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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Consiglio comunale: aspro scontro su Sgm. Biglietti del bus più cari

Respinta la richiesta di Salvemini di revocare l'aumento del costo della sosta tariffata. Perrone accusa la minoranza di coprire le discriminazioni della Regione nei confronti della città. Capone replica: "Vendola ti ha salvato sul lodo Leadri"

LECCE - Nella seduta del consiglio comunale di questa mattina si è consumato un aspro scontro tra minoranza e governo cittadino. Al centro del dibattito la mozione con la quale Carlo Salvemini, di Lecce Bene Comune, ha proposto di revocare la delibera con la quale l'assise cittadina, a colpi di maggioranza, aveva dato via libera all'aumento delle tariffe per la sosta delle auto sulle strisce blu, entrato in vigore dal primo giugno scorso. 

Le posizioni degli schieramenti, sull'argomento, sono note da tempo: il centrosinistra non comprende come la giunta possa aver assecondato l'incremento del costo dei ticket proprio nel momento in cui Sgm, la società partecipata al 51 per cento dal Comune di Lecce, distribuisce 3 milioni di utili tra i soci, a fronte di un servizio di trasporto pubblico sempre più carente. L'esecutivo guidato da Paolo Perrone si è sempre difeso sostenendo di aver dovuto compiere un adeguamento, come da convenzione con l'azienda, più volte rinviato ricevendo comunque in cambio alcune facilitazioni economiche su interventi come il rifacimento della segnaletica orizzontale e il mantenimento del numero degli stalli (6921) al di sotto della soglia pattuita dieci anni addietro. 

Salvemini, che riconosce ai soci privati di Sgm la legittimità di perseguire il profitto, contesta però all'amministrazione due questioni: da una parte  si chiede su quali basi il Comune, detentore del 51 per cento del pacchetto azionario, abbia assecondato senza colpo ferire la richiesta di adeguamento delle tariffe, rinunciando così alla tutela dell'interesse pubblico in una fase in cui sempre più famiglie leccesi hanno difficoltà ad arrivare alla fine del mese; dall'altra non si spiega perché gli utili derivanti dalla gestione dei parcheggi e riscossi da Palazzo Carafa (un milione e mezzo di euro) non siano stati investiti nel trasporto pubblico, posto che per l'anno in corso il Comune di Lecce ha ridotto a zero euro la quota di finanziamento per le linee urbane, che circolano grazie ai contributi della Regione Puglia.

L'assessore alla Mobilità, Luca Pasqualini, con l'ausilio di un prospetto con tre tabelle, ha provato a mostrare l'altra faccia della medaglia: Sgm, secondo una proiezione, al 2020 avrà perso 920mila euro di ricavi - nonostante un maggior introito di 300mila derivante dalla nuova tariffazione - a causa della manutenzione semaforica (150mila euro ogni anno per 7 anni e mezzo) e per il rifacimento della segnaletica orizzontale (100mila euro nel 2013). E con una successiva nota stampa, ha anticipato l'aumento del costo del biglietto dei bus ad 1 euro (e di conseguenza degli abbonamenti), per imposizione della Regione Puglia.

Sul punto, a stretto giro di posta, la replica del consigliere regionale Antonio Galati, di Sinistra, ecologia e libertàCome già chiarito dall'assessore ai trasporti Giannini l’incremento dei biglietti è il frutto dell’adeguamento all’indice Istat, che è un atto obbligatorio secondo l’articolo 26 della legge regionale 18 del 2002. Nel 2002, caso mai il sindaco Perrone l'avesse scordato, la Regione era governata dal centrodestra di Raffaele Fitto. Quella norma approvata nel 2002 obbliga la giunta regionale all'adeguamento anno per anno: proprio per non gravare ulteriormente i pugliesi, gia' provati dalla crisi, la giunta Vendola tra il 2010 e il 2013 ha congelato gli aumenti che la norma del governo Fitto avrebbe provocato. Nei mesi scorsi le aziende di trasporto sono pero' giunte alle diffide legali, paventando il danno erariale. Al governo regionale in carica non è rimasto altro che applicare la norma approvata dal governo regionale precedente. Il 7,3 per cento di aumento, infatti, è il risultato dell'adeguamento degli anni 2010, 2011 e 2012 (finora congelati dalla giunta Vendola.

Tornando al consiglio comunale, proprio l'esecutivo di Vendola è diventato il convitato di pietra della seconda parte della discussione, molto più polemica della prima: il sindaco ha infatti riconosciuto l'esigenza di alleviare i disagi della parte di utenza più debole - inchiodata all'obbligo di lunghe attese date le frequenze dei passaggi dei bus nelle zone più popolari e periferiche -, ma ha allo stesso tempo lanciato l'ennesima stoccata nei confronti della Regione Puglia. Lecce sarebbe, infatti, penalizzata con un contributo molto minore rispetto a quello concesso alle altre città pugliesi e con l'esclusione del filobus dai servizi minimi garantiti: "E' evidente che i nostri rappresentanti a Bari, mi riferisco al centrosinistra, sono troppo deboli per farsi rispettare". Perrone ha quindi accusato gli esponenti dell'opposizione cittadina di sacrificare il ruolo di amministratori locali per spirito di parte.

Una dichiarazione, quest'ultima, che ha mandato su tutte le furie Loredana Capone, del Pd. L'assessore regionale alle Attività produttive ha ricordato al sindaco come sia stato Vendola, nel 2006, a ripristinare i finanziamenti regionali per il trasporto pubblico che erano stati bloccati da Raffaele Fitto e ha fatto anche presente che nell'ultimo consiglio regionale, i leader del Pdl pugliese l'abbiano accusata di condizionare  la giunta di Vendola in un senso troppo favorevole al capoluogo salentino. L'esponente democratica ha quindi fatto riferimento al consistente intervento del governo regionale a suon di milioni di euro in soccorso dell'amministrazione comunale sul noto "lodo Leadri", a testimonianza dell'impegno fattivo per gli interessi della comunità leccese. Al termine del confronto si è proceduto alla votazione: la mozione di Salvemini è stata respinta.

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