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Caos Fse: "Contratti da rispettare e anomalie in busta paga". Lavoratori pronti a fermarsi

"Non abbiamo ancora visionato il piano industriale e vogliamo far rispettare il contratto nazionale di riferimento": Cgil, Cisl e Uil annunciano lo sciopero. Pronti a partire con i ricorsi

LECCE - Braccia incrociate il 3 maggio: le organizzazioni sindacali hanno infatti indetto, per quella data, lo sciopero di tutto il personale di Ferrovie Sud Est. Si fermeranno gli autisti, i macchinisti, i capotreni, il personale amministrativo e gli operai delle officine, impiegati in tutta la Puglia.

Nel solo Salento si contano 400 lavoratori. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal hanno deciso di passare alle maniere forti perché le criticità segnalate nei mesi non sarebbero state risolte. Le rivendicazioni dei sindacalisti riguardano soprattutto “il mancato rispetto del contratto autoferrotranvieri, la mancata presentazione del piano industriale e le azioni unilaterali decise dall’azienda”.

L’azione delle parti sociali è mirata a ristabilire corrette relazioni industriali: una richiesta già avanzata all’amministratore delegato Luigi Lenci e che sarebbe caduta nel vuoto.

Entrando più nel dettaglio, i nodi da sciogliere sono numerosi.

Sul piatto delle rivendicazioni pesa, innanzitutto, la questione del piano industriale che rimane ancora da visionare: “Di conseguenza, noi non riusciamo a comprendere quale sia la direzione che ha intrapreso Fse, quali investimenti intenda fare e come si muoverà sul versante dell’organizzazione del lavoro”, precisa Francesco Demarindis, segretario provinciale Uiltrasporti.

Tanti gli interrogativi rimasti aperti dopo l’acquisizione da parte del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane (Fsi). Quest’operazione, che ricordiamo è avvenuta nel novembre 2016, ha permesso il salvataggio industriale di Fse avviata verso il dissesto a causa dei debiti accumulati pari, ormai, a quasi 300 milioni di euro.

I sindacalisti di Cgil, Cisl e Uil oggi invece richiedono la completa applicazione del contratto di riferimento, quello degli autoferrotranvieri, e continuano a lamentare presunte anomalie in busta paga. “Ogni mese rileviamo differenze salariali relative agli accantonamenti per il Tfr, alle diarie, alle ore di straordinario oppure alle trasferte. Questa situazione, nonostante le nostre ripetute lamentele e le rassicurazioni dell’azienda, non è mai stata risolta e si trascina da due anni”, chiarisce Giovanni Conoci di Fit Csil.

I lavoratori salentini, circa 200 sui 400 impiegati da Fse, sono pronti a partire con i ricorsi gerarchici “proprio a causa del mancato rispetto del contratto e di questi problemi in busta paga”, aggiunge il collega di Filt Cgil, Giuseppe Guagnano.

Ma non finisce qui. I due esponenti delle categorie di Cgil e Cisl puntano il dito anche contro “la decisione di ristrutturare le autolinee, presa senza consultare le organizzazioni sindacali e che al momento sembra produrre degli sprechi”.

“Fse ha unificato le residenze degli autobus a Lecce, portandole da 11 a 7 – commenta Guagnano -: le residenze incidono però molto sulla vita dei lavoratori perché legate ai turni e agli orari di lavoro. I dipendenti hanno presentato domanda di accettazione della residenza ma noi ancora non conosciamo i relativi turni di lavoro”.

Lecce fa i conti, poi, con un problema specifico. Ovvero quello della lavorazione, nell’officina della stazione, degli autotreni a trazione diesel, Atr-220. I sindacalisti avevano già lanciato l’allarme allorché l’azienda aveva annunciato di voler inviare nel Salento questi treni, non appena avesse terminato i lavori di elettrificazione della rete ferroviaria nel barese. La manutenzione degli Atr richiederebbe officine attrezzate nel territorio perché quella del capoluogo, stando a quando spiegato dai sindacalisti, non sarebbe attrezzata allo scopo.

“Sono a rischio non solo 30 posti di lavoro, perché la manutenzione dovrà essere fatta altrove, ma temiamo anche per le ricadute occupazionali sull’indotto. Avevamo già chiesto a Fse di individuare nello scalo di Surbo il luogo giusto per adibire una nuova officina. Ma, neppure su questo punto, abbiamo ottenuto riscontro”, conclude Demarindis.

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