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Crisi Omfesa, le banche danno forfait. “Solo un pretesto per tirarsi indietro”

Gli istituti di credito non smentiscono il dietro front sulla concessione del credito all'azienda di Trepuzzi. Insorgono gli esponenti parlamentari e locali Pdl: "Defilarsi per una presunta inchiesta della guardia di finanza è assurdo"

 

LECCE - Le sorti dell’azienda metalmeccanica Omfesa sembrano appese ad un filo che sta per spezzarsi. Se venisse confermata la notizia che tre delle banche contattate dal prefetto di Lecce, Giuliana Perrotta, per rilanciare le sorti del gruppo di Trepuzzi hanno dato forfait sull’accesso al credito, a causa di una presunta inchiesta in corso da parte della Guardia di Finanza, ci sarebbe ben poco da sperare. Commesse vinte per 30 milioni di euro e la mano tesa da Trenitalia che ha accettato di versare un anticipo sul credito avanzato dal gruppo di Ennio De Leo, potrebbero non bastare a mantenere produzione e livelli occupazionali.

“Parte di quelle banche che, dopo una gestazione e un travaglio durati per mesi, avevano concordato un piano di finanziamento, quindi sulla base di garanzie accertate e ribadite, si tirano indietro non per provvedimenti giudiziari notificati, né per sopravvenute difficoltà dell'azienda, né per revoca di commesse, ma solo per indiscrezioni di stampa ipotizzano l'apertura di indagini a carico dell'amministratore. – sottolinea con preoccupazione l’ex sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano - Pare quasi che qualche istituto di credito non vedesse l'ora di trovare un pretesto per mandare tutto all'aria”.

Il parlamentare del Pdl si rivolge direttamente al prefetto, quindi, chiedendo un supplemento di pazienza per convocare ad horas le banche che hanno sottoscritto l'impegno al finanziamento. “Le chiedo altresì di adoperare i suoi poteri per accertare se le notizie di procedimenti penali a carico di rappresentanti di Omfesa attengano al merito creditizio – aggiunge - cosa che la procura di Lecce potrà riferire, senza ledere il segreto di eventuali indagini. Chiedo, in definitiva, che chi si assume la grave responsabilità di far fallire un'azienda che ha surplus di lavoro commissionato, e di gettare decine di lavoratori in mezzo a una strada, emerga incontestabilmente a un tavolo istituzionale per quello che è”.

Sulla drammatica situazione che pende, come una spada di Damocle, sulla testa degli operai che in estate sono arrivati ad avanzare quattro mensilità di stipendio arretrate, interviene anche la vicepresidente della provincia di Lecce, Simona Manca: “L'impressione è che l'inchiesta sia un comodo pretesto per gli istituti di credito per defilarsi da questa vicenda. Solo così si comprendono, peraltro, i ritardi e gli indugi di questi mesi. Le banche hanno avuto in questo periodo tutta la documentazione e le garanzie necessarie per verificare lo stato dell'azienda, che ha milioni di euro di commesse ed un problema di liquidità per avviare l'attività”.

“Confidiamo che l'inchiesta faccia luce su qualche aspetto controverso, ma si tratta di un atto dovuto in presenza di una denuncia che i magistrati hanno il dovere di verificare. – aggiunge - Negare il prestito per una inchiesta, che in quanto tale potrebbe sfociare anche nel nulla, mi sembra inconcepibile. In questo modo, se ne decidono gli esiti arbitrariamente ed in anticipo. Questa sfiducia è ingiustificata. Le banche, peraltro, non possono abdicare alla loro funzione sociale. Facciamo un nuovo accorato appello, quindi, affinché liberino risorse che sono vitali per Omfesa, per i suoi lavoratori e per tutto il territorio”.

“Il comportamento di chi, dopo aver superato 99 ostacoli, in prossimità del centesimo, si volta indietro per ritornare alla partenza, anziché compiere l’ultimo tratto di pista, è degno di un racconto finalizzato a strappare il sorriso e non certo di un accordo progettuale diretto a salvare un’azienda”, commenta il deputato Pdl Ugo Lisi.

“Non è credibile che le banche che si erano dichiarate disponibili a supportare l’iniziativa adesso, tornino sui loro passi. – aggiunge - Il senso di responsabilità che deve appartenere a chi opera su questo territorio e vuole il bene di questo territorio, deve prevalere su tutto. Non abbiamo molto tempo davanti a noi, ma l’occasione per non tradire il Salento è ancora intatta”.

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