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D’Agata: “Martella, dimostri la sua sincerità... cambiando residenza”

Il segretario dell'Idv provinciale non esprime solidarietà al consigliere comunale, ma chiede un "segnale di chiarezza": farsi promotore dell'intitolazione di Via Predappio, dove risiede, ai due senegalesi uccisi

LECCE - Qualcuno forse la taccerà come “provocatoria”, anche se in realtà ha una logica sottile e certamente chiarificatrice: si tratta della proposta del coordinatore provinciale dell’Idv Lecce, Francesco D’Agata, dopo la manifestazione antirazzista di ieri nel capoluogo salentino, l’episodio dell’espulsione di Roberto Martella dal corteo (dopo l’analoga adesione alla manifestazione di Casa Pound) e l’invito del sindaco Paolo Perrone a solidarizzare con il consigliere Martella.

D’Agata, in sostanza, chiede, nella bolgia di dichiarazioni inviperite a commento dei fatti di ieri, “un segnale di coerenza”. E lo chiede proprio a Martella, per “dimostrare la sincerità dei suoi intenti”: il segretario Idv lo invita a farsi promotore del cambio del nome della via della propria residenza e, cioè che da via "Predappio" diventi via "Samb Modou e Diop Mor" come i due senegalesi uccisi a Firenze.

“Non me la sento di esprimere solidarietà – spiega D’Agata -, anzi non posso proprio, a chi orgogliosamente si fregia di abitare in Via Predappio (per la cronaca, il paesino romagnolo dove è nato Mussolini) e non disdegna la partecipazione a manifestazioni organizzate da associazioni che fanno dell'odio interculturale una delle proprie ragion d'essere, pretendendo poi di mettersi in prima fila accanto agli immigrati e a chi si batte quotidianamente per i loro diritti: sono i valori dell'antifascismo e dell'intercultura che mi sono stati inculcati dalla mia famiglia e dalla conoscenza della storia ad impedirmelo”.

Il portavoce nazionale dello "Sportello dei diritti" respinge, dunque, l'invito del sindaco pdiellino Perrone a solidarizzare con Martella, dopo che lo stesso consigliere si è presentato all'importante manifestazione antirazzista che ha ricordato la morte dei due cittadini senegalesi barbaramente trucidati da un folle simpatizzante di "CasaPound Italia", associazione che si oppone dichiaratamente ad una società multiculturale: “Non posso – prosegue -, quindi, stigmatizzare il comportamento di chi ha fatto notare al consigliere l'inopportunità della sua presenza e lo ha invitato ad andarsene. La presenza di Martella è, infatti, apparsa a molti come una provocazione proprio per la sua recentissima partecipazione ad un evento organizzato a Lecce da CasaPound Italia”.

Palazzo Carafa a Lecce-4-2-3“A questo punto - conclude D’Agata -, ritengo, che un segnale di distensione e di coerenza dovrebbe venire proprio dal consigliere Martella che potrebbe dimostrare cristallinamente da che parte stare: se con i fascisti o con chi vuole una società multietnica, facendosi immediatamente promotore in consiglio comunale del cambiamento del nome della strada dell'abitazione di sua residenza da Via Predappio, magari in Via Samb Modou e Diop Mor, così riportando a perenne memoria della collettività leccese i due senegalesi uccisi a Firenze”.

La risposta, dunque, passa al consigliere comunale, che, ieri, ha ribadito di essere stato “aggredito da facinorosi”. La proposta di D’Agata, come detto, ha il suo perché, anche se probabilmente ci sarà chi la troverà “strumentale”; in politica, del resto, funziona così: quando non si vuol discutere nel merito, si tira fuori lo spettro della “strumentalizzazione”. Che vuol dire tutto e niente. Soprattutto in un paese come l’Italia, dove spesso si confondono i valori costituzionali con altre cose e si cerca di parificare la Resistenza ad altre esperienze, che non sono fondative della nazione.

Chi siede nelle istituzioni se ne dovrebbe ricordare, a prescindere dalle appartenenze politiche. Il tempo della confusione o del pressappochismo è terminato: non si possono sostenere contemporaneamente le ragioni dell’integrazione e quelle del razzismo. “Non si sta con un piede in due scarpe”: lo diceva un vecchio detto di saggezza popolare. E quando ci sono idee nobili ed altre avvelenate, non si sta con entrambe. Non sono sullo stesso livello. Non lo scopre la politica, lo evidenzia la storia.

 

 

 

 

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