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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Canone accessi provinciali: "Serfin restituisca somme"

L'opposizione di centrodestra alla Provincia attacca le disposizioni del presidente Pellegrino: "La ricognizione degli accessi carrabili sulle strade provinciali realizzata in maniera aribtraria"

Il canone sugli accessi alle strade provinciali continua a scatenare le polemiche del gruppo consiliare all'opposizione della Provincia di Lecce. L'introduzione del canone da parte dell'amministrazione provinciale, come evidenziato dal presidente Giovanni Pellegrino, "risponde alla necessità di una regolamentazione degli accessi carrabili alle strade provinciali al fine di garantire una maggiore sicurezza di questi tratti stradali e di risolvere situazioni di illegalità". Nelle intenzioni, quindi, questa misura si propone di risolvere il problema dell'occupazione del suolo pubblico in maniera tale da sanare l'accesso carrabile dove la situazione si può regolarizzare, e mettere in evidenza situazioni di abusivismo per le quali è necessario trovare una soluzione.

L'incarico della ricognizione degli accessi e della riscossione del canone è stato affidato alla società Serfin, in seguito alla presentazione da parte di quest'ultima di un progetto che prevedeva l'utilizzazione di lavoratori socialmente utili. L'importo del canone annuo ammonta a 15,49 euro, ma la riscossione riguarda gli ultimi 5 anni per cui la somma complessiva richiesta negli avvisi di accertamento della Serfin, si aggira intorno gli 80 euro. La messa in atto concreta di questa diposizione, produce, secondo l'opposizione provinciale, numerose situazioni che danneggiano gli interessi dei cittadini destinatari della richiesta di pagamento del canone.

Nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamattina presso la sala consiliare di Palazzo dei Celestini, il consigliere forzista Raffaele Baldassarre, ha spiegato le ragioni hanno spinto l'opposizione a sollevare la questione all'interno dell'ultimo Consiglio provinciale. "Innanzitutto - esordisce Baldssarre - le nostre critiche sono rivolte all'evidenza che la ricognizione degli accessi carrabili sulle strade provinciali è stata realizzata in maniera assolutamente arbitraria, poiché non si è tenuto conto dei numerosi riferimenti legislativi che stabiliscono che il canone non è dovuto per i semplici accessi, carrabili o pedonali, quando siano posti a filo con il manto stradale e, in ogni caso, quando manchi un'opera visibile che renda certa l'occupazione del suolo pubblico. La richiesta di pagamento è quindi stata indirizzata, in maniera indiscriminata, anche a coloro che non sono in alcun modo tenuti al pagamento del canone. Per questo motivo, è necessario procedere l'immediata restituzione delle somme riscosse indebitamente dalla Salfin".

"Inoltre - continua Baldassarre - dal momento che la responsabilità è soprattutto della Provincia, che si è dimostrata incapace di gestire e di coordinare la ricognizione, in modo da procedere ad una riscossione indirizzata esclusivamente a coloro che effettivamente si trovano nella situazione che giustifica il pagamento, abbiamo chiesto e ottenuto un impegno da parte della maggioranza a rivedere il sistema di attribuzione dell'onere del canone, escludendo coloro che hanno un ingresso a raso".
"Ma - polemizza Baldassarre - tutto questo sarebbe dovuto avvenire prima, perché in un paese civile prima si stabiliscono in maniera specifica e dettagliata i criteri di attribuzione degli oneri amministrativi e solo dopo si procede alla richiesta di riscossione"- Ma le critiche dell'opposizione non si fermano con le parole di Baldasarre e continuano nelle osservazioni avanzate dal consigliere Antonio Gabellone: "in primo luogo questa misura, così com'è stata messa in atto, va a penalizzare soprattutto le fasce più deboli della popolazione, intervenendo in una realtà, come quella salentina, in cui molo spesso gli accessi che si affacciano sulle strade provinciali sono semplici orti. Cosa dovrebbe fare e quanto dovrebbe pagare un proprietario di più piccoli terreni, magari ognuno con più accessi?"

"In secondo luogo - conclude Gabellone - a partire dalla stipulazione della convenzione nel 2002, la provincia ha finanziato la Serfin con una cifra annua di circa 500mila euro, contando di recuperare gli importi investiti attraverso la riscossione della somma complessiva derivante dalla riscossione del canone. Ma ora che la Serfin è tenuta a restituire le quote non dovute, si creerà un buco nelle finanze dell'azienda che andrà a pesare sul bilancio della Provincia, determinando un importante capitolo di spesa prodotto dalla cattiva gestione di questa amministrazione".

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