecco perchè l’attenzione dei famigliari sulle abitudini di navigazione degli adolescenti deve restare molto alta. “Bisogna prestare attenzione ai giovani, soprattutto se trascorrono molto tempo chiusi in camera da soli, adottando però atteggiamenti non giudicanti. I ragazzi vanno accolti nelle loro fragilità e una repressione eccessiva, da parte dei genitori, rischia di produrre un effetto boomerang: il giovane si chiude in sé stesso e rifiuta di chiedere aiuto ad un adulto vicino”, spiega la dirigente del compartimento Polizia postale di Bari, Ida Tammaccaro.

La dirigente elenca una serie di comportamenti che posso sfociare in reati messi in atto sulla rete: tra questi la creazione di profili fake mirati a rubare l’identità altrui; forme di molestia che rientrano nel cyberbullismo; l’hate speech ovvero le forme di comunicazione aggressiva fino ad arrivare al reato più grave, ovvero il tentativo di adescare i minori on-line.

“Questo genere di comportamenti esistono nella vita quotidiana con la differenza, però, che nella rete trovano una grande cassa di risonanza – aggiunge la Tammaccaro -. Le campagne di sensibilizzazione aiutano molto. Internet ci offre molte opportunità ma dobbiamo imparare a muoverci in un contesto che è nuovo sia per noi che per i nativi digitali. È importante, infatti, rendere i giovani consapevoli dei rischi, insegnargli a riflettere sugli effetti potenzialmente lesivi di alcuni comportamenti”.

Secondo le indagini della polizia postale, poi, vi sono delle correlazioni con il contesto familiare. Esiste, ad esempio, una certa prevalenza di soggetti provenienti da famiglie con titolo di studio più modesto tra quelli più propensi al selfie pericoloso, il cosiddetto “daredevil selfie”. Al contrario i ragazzi che si limitano a postare non più di un selfie a settimana di solito hanno genitori più istruiti.

 “La vita dei nostri ragazzi si svolge sui social: questo è un dato di fatto con cui dobbiamo fare i conti. Sui social si gioca anche una partita importante sul versante del loro equilibrio psicologico: i “mi piace” e gli attestati di approvazione sui social network sono fondamentali per loro e quindi è necessaria la vicinanza delle famiglie anche per aiutare i teenager ad affrontare le tempeste psicologiche che possono nascere nelle community virtuali”, spiega il questore di Lecce, Leopoldo Laricchia.

Cosa fare nel caso dell’azione di un bullo? Il questore invita i ragazzi a rivolgersi subito ai genitori per sporgere denuncia, recandosi in un ufficio di polizia. Gli agenti interverranno immediatamente per bloccare il fenomeno, spesso con successo.

“Il bullo è un vigliacco – aggiunge Laricchia -, uno che attacca un soggetto più debole e poi aggrega attorno a sé un gruppo che continua a bersagliare la vittima. Il gruppo sulla rete può essere composto da migliaia di persone e questo effetto amplificatore di internet è devastante perché fa sentire il ragazzino una nullità. Le denunce sono fondamentali perché gli agenti riescono sempre sui social a risalire ai colpevoli, bloccando subito il fenomeno ed è importante una reazione anche del mondo scolastico. I bulli sono pochi, il problema è il branco ed è lì che bisogna intervenire”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Il bullo è un vigliacco da stanare": il questore Laricchia in piazza con gli studenti leccesi

LeccePrima è in caricamento