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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Bufera sul progetto della ss 275, cinque sindaci del Capo chiedono la revisione dell’opera

I primi cittadini di Andrano, Montesano Salentino, Specchia, Tiggiano e Tricase prendono la parola sui recenti sviluppi giudiziari che riguardano Anas. Il M5S rivendica la primogenitura della battaglia in sede politica e si scaglia contro i difensori a priori dell'opera

LECCE – Cinque sindaci del Capo di Leuca chiedono la rivisitazione del progetto della strada statale 275 e al contempo auspicano che la giustizia faccia per intero il suo corso.

Mario Accoto (Andrano), Silvana Serrano (Montesano Salentino), Rocco Pagliara (Specchia), Ippazio Antonio Morciano (Tiggiano) e Antonio Coppola (Tricase) hanno voluto chiarire la propria posizione su un tema che gli sviluppi dell’inchiesta romana stanno trasformando da semplicemente complessa e attuale in incandescente.

Nelle intercettazioni che hanno portato una decina di giorni addietro all’arresto di alcuni dirigenti di Anas ci sono infatti dei riferimenti all’opera di ampliamento e rifacimento della strada che collega Maglie al Capo di Leuca. E ancor prima il nuovo presidente della società, Gian Vittorio Armani, in un’intervista al Fatto Quotidiano aveva stroncato la procedura di affidamento della progettazione.

“Sbigottisce la frenesia di alcuni settori della politica salentina – è scritto nel documento che reca in calce anche le firme di assessori e di consiglieri dei comuni già citati e di Alessano e Gagliano del Capo  -  nel volere a tutti i costi e velocemente una infrastruttura senza possibilità di rivisitazione, al centro di inchieste giudiziarie e oggetto nella fase di affidamento dei lavori di ‘macroscopiche illegittimità’ (Consiglio di Stato) e definito da alcuni degli stessi protagonisti della recente vicenda giudiziaria come ‘vergogna delle vergogne’. Ogni scorciatoia per bypassare questa fase di controllo giudiziario e di rinegoziazione progettuale è un grave atto di incoscienza politica”. Il riferimento è a quei settori del Partito Democratico e del centrodestra che hanno subito alzato una barricata contro le possibili ripercussioni dell'inchiesta.

“Infatti  - proseguono gli esponenti degli enti locali - da quanto emerge dalle indagini della Procura di Roma nella vicenda ss 275, in cui è indagata la società di progettazione della strada, si deduce che il progetto necessiti alcune rivisitazioni in quanto questo potrebbe rispondere ad esigenze che sono tutt'altro che infrastrutturali. Rispettiamo tutte le libere manifestazioni di sostegno alla cantierizzazione immediata, ma non vorremmo che si sfociasse in situazioni in cui il ricatto occupazionale delle grandi opere è il motore principale delle coscienze dei singoli”.

“I sottoscritti amministratori – recita il comunicato nella parte conclusiva - mirano a non perdere il finanziamento della infrastrutture e a sostenere una progettualità che miri all'allargamento della ss 275 fino a Montesano con soluzioni meno impattanti e la messa in sicurezza dell'ultimo lembo del Capo di Leuca per circa quindici chilometri. Pertanto non siamo disponibili ad essere vestiti di ambientalismo estremo, altresì razionalmente rispondiamo a criteri scientifici di sviluppo, tutela e sostenibilità in una visione di responsabilità verso le generazioni future, tenendo conto dell'equilibrio eco-sistemico precario e complesso del Capo di Leuca. La stessa Università del Salento aveva deprecato l' atteggiamento da avanguardia futurista, leggero e torbido, con una deliberazione unanime dell'allora Consiglio della Facoltà di Beni Culturali”.

Il deputato leccese Diego De Lorenzis e i membri pentastellati della commissione Trasporti presso la Camera rivendicano la primogenitura della contrarietà sul piano politico al progetto e ribadiscono la loro visione di sviluppo: "Il Salento dovrebbe essere valorizzato, ha bisogno di infrastrutture adeguate ed in armonia con la nostra terra, invece di essere sottoposto ad una selvaggia speculazione. I 280 milioni di euro della statale 275 fanno gola alla solita casta politica e ai suoi accoliti di colletti bianchi, e non ci dovrebbe sorprendere anche la possibile infiltrazioni di organizzazioni malavitose. Ora tutti i soggetti politici vogliono intestarsi una battaglia che non gli appartiene, perché tutti i partiti, tranne il M5S, sono i primi ad essere coinvolti questa gigantesca speculazione e ad averla sempre promossa. La realtà è che negli ultimi venti anni hanno provato a realizzare un progetto che oggi, alla luce della nuova inchiesta, è semplicemente l'emblema della mala politica e del malaffare.

Il consigliere regionale del M5S, Cristian Casili, vice presidente commissione Ambiente della Regione Puglia, si scaglia contro i difensori del progetto a tutti i costi: “Dietro la falsa mistificazione dello sviluppo sono pronti a strapparsi le vesti per proteggere chi in questi venti anni ha provato a realizzare un progetto che oggi, alla luce della nuova inchiesta, è semplicemente l'emblema della mala politica e del malaffare. Se desiderate continuare a sporcarvi le mani e la lingua, fate pure - conclude il consigliere salentino - in questo modo sarà sempre più chiaro ai cittadini chi sostiene la legalità la trasparenza e l'onestà e chi ne è oppositore”.

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