Code nei seggi: non è per l'affluenza ma per il tagliando antifrode

LECCE – L’impressione dei più che ci fosse un’affluenza alle urne oltre le aspettative è stata sostanzialmente smentita dal dato delle 12 e, in attesa di quello delle 19 (per la Camera, mentre per il Senato ci sarà solo quello definitivo delle 23) è il caso di spiegare il perché quella sensazione non corrisponde al dato reale.

Dalle precedenti elezioni politiche, del 2018, è stato introdotto un tagliando, detto antifrode, il cui scopo è quello di certificare la corrispondenza tra la scheda che l’elettore riceve prima di entrare nella cabina elettorale a quella che riconsegna dopo esserne uscito.

In questo modo è neutralizzato il cosiddetto fenomeno della “scheda ballerina”: con la complicità di qualcuno degli operatori di seggio una scheda validata veniva portata all’esterno del seggio e contrassegnata col voto nella maniera voluta. Un elettore compiacente e quasi sempre pagato la riportava nel seggio per poi introdurla nell’urna, mentre quella ricevuta dal presidente seguiva il percorso inverso verso l’esterno, innescando così un meccanismo di replica.

Il tagliando introdotto da quattro anni consiste in un codice alfanumerico che il presidente detta ai suoi collaboratori nell’atto della consegna della scheda all’elettore perché sia annotato sull’elenco della sezione elettorale, accanto al nome del votante Quando il cittadino la riconsegna si verifica la corrispondenza tra il codice presente sulla scheda e quello precendentemente annotato. A quel punto il tagliando viene staccato e depositato in apposite buste e le schede introdotte nelle urne. È chiaro che queste operazioni comportano un tempo maggiore rispetto alle modalità in vigore fino al 2018.

Ecco spiegata la ragione della formazione di alcune code e l’impressione di un’alta partecipazione al voto, soprattutto nelle fasce orarie tradizionalmente preferite dagli elettori per recarsi ai seggi.