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"Chiave di volta": iniziativa per l'adozione di un rifugiato neomaggiorenne

Proposta da Arci in diversi comuni, è stata presentata anche a Lecce: prevista sulla durata di tre mesi, è rivolta a coppie ma anche a single

LECCE - Se alcuni asili nido sono ancora aperti, se classi di scuola materna non sono stata accorpate, se case sempre sfitte adesso sono occupate con contratto regolarmente registrato, se, insomma, piccoli centri con tassi di natalità prossimi allo zero sono ancora vivi, buona parte del merito è dei migranti ospiti del sistema di accoglienza.

Si tratta di un insieme di progetti, rivolti a minori, donne, rifugiati e richiedenti asilo che il Decreto Sicurezza sta mettendo spalle al muro con una conseguenza: lasciare da un giorno all'altro senza un tetto e senza un riferimento migliaia di migranti e senza una occupazione migliaia di italiani. Per la sola provincia di Lecce si stima che almeno un centinaio di operatori qualificati, tra tutte le organizzazioni coinvolte, non vedranno rinnovato il loro contratto per il 2019.

Arci, una delle realtà impegnate sul fronte dell'accoglienza, ha lanciato anche a Lecce, in colloborazione con l'amministrazione comunale, il progetto "Chiave di volta" rivolto alle famiglie che si offrono per accogliere un rifugiato, neomaggiorenne, già beneficiario della protezione internazionale e proveniente da percorsi di integrazione di almeno un anno. L'iniziativa sperimentale, che sta trovando la disponibilità di molti Comuni, è stata presentata dall'assessore Silvia Miglietta e da Carmelo Chianura, supervisore dei progetti Arci. Hanno partecipato anche il sindaco, Carlo Salvemini, e Paolo Lettere, il vice sindaco di Caprarica di Lecce, centro di 2400 abitanti dove la presenza di 13 migranti adulti e 12 bambini è bastata a rivitalizzare alcuni luoghi chi si stavano spegnendo: nell'asilo nido, a fronte di 38 posti, erano rimasti solo 14 bimbi, mentre la prima classe della materna è potuta arrivare a 26 alunni grazie alle nuove presenze.

Il primo cittadino leccese ha sottolineato da una parte il dovere "civile e politico di aderire a questo progetto", dall'altro ha definito il fenomeno migratorio come "la più importante sfida politica e culturale dei prossimi decenni. O si entra in quest’ottica oppure finirà per travolgerci. Da una parte c’è una necessità di umanità: le persone che bussano alle nostre porte non possono essere fatte annegare in mare. Dall’altra la sfida di definire politiche compatibili con la capacità di accoglienza di un continente di 500 milioni di abitanti a fronte di fenomeni che saranno progressivamente crescenti. Io penso che occorra riflettere sul peso che assume, nella percezione distorta del fenomeno migratorio, il fatto che in Italia non riusciamo a garantire servizi all’altezza della sfida sulle migrazioni. Su tutti il caso di Lampedusa, dove medici straordinari come Pietro Bartolo sopperiscono a carenze logistico organizzative clamorose. In altri termini cii si chiede quanto costa il migrante, ma in realtà dovremmo chiederci quanto abbiamo bisogno di investire in prospettiva sull’accoglienza, sull’inclusione, sui servizi di comunità che vengono organizzati anche nell’interesse di quanti vivono il migrante come un pericolo". 

Le famiglie interessate al progetto dovranno segnalare la propria disponibilità all'ufficio Servizi Sociali e garantire vitto e alloggio per un periodo di tre mesi: saranno affiancate da Arci per l'assistenza burocratica, per la formazione, per il monitoraggio. L'iniziativa è rivolta a coppie sposate, con o senza figli, a coppie non sposate, a single, senza limiti di età.

“Aderiamo a questo progetto insieme ai Comuni di Trepuzzi, Castignano del Capo, Galatina, Caprarica anche per dare un segnale rispetto al tema forte delle migrazioni e dell’accoglienza dei migranti e perché riteniamo molto importante che in questo momento si costruiscano le relazioni tra le persone – ha dichiarato l’assessore ai Diritti Civili, Silvia Miglietta –. Questo progetto riguarda i minori stranieri che diventano maggiorenni nell’ambito dei progetti Sprar, quindi occorre ricordare sempre che questi sono bambini, ragazzi e ragazze, che sono arrivati da soli nel nostro paese, hanno trovato accoglienza nei centri Sprar, hanno potuto imparare l’italiano, essere assistiti da un punto di vista medico, ma soprattutto hanno potuto trovare accoglienza e calore umano. E questo è un messaggio che vogliamo lanciare, per questo ci aspettiamo che la città, che tra i nostri concittadini ci siano quanti decideranno di accogliere nelle proprie case un ragazzo per un periodo di tre mesi.

La nostra idea di sicurezza - ha spiegato Chianura - è dare struttura all'accoglienza, anche attraverso queste progettualità e iniziative di inclusione. Crediamo che la popolazione italiana non sia razzista e ignorante come cercano di far capire; le risposte dell'adesione dei comuni al progetto sono già un segnale. Non possiamo pensare che una popolazione come quella salentina, che solo vent'anni fa veniva candidata al premio Nobel per la Pace, volti le spalle a chi ha bisogno di accoglienza. Sviluppato su base volontaria, il progetto Chiave di Volta, riprende buone prassi diffuse in Italia e in Europa, avviate per l'inclusione sociale dei neo-maggiorenni rifugiati".

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