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Corteo contro il decreto sicurezza: la curia sconfessa l’atto finale

Nell'annuncio della manifestazione “lo svuotamento del presepe in piazza Duomo”, poi il cambio di rotta alla luce della nota dell’arcivescovo Seccia

LECCE – La curia leccese condivide lo spirito della manifestazione in programma nel capoluogo domenica 6 gennaio contro il Decreto Sicurezza voluto dal ministro degli Interni, Matteo Salvini, ma condanna l’annunciato epilogo del corteo, cioè lo “svuotamento” del presepe in Piazza Duomo. Un atto simbolico, pensato dagli organizzatori del coordinamento leccese per trasmettere il messaggio secondo il quale le previsioni del decreto porterebbero all’espulsione anche di Gesù e dei Re Magi.

Con una nota la curia ha smentito di aver condiviso questa idea, “lungi dal voler strumentalizzare i segni della fede e della dignità umana” e ha ricordato di aver suggerito “l’affissione in piazza di uno striscione con la scritta - senza alcuna aggiunta strumentale -  Ogni uomo è mio fratello” (con riferimento a un messaggio di Paolo VI, adottato come slogan del vescovo di Lecce). Una presa di distanze non sul cosa, ma sul come: più volte, anche in una intervista a questo giornale, Michele Seccia si è schierato apertamente contro il decreto. La curia ha aggiunto nella sua nota che non sono previsti interventi di rappresentanti delle chiese di Lecce, Nardò-Gallipoli e Ugento-Santa Maria di Leuca.

La presa ufficiale di posizione da parte della curia ha indotto gli organizzatori a fare marcia indietro: non ci sarà alla fine alcuno svuotamento del presepe, ma l'esposizione dello striscione. La vasta rete delle realtà associative e politiche che hanno aderito alla manifestazione affermano che “le attuali politiche di discriminazione sono il frutto di una becera propaganda di odio, che nulla ha a che vedere con il problema sicurezza e che si pone in aperto contrasto con i principi di solidarietà e pace che dovrebbero invece contraddistinguere gli ideali dei Paesi europei.

I numeri dei flussi migratori e delle richieste di asilo

I promotori, per smontare le argomentazioni che sono portate come fondamento del decreto, ricorrono ai dati: “In Italia non è in corso alcuna invasione. I numeri parlano di un crollo degli sbarchi sulle nostre coste, mentre aumentano in proporzione i morti in mare. Nel 2018 sono 2262 le persone morte nel tentativo di raggiungere via mare le coste europee e negli ultimi cinque anni i decessi ammontano a 17mila. Numeri che rendono il mar Mediterraneo il confine più pericoloso al mondo. Inoltre il nostro Paese non ospita il maggior numero di richieste di asilo. Nel 2017 ci sono state in tutto 126mila richieste di protezione internazionale, in pratica 2.089 ogni milione di abitanti. Ci sono paesi che in proporzione ne hanno avute molte di più, come l’Austria con 2.526 ogni milione di abitanti, la Svezia 2.220 ogni milione di abitanti e la Germania 2.402 ogni milione di tedeschi”.  Il ritrovo è fissato a Porta Napoli alle 16.

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