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Ateneo, contestazione al sindacato prima del confronto tra i candidati

Mentre Carducci, Laudizi e Zara attendevano l'inizio del dibattito presso l'ex Sperimentale tabacchi sono volate parole grosse da parte di un dipendente verso i rappresentanti dei lavoratori, assecondate poi dall'applauso di una parte dei presenti

LECCE – La premessa è stata movimentata, lo svolgimento pacifico. Il confronto organizzato dai sindacati con i tre candidati alla carica di rettore dell’Università del Salento è stato aperto dalla contestazione nei confronti di Tiziano Margiotta, della Uil, e di Manfredi De Pascalis, della Cgil, da parte di un dipendente (uno degli autisti dell'ateneo) che ha fatto ricorso a parole non certo di circostanza accusando, in buona sostanza, i suoi interlocutori di non essere rappresentativi degli interessi dei lavoratori. Una parte del pubblico ha applaudito, sancendo così una spaccatura evidentemente in atto già da tempo e riconducibile, con ogni probabilità, all'esasperazione del confronto tra sindacato e la componente universitaria vicino al rettore uscente, Domenico Laforgia.

De Pascalis e Margiotta, come noto, sono i principali protagonisti, insieme all’ex direttore generale Emilio Miccolis, di uno dei capitoli più incandescenti che l’ateneo ha riservato a partire dall’autunno scorso e che hanno sconvolto, a furor di registrazioni, inchieste e polemiche, gli equilibri dell’istituzione accademica proprio nel momento in cui la tensione iniziava inevitabilmente a salire per l’approssimarsi della competizione elettorale che vede in corsa Giovanni Laudizi, docente di Letteratura latina, Michele Carducci, titolare della cattedra di Diritto comparato e Vincenzo Zara, professore di Biochimica e pro rettore con delega alla didattica.

Riportata la calma, il dibattito si è aperto con tempi contingentati a disposizione dei candidati per argomentare le risposte alle domande raccolte nei giorni precedenti tra il personale tecnico amministrativo e anche in sala. I temi affrontati sono stati il modello di governance, il ruolo del sindacato, quello del direttore generale, la dotazione dell’organico, le prospettive per i collaboratori linguistici e il personale precario.

E’ da settimane che gli aspiranti rettore stanno girando in lungo e largo tutte le sedi dell’Università del Salento, incontrandone i dipendenti e gli studenti. E’ anche abbastanza comprensibile che il dibattito, l’ennesimo, non presenti spunti di particolare originalità rispetto a quanto è disponibile anche online, all’interno dei rispettivi programmi. Ma alcuni spunti, su temi particolarmente caldi per il tipo di platea, ci sono comunque stati.

candidati 011-2A proposito delle relazioni sindacali, Michele Carducci ha sottolineato come, negli ultimi dieci anni la funzione sia stata troppo associata alle singole persone ed ha auspicato una “istituzionalizzazione che si basi sul principio di pubblicità come criterio non negoziabile”. Il giurista ha anche aggiunto che si deve riconoscere la massima legittimità a coloro che non si sentono e non vogliono essere rappresentati dai sindacati.

Vincenzo Zara ha strappato il primo – e di fatto unico – applauso della mattinata invocando efficienza e efficacia come qualità prioritarie del prossimo direttore generale il cui compito principale nell’organizzazione dell’ateneo sarà quello “di mettere al centro l’uomo, la sua dignità, la sua professionalità”.

Giovanni Laudizi, interrogato sul metodo di governo dell’ateneo, ha predicato la riappropriazione di un comune senso di appartenenza all’istituzione attraverso una cesura netta, discontinuità nelle sue parole, che non sia una condanna di nessuno ma la base per un nuovo inizio che, nonostante tutto, ci dovrà pur essere a partire dal primo novembre prossimo.

Sulla questione dei collaboratori linguistici, da tempo sul piede di guerra per il mancato riconoscimento dei loro diritti e delle loro competenze, tutti e tre i candidati hanno assunto l’impegno di restituire dignità alla categoria bistrattata: secondo Zara e Carducci impiegandoli maggiormente come risorsa strategica delle politiche di internazionalizzazione dell’università, per Laudizi immaginando collaborazioni con le scuole primarie del territorio dove l’apprendimento di una lingua straniera è considerato da anni fondamentale, ma quasi mai adeguatamente supportato.

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