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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Qualità delle scuole, Lecce al 21esimo posto nella classifica di Legambiente

Tra crisi ed emergenze la fotografia della scuola nel Belpaese non è confortante. Il nord capofila delle buone prassi. Ma molte città non hanno ancora aderito al censimento e manca un'anagrafe nazionale. Per trovare Lecce, bisogna scendere al 21esimo posto

LECCE - Puntuale come la prima influenza stagionale arrivano le graduatorie stilate da enti e associazioni che mettono il Belpaese sotto la lente d’ingrandimento per cercare d’individuare i malesseri del sistema Italia e trovare la cura più efficace. Questa volta nel rapporto “Ecosistema Scuola” di Legambiente la fotografia degli istituti scolastici italiani ritrae una frammentazione ancora più accentuata tra le aree del Nord e quelle del Mezzogiorno, cui si aggiunge un peggioramento delle condizioni generali di sicurezza. Certamente quello che emerge non è un quadro confortante.

Per ciò che concerne la qualità dell’edilizia scolastica a guidare la classifica ci sono tre cittadine del settentrione, rispettivamente Trento (1° posto), seguono Pordenone e Forlì. Eccettuando Prato in quarta posizione, tutte le altre sono città del nord. Per trovare Lecce bisogna scendere al 21esimo posto. Che, poi, tanto male non è considerato il numero di città censite nel rapporto di Legambiente

E torniamo al punto di partenza con la domanda legittima: chi controlla il controllore? Legambiente è impegnata da anni su parecchi fronti, non da ultimo quello della qualità della vita e del rispetto dell’ambiente ma anche sul fronte dei servizi per la scuola, delle energie rinnovabili, delle strutture dedicate allo sport e alla disabilità. Ambiti che, a loro volta, non fanno che acuire le differenze tra le diverse aree del Paese e, alle volte, anche tra le realtà di una stessa regione.

Il primo dato che occorre evidenziare è che il 58% delle scuole è stato costruito prima dell’entrata in vigore della normativa antisismica del 1974. Segue un 32,5% di casi che necessitano di manutenzione immediata.

Le cronache recenti ci ricordano che in molte città italiane gli edifici scolastici si trovano nel mezzo di aree a rischio idrogeologico (il 9,8%), mentre ben il 41,2% in aree a rischio sismico e l’8,4% a rischio vulcanico – come nei casi delle aree edificate alle pendici di Etna e Vesuvio. La cosa che spicca in questa classifica è che, paradossalmente, risultano sempre molto alte le percentuali dei plessi che non sono al passo con le normative di sicurezza. Per fare un esempio calzante, anche se sono calate rispetto al 2012, nell’anno di riferimento, che è il 2013, scendono al 30,9% gli edifici dotati dei certificati di prevenzione incendi, mentre solo 22,2% sono le scuole dove è stata effettuata la verifica di vulnerabilità sismica.

E vuoi per la difficile situazione in cui versa l’Italia intera a causa della crisi, vuoi per la stretta imposta dal patto di stabilità, sulla sicurezza dei più piccoli si fa ancora orecchie da mercante. Anche se di tragedie ce ne sono state già tante. Eppure il malvezzo di risparmiare a spese delle pelle di chi dovrebbe essere tutelato per primo continua a perdurare. Diminuiscono infatti anche i fondi destinati alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Non va meglio alle scuole superiori la cui competenza spetta alle province. Legambiente chiede che lo stesso percorso previsto per i comuni vada esteso anche alle province, che devono avere la possibilità di sbloccare le risorse disponibili uscendo dal patto di stabilità.

Si ferma il trend dell’utilizzo di energie rinnovabili che si attesta intorno al 13,6%. La maggior parte degli edifici usa pannelli fotovoltaici (78,1%) o gli impianti solari termici (25,9%). È importante segnalare che ben il 92,2% dei comuni ha effettuato monitoraggi sulla presenza di amianto negli edifici scolastici. Preoccupa invece la diminuzione dei casi certificati di amianto che passano dal 10,5% del 2012 al 7,5% del 2013 e quelli relativi ai casi sospetti che scendono dal 2,2% del 2012 allo 0,1% del 2013.

Se da una parte aumentano i controlli effettuati sugli elettrodotti posti in prossimità di edifici scolastici (10,7%) e sulle emittenti radio televisive (9,5%), diminuiscono invece quelli sulle antenne cellulari (20,5%) che tuttavia restano quelle maggiormente monitorate. In crescita i dati sugli edifici scolastici posti tra 1 e 5 km da aree industriali (13,3%), da strutture militari (2,8%), discariche (8,6%), aeroporti (10,3%).

Preoccupante la crescita delle scuole che si trovano a meno di 60 metri da distributori di benzina (2,2%).

Sul fronte dei servizi, crescono gli edifici dotati di strutture per lo sport: si passa dal 52,2% del 2012 al 60% del 2013. Diminuiscono, invece, le scuole con giardini o aree verdi disponibili (72,4%), le biblioteche per ragazzi all’interno delle scuole (34,7%).

Ma l’utilità di dette graduatorie risiede proprio nell’auspicio che osservando e analizzando i dati raccolti con dispendio di tempo e risorse dai volontari di Legambiente si prenda coscienza che il problema c’è ed è sotto gli occhi di tutti. In primis delle amministrazioni pubbliche che proprio la sicurezza dovrebbero non solo garantirla per legge ma, laddove non vi fossero i presupposti necessari a soddisfare le norme vigenti, sono chiamate a vigilare affinché chi di competenza si attivi per porre rimedio in tempi utili.

Sul piano dell’edilizia scolastica – spiega Vanessa Pallucchi, Legambiente Scuola e Formazione –l’anagrafe scolastica, rimane tuttora la grande assente. Non è mai stata pubblicata e invece proprio quest’ultima dovrebbe essere preposta alla programmazione inter-istituzionale. Occorre, inoltre, una regia nazionale che orienti i finanziamenti su obiettivi di miglioramento qualitativo, strutturale e funzionale degli edifici scolastici. Le nostre scuole devono diventare luoghi di eccellenza, portatrici di una cultura del cambiamento e attente ai bisogni strutturali, ambientali ed educativi”.

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