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Il peso delle liste: i signori delle preferenze pronti a spingere il centrodestra

A meno di due mesi dal voto dell'11 giugno, nonostante gli scenari mutati e le variabili in gioco, si parte da un dato inconfutabile: il radicamento di sindaco e assessori

LECCE – Mancano meno di due mesi allo svolgimento delle elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale. Dopo quattro mandati consecutivi affidati al centrodestra, gli avversari sono chiamati ad una prova molto difficile per tentare di ribaltare le sorti politiche della città.

Nel 2012 i candidati allineati ai nastri di partenza erano sei: Paolo Perrone, che risultò vincitore al primo turno con il 64,30; Loredana Capone per il centrosinistra con il 25,84; Luigi Melica per l’Udc con il 4,63; Maurizio Buccarella per il M5S con il 4,30; Antonio Capone, civica, con lo 0,62 e Andrea Valentini, per Alternativa Comunista, con lo 0,29.

Oggi in corsa ci sono Mauro Giliberti per il centrodestra, Alessandro Delli Noci per “Un’altra Lecce”, Carlo Salvemini per il centrosinistra, Fabio Valente per il M5S, Luca Ruberti per Lecce Bene Comune, Matteo Centonze per CasaPound e Walter Ronzini per il Movimento Sociale Italiano. Almeno 22 dovrebbero essere le liste a sostegno dei candidati (20 nel 2012): sette per Giliberti, sei per Delli Noci, cinque per Salvemini, una per Valente, Ruberti, Centonze e Ronzini. Se tutte fossero integrate da 32 elementi saremmo già a quota 700 candidati: in realtà qualche lista si fermerà prima, ma considerando che il corpo elettorale è di circa 75mila elettori, la previsione realistica è più o meno di un candidato ogni 107 aventi diritto al voto.

Per la prima volta, almeno a Lecce, si voterà con il sistema della doppia preferenza: se prima si poteva indicare un solo candidato consigliere, l’11 giugno la scelta può ricadere su due, purché di genere diverso e comunque appartenenti alla stessa lista, mentre il candidato sindaco può essere quello di uno schieramento diverso (il cosiddetto voto disgiunto).

Per comprendere il radicamento del centrodestra in città, basta vedere i dati delle preferenze del 2012. Prendiamo la giunta uscente che sarà tutta a sostegno di Giliberti, a partire dal sindaco, Paolo Perrone Come lui gli assessori Gaetano Messuti (1104 voti), Attilio Monosi (1030); Andrea Guido (1090); Severo Martini (893); Damiano D’Autilia (989), Luciano Battista (754); Luca Pasqualini (725); Luigi Coclite (676); Nunzia Brandi (554). Nel centrosinistra solo Salvemini (939) e Signore (834) hanno avuto un peso simile.

La compagine vincente nel 2012 come somma dei risultati di lista conquistò 36579 (contro 35888 di Perrone) mentre il centrosinistra si fermò a 13370 (contro 14425 per Loredana Capone). Una distanza enorme, dunque, ma le variabili M5S e Delli Noci possono recitare un ruolo fondamentale nel determinare le sorti del primo turno. Una loro buona affermazione, infatti, rende possibile l’ipotesi ballottaggio. I pentastellati, forti del vento che li sospinge a livello nazionale, devono far dimenticare l’esito del 2012: per il candidato sindaco, l’attuale senatore Maurizio Buccarella, 2400 voti (4,30 per cento) contro i 1456 della lista e nessuno scranno in consiglio comunale.

Delli Noci, ex assessore della giunta Perrone, invece, fu il più votato della lista Futuro e Libertà con 795 preferenze, risultato che gli valse l’ingresso nell’esecutivo cittadino dal quale ha poi ufficialmente preso le distanze all’inizio di dicembre. Con la delega all’Innovazione Tecnologica ha certamente ottenuto una visibilità notevole e tessuto una serie di relazioni che proverà a far valere l’11 giugno. Quanto la sua defezione costi al centrodestra “ufficiale” è però tutto da valutare. La caratterizzazione civica che ha dato alla propria candidatura è anche un chiaro segnale di apertura ad ambienti tradizionalmente del centrosinistra: la necessità più volte affermata di dialogare con la Regione Puglia – in antitesi alla visione tradizionale del centrodestra che rimanda a Bari le responsabilità di tutti i mali – è la conseguenza non solo di una esperienza amministrativa fatta di necessari contatti e sinergie, ma anche della volontà di pescare in un bacino diverso da quello di provenienza.

Da tenere di conto, ma dalla parte opposta, anche il peso di Lecce Bene Comune e del suo candidato, Luca Ruberti. Il movimento che nel 2012 era lalista capeggiata proprio da Carlo Salvemini, non ha aderito alla coalizione che lo supporta scegliendo di correre in proprio. 

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