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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Caso Via Brenta, da domani dodici imputati a giudizio

Alla vigilia della prima udienza del processo a dodici imputati per truffa, scontro tra Io Sud e la giunta comunale sulla proposta di transazione per 4,5 milioni di euro avanzata da Selmabipiemme

LECCE - Parte domani con la prima udienza davanti al gup Maurizio Saso il processo penale per lo scandalo di via Brenta. I dodici imputati, ai quali viene contestato il reato di truffa, sono: l'ex dirigente del settore economico e finanziario del Comune di Lecce, Giuseppe Naccarelli, l'ex assessore al Bilancio Ennio De Leo, il consulente legale dell'allora sindaco Adriana Poli Bortone, Massimo Buonerba, l'ex direttore generale Piergiorgio Solombrino, il costruttore dei due edifici Pietro Guagnano, il funzionario della Selmabipiemme Vincenzo Gallo, il rappresentante di zona della stessa Nicola Baldassarre, l'amministratore delegato Renato Kobau, il dirigente della società Fabio Mungai, il tecnico Maurizio Ricercato e il geometra Roberto Brunetti.

Una vicenda complessa e dai molteplici risvolti - definita "la più grossa truffa ai danni dei cittadini leccesi" - e che il 22 dicembre vedrà anche la prima udienza del processo civile nel quale l'amministrazione chiede la nullità del contratto e conseguenti danni. La Selmabipiemme intanto si è infatti costituita parte civile nel processo penale per fare valere le ragioni del risarcimento relativo alle tre rate semestrali del contratto di leasing già scadute dall'agosto del 2009, che il Comune di Lecce ha deliberatamente stabilito di non pagare ritenendo, al contrario, di poter rivendicare il diritto ad un cospicuo risarcimento danni.

Negli ultimi mesi, in verità, si era profilata l'ipotesi di una soluzione consensuale. La finanziaria milanese proprietaria degli immobili aveva infatti proposto al Comune una transazione di 4,5 milioni di euro, come ribadito dal legale della società, l'avvocato Oreste Dominioni. L'offerta è stata però respinta al mittente. Su quest'ultima decisione di Perrone è intervenuta la consigliera di Io Sud Francesca Mariano che ha depositato un'interpellanza a risposta scritta indirizzata al primo cittadino.

L'esponente dell'ex partito di maggioranza, ora all'opposizione, chiede innanzitutto di sapere per quali ragioni l'amministrazione abbia rifiutato la transazione, "con quali valutazioni e di chi, atteso che non vi è traccia di un indirizzo di giunta"; in secondo luogo la Mariano vuole sapere il nome del responsabile del procedimento con il quale la giunta ha proceduto alla pubblicazione di un avviso pubblico da adibire a sede degli uffici giudiziari "benché la Commissione mandamentale di manutenzione si fosse già espressa sulla validità della localizzazione". La commissione in questione è composta dal Presidente della Corte di appello, rappresentanti della magistratura, dell'avvocatura e dallo stesso sindaco.

Al di là dei risvolti giudiziari della storia che ora troverà nel dibattimento in tribunale un nuovo capitolo, è evidente come sullo sfondo ci sia uno scontro politico ad alta intensità tra l'attuale amministrazione e quella precedente, alla quale il sindaco Perrone rimprovera l'eredità di questione molto spinose per il Comune di Lecce: non solo via Brenta, ma anche il filobus e la vicenda dei Boc, per citare le più rilevanti.

Puntuale, infatti, è giunta la replica della giunta in carica, per bocca dell'assessore al Bilancio Attilio Monosi: "Pretendere capziosamente spiegazioni, come fa la Mariano, smaschera gli intenti politici e gli interessi del suo gruppo, che indeboliscono la posizione dell'ente nella vertenza contrattuale e che indubbiamente non vanno nella direzione dell'interesse della collettività. Sarebbe una ingenuità, del resto, aspettare che Io Sud - conclude l'assessore Monosi - possa sconfessare se stessa e parteggiare per la nullità di un contratto che dal punto di vista politico porta il suo marchio vistoso".

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