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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Concessioni balneari: nessuna urgenza, la partita rinviata al merito

La Quinta sezione del Consiglio di Stato, come già fatto a febbraio per Castrignano del Capo, non riscontrando rischi di danni irreversibili, ha rigettato la richiesta cautelare del Comune di Lecce di sospensione delle sentenze del Tar

LECCE - La Quinta sezione del Consiglio di Stato ha respinto la richiesta cautelare avanzata dal Comune di Lecce per la sospensione degli effetti della sentenza con cui il Tar di Lecce (presidente Antonio Pasca) aveva ritenuto illegittimo il diniego opposto alla proroga automatica al 2033 delle concessioni balneari, proponendone una tecnica "solo" triennale, in attesa di un riordino della materia da parte del legislatore tale di armonizzare la situazione italiana a quella del diritto europeo.

I gudici romani non sono entrati nei contenuti della vicenda - che sarà discussa successivamente e che da anni inchioda l'Italia alle procedure di infrazione per violazione delle regole comunitarie -, ma hanno ritenuto che non ricorra il requisito del cosiddetto "periculum in mora", che cioè lo status quo possa creare danni irreversibili fino alla discussione nel merito. A febbraio, del resto, la stessa sezione del Consiglio di Stato si era espressa allo stesso modo nei confronti del Comune di Castrignano del Capo.

Soddisfatto l'avvocato Danilo Lorenzo, che ha rappresentato i sette stabilimenti del litorale leccese interessati e aderenti a Cna Balneari: “Il Consiglio di Stato conferma quanto già sostenuto nelle cause riferite alla questione Castrignano del Capo ma, a mio avviso, rafforza la tutela cautelare nei confronti dei concessionari poiché mentre nel caso Castrignano l’amministrazione comunale aveva dapprima concesso la proroga delle concessioni e poi aveva proceduto ad un annullamento in autotutela, nel caso del Comune di Lecce la proroga non è mai stata concessa. E’ evidente che i Giudici di Palazzo Spada hanno voluto confermare la validità delle sentenze del Tar Lecce sino alla successiva fase di merito, ritenendo meritevole di tutela l’interesse del concessionario ad ottenere una proroga della concessione demaniale nei termini previsti da legislatore nazionale".

Giuseppe Mancarella, presidente provinciale di Cna Balneari: “Siamo contenti del risultato ottenuto; le imprese balneari hanno bisogno di certezze soprattutto in una fase difficile come quella attuale contrassegnata da una profonda crisi economica a causa della pandemia. La stagione estiva è alle porte e dobbiamo procedere alla assunzione del personale ed alla preparazione dei nostri stabilimenti balneari per poter accogliere i turisti e i clienti dei nostri lidi. Lavorare con serenità e nel rispetto della legge è quanto chiediamo da sempre”.

Altri quattro stabilimenti coinvolti dalla vicenda si riconoscono invece nella Federazione Imprese Demanaili, il cui presidente, Mauro Della Valle non lesina stoccate al sindaco del capoluogo: "Siamo comunque rammaricati: in un tempo difficile e drammatico come questo è ben strano che, nei confronti di imprese e famiglie del territorio, l'amministrazione comunale di Lecce si sia esclusivamente attivata per dividere e ostacolare la ripresa economica penalizzata dalla pandemia. Ora, il legislatore al lavoro, per una riforma organica del comparto balneare italiano". Complessivamente il Comune di Lecce è stato condannato alle spese per 12mila euro.

Il sindaco: "Una ordinanza che non dà risposte a nessuno"

Però, che la partita sia del tutto aperta lo aveva detto, di recente, lo stesso Consiglio di Stato. La Quarta Sezione, infatti, con una sentenza di merito resa a fine febbraio e relativa a Porto Cesareo, aveva ribadito che la normativa nazionale non può confliggere con quella, prevalente, dell'Unione Europea: in altre parole, le leggi nazionali non possono scavalcare o aggirare quelle dell'Ue, in questo caso la direttiva Bolkestein sulla libera concorrenza. 

"È utile ribadire - ha commentato il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini - che nulla cambia per la stagione balneare 2021: i concessionari demaniali dispongono infatti dei titoli autorizzativi per esercitare tranquillamente la propria attività. E' sul futuro che resta l'incertezza. Sarà inevitabilmente il pronunciamento di merito - la cui udienza non è stata ancora fissata - a dover stabilire se il dirigente comunale potrà legittimamente accogliere o meno la richiesta di proroga per i prossimi dodici anni. L'ordinanza odierna, infatti, non dà le risposte attese a nessuno dei protagonisti di questa vicenda: a chi presenta le istanze di rinnovo; a chi dovrà assumersi la responsabilità di concederle con propria firma. È probabile - e fortemente auspicato - che intervenga nel frattempo una nuova disposizione del governo, come in tal senso sollecitato sia dall' Associazione dei comuni italiani che da Autorità garante per la concorrenza e il mercato allo scopo di dare certezze agli imprenditori e tranquillità agli amministratori. L'invito come sempre è quello di misurarsi con una materia così complessa e controversa senza proclami e senza anticipare conclusioni definitive”.

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