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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Casarano sotto la cappa mafiosa? Il prefetto esige controlli stringenti

Dopo l'omicidio di Augustino Potenza, consiglio monotematico. Claudio Palomba: "Il silenzio è spesso peggiore dello stesso episodio criminale"

CASARANO – Si percepiva una tensione trattenuta nell’aula consiliare del Comune di Casarano oggi, in occasione della seduta monotematica convocata dopo gli sconvolgenti fatti criminosi che hanno insanguinato la città. All’ordine del giorno i temi della legalità e della criminalità. La mafia, dunque, al centro del dibattito condotto dal sindaco Gianni Stefàno alla presenza del prefetto Claudio Palomba.

La partecipazione dei cittadini è stata straordinaria: visi tirati e bocche cucite ad affollare gli scranni dell’aula, il respiro trattenuto involontariamente al solo sentire la parola chiave: mafia. Per quanto sdoganato e abusato questo termine continua a provocare un certo effetto: sa di morte e di bombe, di estorsioni e paura, sa di silenzio e connivenza. Sa di tutto quello di cui non conviene parlare.

Eppure, per quanto sommerso e invisibile, il fenomeno tutto italiano che ha sgretolato il Sud Italia, ritorna prepotentemente con l’eco di uno sparo. Quello che, per intenderci, si è avvertito in città in un giorno qualunque di ottobre alle 18.00 circa. Un noto pregiudicato morto ammazzato sotto gli occhi sbarrati e attoniti della città. La mafia è tornata a sparare? La pax mafiosa è già finita?

“La modalità e le tempistiche dell’attentato ad Augustino Potenza suonano come un campanello d’allarme – ha spiegato in apertura della seduta il primo cittadino -: sono il segno che qualcosa sta cambiando in città e che dal furto in abitazione si stia passando a crimini più gravi, dalla rapina a mano armata fino all’omicidio. Io credo che siamo ancora in tempo per combattere e prevenire il fenomeno, ma le istituzioni da sole possono poco: è necessario che ciascun cittadino faccia la propria parte e che l’autorità giudiziaria e le forze dell’ordine ci riservino un’attenzione particolare, diversa da quella data sinora”.

Dei 18 colpi di kalashnikov nell’ora di punta si è occupata anche la giornalista Marilù Mastrogiovanni che, dalle colonne del suo giornale on-line Il Tacco d’Italia, ha cercato di risalire ai piani alti della criminalità organizzata che muoverebbe i fili dei recenti eventi criminosi. L’amministrazione comunale non ha reagito con filosofia e ha ribattuto all’inchiesta della collega in modo insolito: affiggendo dei manifesti con cui invitata i cittadini a reagire, perché “Casarano non è mafiosa”. I sindacati sono insorti per difendere il diritto di cronaca e l’operato della giornalista; i colleghi hanno fatto quadrato intorno a lei sottoscrivendo una lettera che è stata letta durante il Consiglio comunale e che invita l’amministrazione a non ricorrere alla caccia alle streghe nei confronti dei giornalisti, “chiudendo in maniera inequivocabile questa vicenda e desistendo dalla minaccia di querela”.

Il primo cittadino ha replicato a tono: “L’inchiesta poggiava su dati falsi e noi siamo stati additati come mafiosi o collusi; ben venga la stampa che mantiene un occhio vigile su ciò che accade sul territorio, ma l’amministrazione ha il dovere di difendersi per tutelare l’intera comunità. Se i pozzi dell’informazione sono inquinati, l’opinione pubblica rischia di essere deviata”.

L’intervento di apertura di Stefano non è stato accolto con tutti gli onori dall’intero Consiglio. Le sue parole sono state giudicate di una “banalità allarmante” dal consigliere di minoranza Attilio De Marco che, con la voce rotta dalla tensione emotiva, ha voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

“Questa amministrazione comunale ha dimostrato permeabilità alle infiltrazioni criminali. È stata silente in alcune occasioni ed ha reagito tardivamente. È ora di dirci la verità. Ed è sintomatico il fatto che se la siano presa con una giornalista che ha scritto il 60 o 70 percento delle cose che i cittadini già sapevano”. Il consigliere ha colto anche l’occasione per spiegare ai presenti di non essere lui il consigliere comunale intercettato al telefono con lo stesso Augustino Potenza nell’ambito di una indagine dell’antimafia. De Marco ha attacca anche il primo cittadino in merito alla gestione dei rifiuti nei Comuni dell’Aro9; il sindaco ha rilanciato: “Con il bando di gara abbiamo risparmiato 7 milioni di euro di cui 1 milione e mezzo a beneficio del solo comune di Casarano”.

I successivi interventi dei consiglieri in aula hanno smorzato i toni. Tra l’imbarazzo generale di chi rifiutava l’etichetta di “mafioso” affibbiata, indirettamente, ad una intera comunità e chi ha rilanciato la versione di Casarano come polo produttivo e laborioso di una buona fetta del Sud Salento, c’è stato anche chi ha proposto di lavorare sul rilancio economico della città, messa in ginocchio dalla crisi, per sottrarre alla criminalità il controllo delle fasce più deboli, ottenuto con il classico schema lavoro in cambio di acquiescenza.

La seduta ha visto la partecipazione di alcune associazioni impegnate sul fronte della legalità, come “Libera” di Don Ciotti e ed il comitato “Casarano Libera” rappresentato da Marco Mazzeo che ha invitato Gianni Stefano a chiarire i termini della questione della citata intercettazione telefonica che vedrebbe coinvolto un consigliere comunale.

L'assemblea cittadina si è conclusa con le solide esortazioni di Claudio Palomba: “Questa è una battaglia che si vince solo restando uniti, ma la presenza mafiosa in città non significa che l’intera comunità sia coinvolta. Di sicuro le autorità giudiziaria ha accertato la presenza di organizzazioni criminali in una parte del Salento e serve la collaborazione di tutti: non vi chiedo di fare gli eroi ma di ricordare che il silenzio è spesso peggiore dello stesso episodio criminale”.

Il prefetto ha proposto di sottoscrivere e mettere in atto anche per Casarano il protocollo di sicurezza integrata predisposto per Gallipoli nella primavera del 2016. In più ha chiesto al sindaco una stringente e costante collaborazione: “L’amministrazione ci deve segnalare i cambiamenti di gestione degli esercizi commerciali e delle attività imprenditoriali: solo conoscendo il territorio possiamo controllarlo”.

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